Roberto Ceraudo è una persona eccezionale. Un sognatore a occhi aperti, che non smette di sognare. Che ama la terra e che ama la sua famiglia, i suoi figli, ai quali ha trasmesso lo stesso entusiasmo e lo stesso sorriso che lo contraddistingue. Uno dei concetti che mi piace condividere con le altre persone che amano il vino è il seguente: se si ha la fortuna di conoscere la persona, la cantina, il territorio di quel vino che si sta assaggiando, lo si riesce ad apprezzare dieci volte di più.
Un concetto, questo, che nel caso di Roberto Ceraudo diventa addirittura esponenziale. L'azienda agricola di Strongoli, un piccolo paese non lontano da Crotone, in Calabria, lungo la costa Ionica, è un'oasi verde, in gran parte realizzata da vigneti e uliveti. Qui Ceraudo è riuscito a creare uno splendido circolo virtuoso del buon gusto: vino, olio, un ristorante (insignito anche della stella Michelin) e agriturismo.

Roberto Ceraudo con i figli: da sinistra, Caterina, Giuseppe e Susy
Questo grazie anche ai tre figli,
Giuseppe,
Susy e
Caterina, che seguono i vari aspetti dell'azienda.
Giuseppe lo accompagna nei campi e segue le varie fasi produttive dell'azienda.
Susy segue la parte amministrativa e commerciale, ma anche la sala del ristorante
Dattilo dove
Caterina è la chef stellata che sa trasformare i prodotti del territorio in vere opere d'arte gustative.
E
Caterina è anche enologa. Attraversando con il trattore la collina in mezzo a vigne e ulivi, si scorge il mare e si capisce come questi terreni siano baciati da una posizione incantevole, con importanti escursioni termiche tra giorno e notte, e con un terreno particolarmente favorevole alla coltivazione.
«Bisogna rispettare la natura – dice
Roberto Ceraudo, alla guida del trattore – E io ne so qualcosa... Nel maggio del 1988 stavo facendo dei trattamenti in vigna, quando si è improvvisamente rotto un tubo dell'atomizzatore. Gli antiparassitari mi vennero addosso. Per quindici giorni sono stato male e ho anche rischiato di morire. Da allora mi sono detto: o lascio l'agricoltura, o cambio qualcosa».
Ma come detto
Roberto Ceraudo è un sognatore. E il suo sogno non doveva interrompersi. Da allora (anche se la certificazione è stata ottenuta solo negli ultimi anni) si è dedicato esclusivamente all'agricoltura biologica. «Stando attento che i prodotti finali fossero buoni... Altrimenti sarebbe stato tutto inutile!». Ora l'azienda Ceraudo produce circa 70mila bottiglie di vini e 30mila di olio.
Proprio per quanto riguarda gli ulivi,
Roberto Ceraudo è riuscito a recuperare un giardino con piante di oltre mille anni: quando le osserva, sembra quasi assorto in una sorta di venerazione per l'incredibile forza della natura. E l'olio, nella sua fragranza, sembra rispecchiare l'animo gentile e sorridente del suo produttore.

Roberto Ceraudo con la figlia Susy
Tornando ai vini, i bianchi sono tutti caratterizzati da una splendida freschezza e da una grande immediatezza. Il
Grisara, per esempio, è un Pecorello 100% che si presta anche a un invecchiamento non eccessivo: grande bevibilità e soprattutto numerose possibilità di abbinamento con pietanze di pesce. Una bella espressione del Gaglioppo è nel rosato, il
Grayasusi (etichetta ramata), con una gara tra profumi floreali e fruttati.
Tra i rossi, il
Petraro è il vino di punta, con anche un importante affinamento in botti piccole; il
Dattilo è forse più immediato, dove il Gaglioppo esprime tutte le sue potenzialità con un bouquet ampio e complesso. E così il sorriso che è "il marchio di fabbrica" di tutta la famiglia
Ceraudo diventa contagioso.