La roccia della terra che imprime personalità al vino e una scossa rock al “cuore del Veneto”. A suonare la musica, il Consorzio di tutela Colli Berici e Vicenza che non solo sta portando avanti la nuova alleanza fiorita nel 2011 (prima c’erano due entità separate), con 30 soci, ma punta sul progetto legato al Tai Rosso per rafforzare l’identità. Anche valorizzandola in un percorso capace di dare linfa al turismo che si nutre di gusto, come di arte e amore per la natura.
Follow the rock, segui la roccia, è il filo conduttore tracciato dal
Consorzio, guidato dal presidente
Silvio Dani e dal direttore
Giovanni Ponchia. Qui parla davvero la roccia, anzi le rocce. Quella calcarea, le argille rosse e i terreni basaltici di origine vulcanica, a cui si aggiungono le scarse precipitazioni. Risultato: vini resistenti e tenaci. In tutto, nel 2016 sono state prodotte 1.728.000 bottiglie. Il 63% del vino certificato
Doc Colli Berici (17.200 ettolitri, dai locali della zona ancora richiesto molto sfuso) è da uva a bacca rossa: prevale il Merlot, seguono Cabernet Sauvignon e Tai Rosso. Proprio su quest’ultimo, si crede molto, con le note di finezza ed eleganza. «Un vino gastronomicamente versatile» spiega
Ponchia, che opera poi accostamenti attenti ai piatti del ristorante
Aqua Crua di
Giuliano Baldessari, dove acido e amaro giocano con il dolce.
Un incontro, tra caratteri ed emozione come quello che avviene nelle cantine. A Longare, da
Piovene, si compie un viaggio nel tempo, attraverso le voci delle nuove generazioni. «
Welcome» è il saluto di benvenuto, a testimonianza di un mercato sempre più spalancato sul mondo. Le cugine
Chiara e
Alessandra guidano nell’esplorazione e trasmettono una passione che è anche e soprattutto donna. Pure quando ci si trova alla degustazione e viene accolta
PuntoZero, altra storia di famiglia ma nuova come svela lo stesso nome.
Uguale musica con
Dal Maso - quinta generazione con
Nicola, Silvia e
Anna – dove prima si dà il benvenuto ai prodotti della
Fattoria Le Vegre. Quindi, con l’arte dello chef
Francesco Bertola del ristorante
La Marescialla, di Selva di Montebello, si mette in scena un pranzo dove compare il classico baccalà con polenta, esaltato dal Tai Rosso proprio della cantina
Dal Maso.
Ma non si ritirano dalla competizione amichevole i bianchi, con il gran finale del Vin Santo, l’eterno. Il Tai è l’autoctono, quello che deriva dal vitigno del Tocai e ha radici genetiche in comune con Cannonau e Grenache, ma qui ha trovato la sua impronta rocciosa. Così l’altra varietà autoctona è la Garganega, che porge il ritmo dei bianchi, con sentori fruttati, floreali e minerali.
Anime diverse, che amano cambiare abito ancora, come il Tai Rosso in purezza che si degusta da
Pegoraro – altra azienda familiare – una tipologia nuova, con un colore rubino attenuato senza perdere la vivacità, tanto da diventare Rosé Brut. E prima dell’ultimo incontro all’azienda agricola
Cavazza, un viaggio al centro della terra, nella cava di Zovencedo per il duello amico tra Cabernet e Carménère con
Inama e
Mattiello.
Là dove la pietra bianca rivela la sua morbidezza, come questi vini di carattere che però trovano la loro strada con naturalezza verso il palato e verso mercati sempre più vasti.