L’entusiasmo non manca. Ed è un ingrediente molto importante per chi, in una zona come il Soave, vuole fare buoni vini. L’entusiasmo si legge nel coinvolgente sorriso di Giulia Franchetto, 27 anni, che assieme alla sua famiglia sta portando avanti il suo sogno di fare una produzione di qualità. La sfida nasce dalla volontà di “uscire allo scoperto”.
«Ci siamo chiesti: perché se facciamo uva buona dobbiamo venderla agli altri che poi fanno il vino che porta il loro nome? Facciamo il nostro – spiega Giulia Franchetto, illustrando la nascita dell’azienda Franchetto – La nostra famiglia coltiva le vigne da sempre ma solo negli ultimi anni abbiamo deciso di fare la nostra linea produttive, le nostre bottiglie. Tra il 2002 e il 2007 abbiamo fatto tante prove: era buono, ma non era esattamente quello che voleva mio papà. L’anno successivo abbiamo fatto il nostro primo vero Soave e da allora abbiamo migliorato di anno in anno».

Giulia Franchetto assieme a mamma e papà Antonio
L’azienda, ereditata da papà
Antonio nel 1982, conta di 15 ettari, metà dei quali a Terrossa, una zona che, come dice la parola stessa, ha un particolare terreno ricco di minerali.
In totale la produzione si attesta attorno alle 40mila bottiglie annue e non si utilizza legno in nessuna fase della produzione: solo acciaio, per preservare al massimo le caratteristiche delle uve. L’azienda ha una grandissima attenzione per la natura, portando avanti anche un discorso di sostenibilità ambientale.

La Capelina, il Soave di punta dell'azienda
Soave (quindi Garganega, come uva), ma anche Durello, con uno Charmat e due Metodi Classici da 36 e 48 mesi sui lieviti. Ci piace, però, concentrarci sul Soave. La Capelina 2015 (13mila bottiglie all’anno) prende il nome dalla chiesetta votiva che si trova sulla sommità della collina, proprio a Terrossa: è un vino freschissimo, intenso, con aromi floreali e un ottimo frutto, una nota leggermente balsamica e grande acidità. Il 2016 è meno pronto, sicuramente, ma esprime ancora meglio la freschezza e delle note di agrume e di mela, con ottime prospettive.

Giulia Franchetto in mezzo alle vigne dell'azienda
Un’altra declinazione interessante del
Soave dell’azienda
Franchetto è il
Recorbian, in questo caso realizzato con il 90% di
Garganega e il 10% di
Chardonnay: un vino piacevole, forse più immediato e morbido, con un buon carattere. Il
Recioto di Soave Docg si chiama invece
Santin Duico: anche in questo caso non c’è l’ombra di una botte, ma si utilizza solo acciaio. Un vino che stupisce per il perfetto equilibrio tra la naturale dolcezza e l’acidità.
La conclusione è semplice: la Franchetto è un’azienda giovane, da seguire negli anni a venire. Con entusiasmo.
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