01-12-2015

La crescita di Trentodoc

Dalla nascita del marchio nel 2007, questa realtà sta registrando uno sviluppo molto importante

Fino al 13 dicembre a Trento si svolge l’11ª ed

Fino al 13 dicembre a Trento si svolge l’11ª edizione di Trentodoc: bollicine sulla città, manifestazione dedicata al metodo classico trentino, organizzata dalla Camera di commercio, dall’Istituto Trentodoc, dal Consorzio vini del Trentino in collaborazione con la Strada del vino e dei sapori del Trentino. Un'occasione per approfondire la conoscenza con un marchio giovane e molto dinamico

Perlage nel bicchiere, bollicine che salgono su, fino all’orizzonte disegnato dal vino. E non parliamo di un vino qualunque, ma di un Trentodoc. La produzione di spumante in Trentino ha un solo genitore: Giulio Ferrari, che dopo numerosi viaggi in Francia, tornato a casa, diede il via alla sua produzione di metodo classico. Da allora molti lo seguirono, fino al riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1933.

Le viti adatte a diventare Trentodoc, prevalentemente coltivale a pergola trentina, crescono tra i 200 e gli 800 metri, con clima caratterizzato da notevoli escursioni termiche fra giorno e notte. La produzione delle “bollicine di montagna” segue un disciplinare molto rigido. Le uve devono essere chardonnay (circa il 26% della superficie vitata), Pinot nero, Pinot bianco o Pinot meunier. Il metodo classico prevede una lenta maturazione in bottiglia, che va dai 15 ai 36 mesi per la Riserva, ma arriva fino ai 10 anni per i vini più raffinati ed evoluti.

Marcello, Camilla, Matteo e Alessandro Lunelli 

Marcello, Camilla, Matteo e Alessandro Lunelli 

La Trentodoc nasce come marchio nel 2007 ed è arrivata a vendere, nel triennio 2012-2014, 7 milioni di bottiglie, per un totale di 70 milioni di euro (in crescita del 6%). Inoltre, il numero di bottiglie “tirate” nel 2014 dalle case spumantistiche è di 8,5 milioni. I produttori sono 43, due in più dell'anno scorso.

«Abbiamo istituito un osservatorio - spiega Enrico Zanoni, Presidente dell’Istituto Trentodoc - e avviato una procedura molto rigorosa: mandiamo i dati di produzione e vendita delle singole aziende a un notaio, che poi manda all’istituto il consolidato. Noi non sappiamo nulla. Lo facciamo per garantire la massima privacy ai produttori».

Quest’anno l’Istituto Trentodoc ha introdotto una modifica al disciplinare di produzione: il Rosato Riserva entra a far parte della Doc Trento. A tal proposito, un altro dato importante da evidenziare è che è aumentato il numero di Riserve e Millesimati venduti. «Questi prodotti sono cresciuti di più della media, di un 13%. E’ sicuramente un valore aggiunto, ma dimostra anche come i consumatori apprezzino le punte di qualità - e continua Zanoni - sono inoltre molto stupito dalla quota di export».

Le Cantine Ferrari

Le Cantine Ferrari

Le esportazioni corrispondono infatti al 20% del venduto, con l’Europa che rappresenta il 10% e America del Nord, Canada, Asia e Oceania sono il restante 10%. «Ad oggi non è facie esportare Trentodoc. C’è lo champagne - spiega il Presidente - La crescita del Prosecco ha portato però a vedere l’Italia come un paese di produzione spumantistica».

Non c’è quindi rivalità con il fratello veneto: «Il Prosecco è un prodotto di più facile accesso, mentre Trentodoc e Franciacorta sono più complessi. Sicuramente questa è una questione tutta italiana. Non c’è una gara di posizionamento con lo champagne».


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Barbara Giglioli

classe 1990, varesina, dopo la laurea in Linguaggi dei media ha frequentato il master in giornalismo dell’Università Cattolica. Ama cucinare, mangiare e scrivere di gastronomia

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