La cinquantunesima edizione del Vinitaly è iniziata ieri con un grande flusso di gente e un’immediata percezione di filosofia bio, non solo nei padiglioni dedicati, ma con un ampio respiro “etico” di sostenibilità tradotto in calici equilibrati. Il giusto risultato di chi gestisce una viticoltura responsabile dell’ambiente circostante pur senza certificazioni ma con una garanzia assoluta di serietà.
La storica famiglia dell’Amarone, gli Allegrini hanno parafrasato la famosa frase di Plinio «In vino veritas», declinandola in «In vino habitat» affrontando nel loro spazio espositivo l’omaggio alla cura assoluta dei vigneti aziendali, alla valorizzazione delle buone pratiche agronomiche e al conseguente ripopolamento di una fauna bellissima e variegata, amica insostituibile dei loro poderi sia veneti sia toscani.
Proprio nella mattinata di questo lunedì 10 aprile, in una sala gremita di gente, Marilisa e Franco Allegrini hanno narrato attraverso dieci millesimi il loro sogno enologico chiamato La Poja, il loro Cru più esclusivo. E' la particella superiore del podere La Grola a creare La Poja, un fazzoletto di terra di quasi 3 ettari impiantato nel 1979 dal padre Giovanni e poi condotto dai figli, realizzato con tecniche vinicole innovative per l’ epoca e lungimiranti per il successo di questo vino.

Prima donna italiana ad aver ricevuto la copertina di Wine Spectator
Guyot in sostituzione della pergola posto su un suolo calcareo e sassoso dal colore bianco, tale da garantire alle uve di raggiungere una maturazione ideale con gradi zuccherini ottimali. Ecco il luogo di produzione della Corvina Graspo rosso in purezza.
Dice
Marilisa: «Bisogna avere dei sogni della vita e cercare di realizzarli, mio padre fece questo per noi acquistando i terreni e piantando le barbatelle, ma non poté assaggiare la prima annata de
La Poja 1983 perché scomparve, improvvisamente».
Continua
Franco, il wine maker della famiglia: «Come diceva
Marilisa, nostro padre ci ha trasmesso il vero concetto di qualità del vino e questo è per noi elemento costante di perfettibilità attraverso l’evoluzione del nostro vigneto. I climi sono cambiati e proprio da questa verticale si assaggeranno vini dal 1995 al 2010 con vendemmie molto fresche in passato e più calorose per i millesimi più recenti. Io amo le maturazioni derivanti dalla luce e credo che
La Poja, come tutti i nostri vini sono senza condizionamenti di mode e bevibili in qualsiasi epoca e momento».

Marilisa e Franco Allegrini
Le annate degustate sono state 2010, 2009, 2008, 2006, 2005, 2004, 2001, 1997 e 1995. Vini eleganti, equilibrati e rara armonia. Ci hanno colpito il 2001, annata considerata “buona” per buona parte dell’Italia rossista e
La Poja non ha disatteso, tuttavia essendo la successiva alla grande annata 2000, l’approccio era più complesso.
All’assaggio freschezza e maturità erano perfettamente alternate a un vibrante acido sul finale che valorizzava ulteriormente. Interessanti note di salvia al naso e in bocca. Certezze di charme e terroir sia il 1997 sia l’annata 1995, che svelano vini emozionanti.