01-12-2015
Fino al 13 dicembre a Trento si svolge l’11ª edizione di Trentodoc: bollicine sulla città, manifestazione dedicata al metodo classico trentino, organizzata dalla Camera di commercio, dall’Istituto Trentodoc, dal Consorzio vini del Trentino in collaborazione con la Strada del vino e dei sapori del Trentino. Un'occasione per approfondire la conoscenza con un marchio giovane e molto dinamico
Perlage nel bicchiere, bollicine che salgono su, fino all’orizzonte disegnato dal vino. E non parliamo di un vino qualunque, ma di un Trentodoc. La produzione di spumante in Trentino ha un solo genitore: Giulio Ferrari, che dopo numerosi viaggi in Francia, tornato a casa, diede il via alla sua produzione di metodo classico. Da allora molti lo seguirono, fino al riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1933. Le viti adatte a diventare Trentodoc, prevalentemente coltivale a pergola trentina, crescono tra i 200 e gli 800 metri, con clima caratterizzato da notevoli escursioni termiche fra giorno e notte. La produzione delle “bollicine di montagna” segue un disciplinare molto rigido. Le uve devono essere chardonnay (circa il 26% della superficie vitata), Pinot nero, Pinot bianco o Pinot meunier. Il metodo classico prevede una lenta maturazione in bottiglia, che va dai 15 ai 36 mesi per la Riserva, ma arriva fino ai 10 anni per i vini più raffinati ed evoluti.
Marcello, Camilla, Matteo e Alessandro Lunelli
Le Cantine Ferrari
Non c’è quindi rivalità con il fratello veneto: «Il Prosecco è un prodotto di più facile accesso, mentre Trentodoc e Franciacorta sono più complessi. Sicuramente questa è una questione tutta italiana. Non c’è una gara di posizionamento con lo champagne».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
classe 1990, varesina, dopo la laurea in Linguaggi dei media ha frequentato il master in giornalismo dell’Università Cattolica. Ama cucinare, mangiare e scrivere di gastronomia