11-12-2020

Viaggio virtuale in Champagne: il prestigio delle famiglie

Wibrotte, Comité Champagne: «Puntiamo alla sostenibilità». Le filosofie di produzione di Tarlant e Boizel

Un bicchiere di Champagne tra le vigne: inizia il

Un bicchiere di Champagne tra le vigne: inizia il nostro viaggio virtuale

Con il pensiero e con la tecnologia si possono fare anche i viaggi. Per il momento, in questo 2020, ci dobbiamo accontentare.

E vale anche per la visita alle cantine. Ma grazie al Comité Champagne d’Italia, diretto da Domenico Avolio, è stato possibile fare un piccolo ma piacere viaggio in Francia, alla scoperta di due aziende di Champagne a rappresentanza di questo meraviglioso mondo di bollicine.

A introdurre l’incontro virtuale è stato Philippe Wibrotte, responsabile delle pubbliche relazioni del Comité Champagne, che ha voluto dare alcuni indicazioni generali: «La zona di produzione dello Champagne è composta da 34.300 ettari di vigneti con 319 Cru, 16mila coltivatori, 140 cooperative e 340 maisons. La produzione rappresenta lo 0,5% del vino complessivamente prodotto al mondo, che si traducono in 297,6 milioni di bottiglie, delle quali il 52,4% viene esportato. La prima nazione che acquista Champagne è il Regno Unito». L’Italia invece si trova al quinto posto: da noi arriva il 2,8% della produzione complessiva di Champagne, pari a 8,3 milioni di bottiglie. 

La vendemmia 2020 porta con sé grandi aspettative per il futuro

La vendemmia 2020 porta con sé grandi aspettative per il futuro

Per quanto riguarda i vitigni coltivati, il Pinot Noir rappresenta il 38%, il Meunier e lo Chardonnay sono al 31%, mentre solo una minima parte, lo 0,3%, è di altri vitigni. Philippe Wibrotte ha voluto anche fare un accenno all’annata 2020: «È stata la vendemmia più anticipata di sempre – ha spiegato – iniziata addirittura il 17 agosto. Ma è anche un’annata della quale abbiamo grandi aspettative: nel 2021 andremo ad assaggiare le basi e capiremo se effettivamente sarà un grande millesimo».

Uno degli obiettivi principali dello Champagne è quello di diventare sempre più sostenibile, con il duplice obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e di rispondere ai cambiamenti climatici. Negli ultimi 15 anni i risultati si sono visti, grazie anche alla riduzione dei pesticidi del 50%, con una drastica diminuzione degli agenti inquinanti.

Mèlanie e Benoit Tarlant

Mèlanie e Benoit Tarlant

Introduzione doverosa, per il viaggio virtuale che ha portato nelle cantine di Tarlant e Boizel, alla scoperta di due realtà di certo molto differenti, ma entrambe con una filosofia portata verso l’eccellenza.

È stata Mèlanie Tarlant, che lavora con il fratello Benoit, a raccontare la loro realtà. «Siamo una famiglia – spiega – che da dodici generazioni lavora nelle vigne. Abbiamo circa 14 ettari di vigna, dai quali produciamo circa 100mila bottiglie all’anno. Ci troviamo a Oeuilly, sul lato sinistro della Marne e i nostri vigneti godono della protezione della foresta in cima alla collina. La nostra caratteristica principale è quella di vinificare ogni singola parcella separatamente, per poi avere un lungo affinamento sui lieviti in bottiglia». Non solo legno: la famiglia Tarlant da qualche tempo sta lavorando anche con le anfore tecniche: «La nostra intenzione è quella di esaltare il terroir».

Benoit e Mèlanie Tarlant, e dietro le loro vigne

Benoit e Mèlanie Tarlant, e dietro le loro vigne

La dimostrazione arriva da La Lutétienne, Champagne Millesimato 2005, che rende omaggio all’antica Lutetia Parisiorum, ovvero Parigi, e ai terreni definiti appunto “Luteziani” che caratterizzano le vigne dalle quali provengono le uve per questo vino. Una cuvée di Chardonnay all’80% e Pinot Nero al 20%, con quasi 14 anni di affinamento sui lieviti, non dosato, e una produzione di 2.800 bottiglie. Un vino estremamente complesso al naso, con un piacevole sentore agrumato che si amalgama a note dolci di spezie e un leggero tocco di miele. In bocca la sapidità e la freschezza sono notevoli, con una lunghezza al sorso che regala un retrolfattivo anche floreale.

La famiglia Roques-Boizel

La famiglia Roques-Boizel

Un po’ diversa è la storia di Boizel: «La nostra famiglia è arrivata alla sesta generazione – spiega Florent Roques-Boizel – Siamo una delle famiglie storiche qui a Epernay. Con mio fratello Lionel stiamo cercando di portare avanti una rinnovazione della nostra maison. Anche noi cerchiamo di vinificare il raccolto di ogni singolo villaggio in piccole vasche: lavoriamo per il 95% del prodotto in vasche d’acciaio».

Stiamo parlando di circa 70 ettari vitati per una produzione annua che si attesta attorno al mezzo milione di bottiglie. «Il nostro obiettivo è quello di trovare un equilibrio nei nostri vini - sottolinea Florent Roques-Boizel – Per quello cerchiamo di trovare sempre la miglior maturazione possibile, in modo tale da avere in cantine uve perfette per la fermentazione».

Il Blanc de Noirs di Boizel

Il Blanc de Noirs di Boizel

Per questo viaggio virtuale, la Maison nata nel 1834 ha voluto brindare con il Blanc de Noirs, Pinot Noir in purezza, che rimane solo 3 anni sui lieviti e viene integrato per il 30% con vini di riserva di una e due vendemmie precedenti. Con un dosage di 8 grammi litro, lo Champagne trova un grande equilibrio, con una buona ricchezza olfattiva e una piacevole acidità in bocca, con una nota di cedro e di erbe aromatiche che esce nel finale.

Purtroppo questo 2020 non permette viaggi nelle zone di produzione: speriamo di tornare presto a una vita normale, e così visitare questi luoghi magici.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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