10-11-2015
La pasta belga Aldento, fatta con farina di camole disidratate. E' stato uno degli assaggi al padiglione del Belgio a Expo 2015, cui è seguito un convegno che ha visto come protagonisti i sostenitori italiani dell'entomofagia
«Mangiare gli insetti? Che schifo!», strepita mia madre. Poi però si ricompone e pesca dai ricordi: «Tuo nonno era ghiotto di formaggio coi vermi; era una leccornia, all’epoca». Perdonerete questa digressione personale, ma è significativa del corto circuito culturale che tanti italiani hanno vissuto qualche settimana fa, quando il Parlamento Europeo ha approvato in prima lettura (l’iter per l’ok definitivo è ancora lungo) il testo che regolamenta l'introduzione e la vendita del cosiddetto novel food sul mercato continentale.
La regolamentazione non veniva aggiornata dal 1997: quella precedente prevedeva meccanismi assai farraginosi perché un “cibo nuovo” avesse il disco verde. Presto, alimenti tradizionali in Paesi Terzi, e consumati senza rischi per la salute da almeno 25 anni, potrebbero essere immessi liberamente anche sui nostri mercati. Altrimenti, le aziende che vorranno introdurre prodotti diversi sottoporranno la richiesta all’Efsa (European Food Safety Authority), organismo composto da scienziati e ricercatori indipendenti.
Fin qui la cronaca, che ha inondato le pagine dei giornali di raccapriccianti foto di cavallette pronte al consumo, magari già tre le fauci di qualche ghiottone anticonformista. Ma che realtà si cela dietro tali strilli sensazionalistici? Abbiamo provato a capirlo (assaggiando pure alcuni piatti: non granché, per la verità) qualche giorno fa, partecipando a uno degli ultimi incontri tenutisi a Expo 2015, nel padiglione del Belgio.
Andrea Mascaretti e Marco Ceriani
Numeri spaventosi che richiedono sforzi enormi: «L’80% del pesce consumato è d’allevamento, nutrito con la soia – riprende Ceriani – I polli mangiano le farine dei pesci, i suini il sego, ossia il grasso di equini, ovini ma soprattutto di bovini, mentre c’è voluta una legge europea per vietare che questi ultimi venissero alimentati con le loro stesse carcasse». Insomma, il meccanismo è infernale, «il Belgio ci offre una via alternativa».
Ovvero: la Fao indica come vi siano 1.900 specie d’insetti edibili (in realtà l’Ue impone che anche in futuro non si potranno “gustare” quelli spostati dal luogo d’origine; e il Belgio ha dato l’ok a solo 10. In Italia, invece, non possono ancora essere commercializzati, «da noi non è nemmeno possibile darli ai polli, che li mangiavano quando razzolavano nell’aia. Adesso sono rimpinzati di antibiotici, negli allevamenti»).
Uno dei piatti del ristorante Bugs & Lunch di Gent, in Belgio
1) La scienza garantisce la salubrità del consumo d’insetti. Non fanno male, sono ricchi di proteine; 2) si sono sempre mangiati: gli antichi romani ne facevano un brodo. Molti nostri nonni, come abbiamo visto, consumavano formaggio coi vermi, e il casu marzu (o frazigu) è un prodotto tipico sardo; 3) «Si parla d’insetti come “cibo del futuro”. Ne discutevo con un cinese, e lui mi ha sorriso: “Macché futuro, il loro consumo è nella nostra tradizione”», rammenta Ceriani; 4) gli insetti sono parenti dei crostacei. I primi ci fanno schifo, i secondi no: è un puro tabù alimentare.
Qualcuno obietterà: sarà pure un tabù, ma perché toglierselo? Mascaretti: «Il tema di Expo è stato “Nutrire il pianeta”. Le politiche alimentari sono dettate dalle multinazionali, le cui politiche non sono però sostenibili, perché solo il 35% delle terre emerse è disponibile per la produzione di cibo. Oggi 800 milioni di persone soffrono la fame». Il 70% della popolazione mondiale ha sempre gustato insetti, evidenzia la Minne, ma nel contempo tra i 2 e i 3 miliardi di persone stanno cambiando dieta, sotto l’influsso del modello occidentale: è la nuova borghesia soprattutto orientale, «in Cina o India gli anziani mangiano insetti, i nipoti vogliono la bistecca», spiega Ceriani. Un trend insostenibile: dal 1961 al 2010 il consumo di carne è aumentato del 600%. Non ce n’è per tutti.
La crocchetta ripiena di barbabietole e grilli, che abbiamo assaggiato per voi. Giudizio: niente di che, ma non per colpa dei grilli, è un prodotto industriale mediocre
Ha poi anche edito un libro di cucina per le scuole: per lei gli insetti sono «ecologici, sani, deliziosi, resistenti, nutrienti, ben abbinabili a tavola». Ne sanno qualcosa chef famosi come René Redzepi e Alex Atala.
Cécile Flagothier, rappresentante della Regione Vallonia, racconta come l’azienda Goffard Sisters produca una pasta a marchio Aldento (sic!) a base di camole della farina, «ha un sapore particolare di nocciola» (a noi è sembrata piuttosto insipida, ma non tremenda).
Secondo un sondaggio, il 44% degli italiani sarebbe disposto ad assaggiare insetti. Il punto è: occorre trovare valide alternative proteiche alla carne, magari a noi più familiari, come i legumi. Poi, si deve poter degustare ciò che si vuole, insetti compresi. E sperare che nel frattempo non deflagri una planetaria “guerra della bistecca”.
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a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera