31-05-2019
Una suggestiva immagine delle Cantine Dei
Nel nome del padre. Caterina Dei si gira, guarda verso il cielo. Le stelle. Sorride, ma gli occhi sono lucidi. «Sì, sto continuando il sogno di mio padre».
Troppo spesso ci si ferma semplicemente all’assaggio di un vino, senza sapere cosa c’è dietro. Non parliamo solo del lavoro umano, ma anche delle emozioni, dei ricordi, dei sogni.
Caterina Dei nell'area di affinamento dei vini
«Abbiamo imbottigliato le prime bottiglie nel 1985 – spiega Caterina Dei – prima facevamo il vino per la famiglia e l’altro lo vendevamo. In questo momento invece abbiamo 60 ettari vitati in 5 vigneti differenti, per una produzione di circa 250mila bottiglie all’anno».
Una vista dall'alto della cantina: si nota la forma a teatro dell'affaccio sull'esterno
Un sogno, o meglio, una passione che ha travolto la stessa Caterina, che ora, dopo la scomparsa del padre avvenuta lo scorso anno, ha preso in mano le redini della cantina. Nel nome del padre, appunto.
L'ingresso in travertino a forma di chiocciola
«Se non lavorassimo proprio in questo campo – sorride Caterina Dei – ci sarebbe costata davvero una fortuna…». I lavori, iniziati 8 anni prima, sono poi conclusi nel 2014. L’ingresso ha forma di chiocciola, per ricordare i fossili ben presenti nel terreno dei vigneti. La cantina si trova a 7 metri di profondità e, naturalmente, mantiene la giusta percentuale di umidità. Inoltre è stato realizzato un impianto geotermico che permette di mantenere le giuste condizioni in ogni periodo dell’anno.
Alcuni dei vini prodotti da Cantine Dei
Ma negli anni Novanta, ritorna a casa e viene travolta dalla stessa passione che aveva il padre. Per questo, anche grazie all’enologo Paolo Caciorgna, cerca di realizzare vini sempre armoniosi, valorizzando l’amato Sangiovese, tanto da decidere di uscire sul mercato sempre con almeno sei mesi di riposo in bottiglia, in modo tale da riuscire a raggiungere un buon equilibrio e regalare fin da subito ottime sensazioni a chi li prova.
Il Nobile Madonna delle Querce con la dedica speciale: «A mio padre»
E poi c’è la Riserva Bossona, annata 2015, che negli anni ha saputo conquistare gli appassionati del Nobile. Infine c’è il Nobile 2015 “Madonna della Querce”, con tanto di dedica in etichetta: «A mio padre». Un vino che non ha bisogno di descrizioni: è solo emozione. Per chi crede, ancora, nei sogni.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose