08-06-2017
Con Cesare Battisti del Ratanà, a scoprire le Uova di Selva dell'azienda agricola La Gramola, in Valtellina
«Carlo, ti faccio conoscere delle uova straordinarie» mi fa Cesare Battisti, che è certo ambasciatore del gusto, ma anche di umanità e sconfinata passione. L’appuntamento è sopra Morbegno, in Valtellina: si sale lungo la strada verso il Passo San Marco, immette in Val Brembana. Qui è possibile ammirare le insegne della Repubblica di Venezia che costruì questa strada per lo sviluppo dei commerci con le valli svizzere (dal 1512 al 1797 la Valtellina appartenne ai Grigioni). Cinque chilometri e, quando si è sui 600 metri d’altitudine, fare attenzione a un’altra insegna, meno blasonata ma più contemporanea: vi sono disegnate delle galline. Siete arrivati all’Uovo di Selva.
Immagine invernale
Rapella parte da una considerazione: «Le galline, dovessero scegliere, vivrebbero in ambienti simili a quelli del velociraptor, peraltro loro lontano parente, in Jurassic Park di Spielberg»: selve aperte, senza vegetazione troppo fitta, dove hanno spazio e tempo per condurre la loro placida esistenza senza alcuno stress, sfido poi che l’Uovo di Selva è così buono… Rapella si gloria di non controllare alcuna variabile, lascia che alla produzione pensino le dirette interessate, che ne hanno indubbiamente un vasto know how. Loro, grate, assicurano ormai un migliaio di uova al giorno, «ma dipende ovviamente da tanti fattori», a iniziare dalle condizioni ambientali, che incidono anche sul prodotto finale, «se fa molto caldo bevono di più, allora l’albume sarà più acquoso», per dire.
Quello che impressiona, passeggiando nella selva tra le galline, è la totale assenza di odori sgradevoli, come ci si aspetterebbe in qualsiasi allevamento di animali. Qui il ciclo biologico appare perfettamente sostenibile, sembra che Rapella abbia strutturato un processo in armonia con la natura, «le nutro con granaglie, frutta, verdura, tutto certificato bio. E poi con le proteine che può offrire un sottobosco di castagni». Diremmo che è l’Uovo di Colombo, se non rischiassimo di indurre qualche confuzione nel lettore.
Fantastiche uova sode sottaceto
È buona la gallina. La gallina è molto buona, ma non è intelligente. Come è buona la gallina. Assaggia questo pezzo senti... Che buona la gallina... Come è buona la gallina, non è intelligente però è molto buona. (Cochi e Renato)
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale