16-01-2020

Albino Piona, vini nel segno della semplicità. Che è un grande pregio

Il racconto di Silvio Piona: «A tre anni sono caduto in una vasca, papà mi ha salvato. Forse sono un predestinato»

C’era una volta un bambino di tre anni. Che però aveva il destino segnato, legato al mondo del vino. Un giorno, mentre si trovava nella cantina del papà, il suo cane, un Collie, si è accorto di una scarpina fuori dalla botte numero 23. Si è messo ad abbaiare. Il papà allora ha capito che suo figlio era caduto dentro quella botte. E l’ha salvato. «Forse sono un predestinato».

Sembra una favola, ma in realtà quel bambino di tre anni ora ha qualche primavera in più: è Silvio Piona, che con l’azienda Albino Piona si sta mettendo in evidenza in quella parte del Veneto enologico tra Bardolino e Custoza.

Silvio Piona mostra una rifermentazione in bottiglia

Silvio Piona mostra una rifermentazione in bottiglia

È stato proprio Silvio Piona a raccontare quella sua disavventura: era evidentemente un predestinato, con quella sorta di “battesimo” della cantina. Era chiaro che la sua vita sarebbe stata legata a quella del vino, a seguire le orme del padre. E così è stato: l’azienda ha 42 ettari di proprietà in quattro Comuni veneti, cioè Villafranca,  Valeggio sul Mincio, Sommacampagna e Sona, con una prevalenza (circa l’80%) per la produzione della denominazione Custoza, rispetto al Bardolino.

«L’azienda è nata alla fine dell’Ottocento, da mio bisnonno Albino Piona. Coltiviamo tutte le nove uve del Custoza: Garganega, Bianca Fernanda (che è un clone del Cortese), Trebbianello (che è in realtà Tocai friulano, o meglio Tai), Trebbiano, Riesling, Pinot Bianco, Chardonnay, Incrocio Manzoni e Malvasia. Facciamo vendemmia quasi esclusivamente a macchina, in modo tale che le uve arrivino in cantina al massimo in un quarto d’ora. L’importante è assaggiare le bucce e i vinaccioli in vigna, per capire esattamente quale sia il momento migliore per raccogliere. La maturazione deve essere ottimale, non solo quella zuccherina».

Alcuni vini della Albino Piona

Alcuni vini della Albino Piona

La volontà è quella di fare vini semplici (non banali, non smetteremo mai di sottolinearlo), immediati, con una bella intensità olfattiva. E lo si nota subito con il Verde Piona, vino nato nel 1973, dove la Rondinella viene vinificata in bianco insieme a Garganega e Trebbiano, per poi realizzare un vino frizzante a fermentazione naturale in bottiglia.

Pulizia, freschezza e vivacità sono le armi vincenti del Custoza 2018, con note intense di frutta fresca, pera e mela su tutte, “condite” da una incisiva sapidità a livello gustativo.

Acidità e sapidità che danno una marcia in più anche per l’affinamento in bottiglia: il 2016 è complesso, pieno, con una sapidità ben amalgamata, e un finale da zafferano. Una spezia che ritroviamo anche nel 2014, con un naso ancora più ricco e una vivacità quasi inaspettata.

La cantina di vinificazione dell'azienda

La cantina di vinificazione dell'azienda

Sempre nell’ambito del Custoza, troviamo SP (che significa “sperimentale”, ma a ben vedere sono anche le iniziali di Silvio Piona), che è una Riserva voluta per dimostrare la longevità di questi Custoza. Così in assaggio troviamo un 2013 che rilancia le note fruttate, ma con note speziate e terziarie, e con quello zafferano che, per stessa ammissione di Piona, è comune un po’ nei suoi vini. «Non sono ancora riuscito a comprenderne l’origine, anche se secondo alcune analisi dovrebbe essere legato all’origine dei terreni».

Infine i rossi: il Bardolino, tanto “bistrattato” in questo periodo, dimostra di essere un grande vino. L’annata 2013 (Corvina 80%, Rondinella 20%) regala un vino corposo e ricco, pieno, non “seduto” o grasso, ma con una grande bevibilità, con un frutto rosso prevalente ma non “coprente” e una complessità ancora in evoluzione.

Vini che rispecchiano la volontà produttiva di Silvio Piona: vini freschi, immediati, ma anche con un futuro. Da raccontare.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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