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Il Pinot Nero in Alto Adige: tante sfaccettature per un grande vino. E non è solo questione di stile
Si fa presto a dire Pinot Nero in Alto Adige. Perché in un’area di produzione comunque ridotta, è sufficiente spostarsi davvero di qualche centinaio di metri per avere condizioni di terroir totalmente differenti.
La coltivazione di Pinot nero in Alto Adige si concentra nell’Oltradige, e più precisamente nei comuni di Appiano (134 ettari) e Caldaro (52 ettari), ma è un vitigno che prospera bene anche sui versanti occidentali della Bassa Atesina, soprattutto a Montagna (64 ettari), Egna (50 ettari) e Salorno (43 ettari).
Il Pinot Nero ama i climi più freddi
Nell’ambito dell’Alto Adige Wine Summit è stato possibile fare un approfondimento su questo vitigno, con la visita di tre vigneti particolarmente vocati.
Hannes Pfitscher, dell’omonima cantina, nel vigneto Matan
Contano anche le pendenze
Il Pinot Nero Riserva Matan di Pfitscher 2016 è uno di quei vini da comprare: grande eleganza, ma anche struttura e un tannino piacevole e mai invasivo. Il 2006, che abbiamo avuto il piacere di assaggiare, è la diretta dimostrazione che il potenziale di questo Pinot Nero si esprima anche nel lungo affinamento in bottiglia.
Marc Pfitscher, della cantina Girlan, nella Vigna Ganger
La vigna Ganger a Mazzon è la punta di diamante dei Pinot Nero di Girlan: si tratta di soli 60 filari, nella parte centrale del vigneto, aiutata anche dal rinfrescamento che arriva dal vicino bosco. «Qui abbiamo due sbalzi termici importanti, alla mattina e alla sera. Alla mattina, il sole arriva tardi e la zona è molto ombreggiata. Alla sera, invece, abbiamo venti importanti che scendono dal monte Corno e che rinfrescano la zona tra Gleno e Mazzone». Il Vigna Ganger 2015 è un vino importante, con una grande struttura e un bouquet piuttosto ampio. Un vino austero e di corpo, che necessita di affinamento in bottiglia per arrivare a un equilibrio che, nei primi anni di vita, non è di certo la sua arma migliore.
Franz Haas davanti ai vigneti di Pinot Nero
«Abbiamo piantato 8mila metri nel 2012, e un altro ettaro nel 2016 – spiega Franz Haas junior - E alcuni filari sono anche a piede franco. Nel 2000 già andati in altitudine con i vigneti, inizialmente a 700-800 metri, per i cambiamenti climatici. Questo di Aldino è il vigneto più alto con vitigni “non Piwi”. L’esposizione è sud-sud ovest: per ora questo Pinot Nero viene usato per la base spumante. Ora stiamo provando a vedere il risultato della vinificazione in rosso».
Il vigneto di Aldino arriva fino a 1.150 metri di altitudine
Si tratta comunque di vigneti che non sono particolarmente distanti tra di loro, eppure ci troviamo di fronte a tre Pinot Neri differenti. E non si tratta solo di interpretazione del singolo vignaiolo, ma è soprattutto espressione di terroir diversi e variegati. Non semplici sfaccettature. E questo deve essere una riflessione anche per il consumatore che si approccia al Pinot Nero dell’Alto Adige. La sua domanda deve essere sempre: quale Pinot Nero?
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo