Le classifiche, a ben vedere, lasciano sempre un po' il tempo che trovano. E comunque ci sarà sempre il critico, il blogger o anche il semplice appassionato pronto a dire che c'era qualcosa di meglio da mettere in graduatoria.
Le classifiche del vino, come la Biwa (Best Italian Wine Award), hanno senso se inquadrano e valutano lo stato di salute del comparto enologico italiano. E, lo ha confermato l'ideatore di Biwa, Luca Gardini, il mondo del vino italiano dimostra di avere un'altissima qualità, sottolineata anche dai giudici internazionali che hanno fatto parte del team di degustazione.
La prima novità di questa quinta edizione della lista che premia i migliori 50 vini italiani riguarda proprio la giuria. A
Gardini e al "socio"
Andrea Grignaffini (co-inventore di
Biwa), oltre ai già presenti degustatori delle passate edizioni
Antonio Paolini, Daniele Cernilli, Pier Bergonzi, Tim Atkin e
Christy Canterbury, si sono uniti
Luciano Ferraro, caporedattore del
Corriere della Sera,
Kenichi Ohashi, unico
Master of Wine giapponese, la spagnola
Amaya Cervera, fondatrice del sito internet
spanishwinelover.com, e
Marco Tonelli, giornalista bolognese.
La classifica, quest'anno, è diventata The Winesider Best Italian Wine Awards, grazie alla collaborazione con la startup The Wine Sider che si propone come innovativa piattaforma di gestione della cantina nei ristoranti di fascia alta.
Entrando nel merito, il miglior vino d'Italia, per l'edizione 2016 del primo, è il
Brunello di Montalcino Cerretalto 2010 di
Casanova di Neri, mentre la medaglia d'argento è andata a un bianco, il C
osta d'Amalfi Furore Fiorduva 2014 della cantina
Marisa Cuomo. Il bronzo è stato invece assegnato a uno dei vini simbolo della Toscana, il
Bolgheri Sassicaia 2013 di
Tenuta San Guido, in quella che è stata giudicata come una delle migliori vendemmie degli ultimi trent'anni.
Sette i premi speciali che, come annunciato da Gardini, «d'ora in poi saranno sempre presenti». Il premio "Azienda e tradizione" è stato assegnato alla Mastrobernardino, il vino, "promessa" è il Barolo Villero di Boroli, il vino da uve autoctone rosso è il Ciliegiolo di Narni Brecciaro 2014 di Bussoletti, mentre il bianco della stessa categoria è il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Tardivo ma non Tardò 2013 dell'azienda Santa Barbara. Inoltre il vino “pop” è il Caciara, Sangiovese di Romagna superiore 2015, di Enio Ottaviano, mentre l'Alfiere del territorio è l'azienda Pacherof e il miglior sommelier è Francesco Cioria del ristorante San Domenico di Imola. La premiazione si è svolta lunedì 19 settembre al centro congressi della Fondazione Cariplo di Milano, con la presenza di tutti i produttori vincitori.
Il lavoro della giuria è stato piuttosto lungo e impegnativo, come confermato da una delle “new entry”,
Luciano Ferraro: «Durante i tre giorni di degustazione c'era un'altissima concentrazione e un grande silenzio, tanto che un giorno c'era una convention in un'altra sala del
Four Season che provocava giusto un po' di rumore di sottofondo, quasi come fosse la radio accesa del vicino di casa. Per poter rimanere concentrati ci siamo dovuti spostare in un'altra sala, più isolata acusticamente».
Daniele Cernilli ha infine evidenziato come «quest'anno Brunello batte Barolo 10 a 7, al contrario dell'anno passato. Inoltre voglio far notare come ci siano ben cinque vini da dessert nei primi cinquanta».
La classifica completa è consultabile al sito www.biwawards.it.