06-03-2019
Elio Carta è il titolare della Silvio Carta, azienda che produce la preziosa Vernaccia di Oristano e distillati di qualità
Concretezza e sguardo aperto verso il futuro. Senza fermarsi mai. Credendo con forza nella propria terra, la Sardegna.
Elio Carta è uno di quelle persone da conoscere. Un uomo che sembra magari un po’ schivo, ma al quale basta uno sguardo per capire chi ha di fronte. E soprattutto un sardo che vuole proporre la sua idea di Sardegna, viva e vivace, con un patrimonio inestimabile che ha solo bisogno di essere valorizzato.
Serve un lungo affinamento
Ma la Vernaccia è così, da sempre. «La fortuna di questo vino in Sardegna è stata nel dopoguerra, quando le aziende vitivinicole non erano sviluppate come adesso: mentre gli altri vini, quando arrivava la primavera, cominciavano ad avere dei problemi, la Vernaccia, più arrivava il caldo e meglio era, proprio perché aveva questa attitudine». Un vino che fermenta tra i 46 e i 48 gradi centigradi. E che poi ha bisogno di tempo.
L'incredibile colore della Vernaccia di Oristano del 1968
La ricerca di Elio Carta continua
Per la Silvio Carta c’era bisogno di una svolta. «Se la Vernaccia va in crisi, siamo finiti. Aumentava il numero di clienti, ma i consumi erano sempre gli stessi. In Sardegna ristrutturavano i bar e non volevano più la Vernaccia da vendere a quartini, e si è passati da 500-600 litri di Vernaccia a settimana per ogni bar a una chiusura nei confronti di questo vino. Così dico a mio padre: “O facciamo altro, o per noi non c’è futuro”. Da lì si è partiti con un impianto di distillazione, abbiamo cominciato nel 1984».
Generazioni a confronto: Silvio Carta, a sinistra, con il figlio Elio
Grappa e non solo. Fino alla nascita dei gin che, negli ultimi anni, stanno avendo un enorme successo, non solo in Italia. Ma anche per la distillazione, Elio Carta ha voluto essere legato alla sua terra. “Made in the wild”. «Abbiamo un patrimonio enorme di botaniche. Tanto che i gin hanno un’impronta chiara. Il gin Pigskin viene realizzato, oltre che con il ginepro, con salvia desoleana, che abbiamo solo noi in azienda, che era stata persa e che noi abbiamo recuperato, che produce una foglia molto grande. Poi c’è il mirto, l’elicriso, che sono le botaniche fondamentali, un pizzico di lime e l’artemisia che è fondamentale. Ovviamente sono molto importanti le quantità. Infine viene messo per 5 o 6 mesi in botti, sempre di Vernaccia, che, oltre al gusto, conferiscono anche un leggero colore ambrato». Un prodotto che sa di Sardegna e che dà un’impronta molto “wild”, mantenendo comunque un’ottima eleganza, al gin tonic.
Il gin rosa: è il Pink Pingskin
Un capolavoro: la Vernaccia di Oristano riserva del 1968
«All’inizio avevamo 64.500 litri di prodotto, ora sono diventati solo tremila litri. Bisogna pensare che abbiamo una perdita media annua tra l’8 e il 10% di prodotto, che evapora: è la famosa “parte degli angeli”. A livello economico, solo per l’uva, avevamo avuto un investimento iniziale di 24 milioni e mezzo di lire, nel 1968».
Le botti di affinamento della cantina Silvio Carta
Ultime annotazioni: la Silvio Carta, al momento, produce circa un milione di bottiglie all’anno di distillati e 250mila bottiglie di vino, tra Vernaccia, Vermenatino e Cannonau. La Vernaccia resta quella maggiormente prodotta, con 60 ettari dedicati.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose