Come i vignaioli hanno dovuto attendere tanto per vendemmiare, così i consumatori attenti dovranno attendere abbastanza affinché il Barolo 2013 possa esprimere al meglio le proprie potenzialità. Considerazioni che arrivano alla conclusione di Nebbiolo Prima 2017, l’anteprima dedicata a Barolo, Barbaresco e Roero Docg e alle rispettive riserve, che quest’anno è stata inserita all’interno della manifestazione Grandi Langhe e che si è conclusa martedì 4 aprile dopo tre giorni intensi di degustazioni.
Dedichiamo il primo focus proprio al Barolo 2013 e al Barolo Riserva 2011. Come detto, il Barolo 2013 ha avuto un netto ritardo di vendemmia, una quindicina di giorni a seconda delle zone: non significa però che sia una brutta annata, anzi. C’era semmai da gestire un tannino molto presente e una struttura non indifferente, per un’annata che al momento si può solo guardare in futuro. Vini da comprare e, al momento, mettere in cantina a riposare, affinché possano crescere.

Alcune delle bottiglie in degustazione durante la giornata
Barolo da lungo invecchiamento, quindi, o almeno così si presume dagli oltre 150 prodotti dell’annata 2013 presentati a
Nebbiolo Prima, suddivisi per Comuni, valorizzando i vari terroirs. Nell’assaggio, i vini che arrivavano da Barolo erano forse, al momento, i più equilibrati: abbastanza eleganti al naso, trovano la loro forza nell’aver trovato un buon compromesso gustativo, raggiungendo una buona bevibilità sin da questo primo anno di vita (commerciale), ma lasciando intatte le prospettive future. Tra questi segnaliamo il Cannubi di
Francesco Rinaldi & Figli, il Cannubi Boschis di
Virna Borgogno, il Barolo Aleste di
Luciano Sandrone, il Barolo di
Gillardi, e il Paiagallo
della Casa E. di Mirafiore.
Nella zona di La Morra, invece, troviamo una spiccata eleganza e finezza, con note floreali e fruttate che iniziano a dare spazio a una leggera speziatura, come dimostrano, per fare solo alcuni esempi, il Barolo Brunate di Marengo Mario, il Cerequio di Michele Chiarlo, il Barolo del Comune di La Morra di Ciabot Berton, il Galina di Crissante Alessandria, e il Rocche dell’Annunziata di Rocche Costamagna.

Le degustazioni si sono svolte al Palazzo Mostre e congressi Giacomo Morra di Alba
Da Monforte arrivano vini interessanti, anche se dei bouquet abbastanza complessi si traducono, al palato, con qualche tannino di troppo non eccessivamente aggraziato. In questa zona, due prodotti hanno avuto un buon riscontro: il Rocche di Castelletto di
Cascina Chicco e il Perno di
Sordo Giovanni.
Da Castiglione Falletto arrivano davvero dei Barolo dei quali ne sentiremo parlare a lungo: profondi, certe volte anche irruenti, ricchi, pieni. E’ il caso del Bricco Rocche di Ceretto, del Barolo di Anna Maria Abbona, del Parussi di Deltetto e del Rocche di Castiglione di Monchiero Fratelli.
E Serralunga d’Alba? E’ la zona che forse ci ha colpito di più in assoluto, anche se si tratta dei Barolo meno pronti in assoluto. Vini “strong”, potenti, energici, ma con dei bouquet di estrema complessità. Prodotti non immediati ma che, crediamo, usciranno alla distanza, da veri fuoriclasse. Basta non farsi spaventare dai tannini… Tra gli altri, puntiamo su: Badarina di
Grimaldi Bruna, Cerretta di
Ettore Germano, Barolo del Comune di Serralunga di
Giovanni Rosso, Barolo del Comune di Serralunga di
Rivetto e Vigna Lazzairasco di
Guido Porro.
Discorso differente riguarda la Riserva 2011: l’annata è profondamente differente, più calda e i vini iniziano a essere più pronti e un po’ più “immediati”. Ma stiamo parlando sempre di Barolo, e il futuro può dare soddisfazioni. Ci sono piaciuti: il Cannubi de L’Astemia Pentita, il Rocche dell’Annunziata di Paolo Scavino, il Bussia Vigna Mondoca di Oddero, e il Vignarionda di Anselma Giacomo.
In conclusione: sono due annate che non hanno deluso le aspettative. Vedremo il prossimo anno come i produttori di Barolo sono riusciti ad affrontare la difficile annata 2014, della quale invece parleremo nell’articolo dedicato a Barbaresco e Roero degustati a Nebbiolo Prima.