Se qualcuno avesse dei dubbi sul successo crescente della Fivi, la Federazione dei Vignaioli Indipendenti, e del peso sempre maggiore che questo gruppo sta acquisendo anche da un punto di vista politico, basterebbe elencare alcuni semplici dati: al Mercato dei Vini di Piacenza, in due giorni, ci sono stati 18.500 visitatori, che hanno potuto degustare tra i 600 vignaioli presenti.
E la Fivi continua a crescere anche da un punto di vista di associati: attualmente sono circa 1200 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 11.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 80 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 280 milioni di euro. Gli 11.000 ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico/biodinamico e per il 49% secondo i principi della lotta integrata.

Claudia Crippa, azienda La Costa di Perego
Questi sono i dati. Ma la sensazione che si poteva chiaramente notare a Piacenza, durante il
Mercato dei Vini, era che ci sia un clima propositivo, di scambio di idee, di confronto con mentalità aperta. E anche un’ambiente pieno di sorrisi e di buone intenzioni.
La manifestazione di Piacenza, infatti, non è uno di quegli eventi settoriali chiusi e un po’ con il paraocchi, ma è aperta a tutti, dai semplici appassionati fino ai tecnici e ai giornalisti, con la possibilità di acquistare le bottiglie di tutta Italia, dal nord al sud, senza distinzione di grandezza o importanza dell’azienda: tutti valgono “uno”, tutti meritano rispetto.
Difficile, se non impossibile, trovare vini di bassa qualità, all’interno del
Mercato dei Vini. Facile, invece, trovare delle piccole eccellenze, come può essere considerata la produzione della famiglia
Crippa a Perego, in provincia di Lecco, all’azienda agricola
La Costa, nella minuscola realtà dell’
Igt Terre Lariane: «Perché Fivi? Perché siamo tutti viticoltori che seguono personalmente tutta la filiera del vino – conferma
Claudia Crippa – Con la Fivi, i produttori lavorano anche per arrivare ad avere un sempre maggiore rispetto del territorio. E aiuta anche noi, che siamo delle piccole realtà». E quest’anno
La Costa ha presentato un ottimo
Solesta 2015, un
Riesling renano di grande profondità.
Piccole realtà, si diceva, come quella di Vis Amoris, azienda che produce solo ed esclusivamente Pigato in tutte le sue forme, in due ettari e mezzo di terreno. «Il mercato di Piacenza è un continuo crescendo di cantine e visitatori che amano il vino – commenta soddisfatto Danilo Tozzi – Anche il periodo scelto, fine novembre, è il migliore per noi e per il pubblico». A proposito, il suo Metodo Classico Zero di Pigato è uno di quei vini da non perdere.

Alessandro Fanti, dal Trentino con il suo Incrocio Manzoni
E poi ci sono le chicche, come il
Moscatello di Taggia: ci troviamo ancora in Liguria, in provincia di Imperia, e l’azienda che ha voluto recuperare questo vitigno quasi estinto è la
Mammoliti, nel comune di Ceriana. «Storicamente – spiega
Eros Mammoliti – il
Moscatello di Taggia era uno dei vini più cari che entravano a Roma, come dimostrano i documenti della Dogana del Tevere. Anche negli archivi di Londra ci sono testimonianze di come questo vino fosse importato anche al nord. Ma poi è quasi estinto. Tramite una nostra ricerca, siamo riusciti a recuperare circa 60 piante, una aveva addirittura 200 anni, e siamo ripartiti. Oggi, nella zone, si fanno circa 10mila bottiglie di questo vino».

Eros Mammoliti che ha riscoperto il Moscatello di Taggia
E il risultato? Si tratta di un prodotto dalla spiccata acidità, che si presta anche ad affinamenti, e con una bellissima sapidità, legata soprattutto al terreno: secco e profumato, è un vino che è adatto a moltissimi abbinamenti.

Matteo Marzari ed Elena Dell'Adami de Tarczal
Ci piace segnalare anche le produzioni di
De Tarczal, a Marano d’Isera in provincia di Trento, con l’enologo
Matteo Marzari che ha proposto l’
Husar 2016, un
Marzemino fantastico; ma anche il
Rosso di Montepulciano “Il Golo” di
Cantina Il Molinaccio, ovviamente
Sangiovese, ma con il 5% di
Alicante che diventa un vero jolly per un vino dalla splendida bevibilità. E ancora l’
Incrocio Manzoni 2016 di
Vignaioli Fanti, un vino sul quale punta molto il produttore
Alessandro Fanti. E ancora il
Nuovo Mondo di
Morella, un
Primitivo dalla complessità che ricorda i grandi
Barolo italiani, per fare un azzardato accostamento.