19-12-2013

Il potjie di Natale

Festeggiare col grande stufato sudafricano. In una gara tra squadre senza quartiere

L'angolo cottura del Potjie sudafricano, uno stufa

L'angolo cottura del Potjie sudafricano, uno stufato cotto in pentola di ferro a tre gambe di dimensioni variabili, su un fuoco di legna o di carbone. Originariamente era il cibo dei primi coloni olandesi durante le lunghe e faticose esplorazioni di questo paese. Ora è uno dei piatti tradizionali della cucina sudafricana

Il potjie, che letteralmente significa pentolina, è uno stufato cotto all’aperto in una pentola di ferro a tre gambe di dimensioni variabili, su un fuoco di legna o di carbone. Originariamente era il cibo dei primi coloni olandesi durante le lunghe e faticose esplorazioni di questo paese. Ora è uno dei piatti tradizionali della cucina sudafricana. Le pentole per fare il potjie si trovano ovunque e hanno dimensioni diversissime: da pentoline da una-due porzioni, a pentoloni enormi e inamovibili.

Domenica primo dicembre scorso abbiamo potuto apprezzare l’importanza del potjie nella cultura sudafricana. La giornata si è svolta così: arriviamo al Wynberg Club, il luogo in cui si è svolta la manifestazione, alle ore dieci, occupazione della postazione e inizio attività che sono terminate alle tre, per proseguire con il party. Un notevole tour de force gastronomico e alcolico. Il tema era Tuttifrutti e i team partecipanti erano otto, ciascuno con ricette e presentazioni diverse. Il mio team era italo-sudafricano con un potije mediterraneo (coniglio, olive, pomodoro, capperi, cipolla) . Uno dei ruoli fondamentali è quello del fuochista perché il fuoco deve rimanere acceso per ore pena il fallimento dell’intero progetto. Il nostro fuochista era un sudafricano espertissimo e quindi tutto ha funzionato alla perfezione. Il nostro apporto è stato invece sull’esecuzione della ricetta, su cui ci siamo documentati per un bel po’.

La preparazione va fatta a strati, partendo dagli ingredienti che impiegano più tempo a cuocere. Quindi, carne prima e poi le verdure a strati. Per un appassionato di cucina, la cosa più interessante è la varietà di ricette presentate da ciascun gruppo, che si veste e prepara il tavolo in tema con la ricetta. E così c’erano due signori scozzesi in kilt che hanno presentato un haggis potjie, un miscuglio di trippa e avena. Era buono. Un altro gruppo ha cotto un’intera testa di pecora e ha poi estratto il cervello con cui è stata fatta una salsa di accompagnamento: ricetta per palati forti. Un altro concorrente ha affumicato un’intera coscia di maiale e poi l’ha stufata e servita con sour cream e salsa, buonissima. C’erano poi un pojtie di coda di bue, uno di springbock e uno di agnello. Perfetta Rainbow Nation.

Uno dei team della competizione, al centro l'autrice del nostro pezzo Giovanna Sartor

Uno dei team della competizione, al centro l'autrice del nostro pezzo Giovanna Sartor

Alle tre del pomeriggio la giuria, composta da tre esperti di potje si è seduta a ciascun tavolo e ha meticolosamente assaggiato tutto, prendendo appunti e consultandosi con grande serietà. I vincitori sono stati i nostri vicini di postazione che hanno presentato un potje di manzo alla cinese con tutti i piattini, ciotoline e chopstick del caso. Effettivamente la tavola faceva colpo. Noi siamo arrivati secondi, non male per dei principianti. Sopra la nostra tavola sventolava la bandiera italiana ed eravamo tutti (sudafricani compresi) vestiti di bianco, rosso e verde. Dopo la proclamazione dei vincitori, è iniziato il party che si è concluso a tardo pomeriggio. Alla fine eravamo tutti un po’ vrot (pronuncia "frot", un’utilissima parola afrikaans che significa ubriaco marcio).


Giovanna a Capo-tavola

Il mondo della gola a Cape Town e dintorni raccontati da Giovanna Sartor

Giovanna Sartor

di

Giovanna Sartor

Veneziana di nascita e milanese d'adozione, da gennaio 2010 si è trasferita a Città del Capo. Innamorata del Sudafrica, il suo sogno è produrvi prima o poi prosciutto San Daniele

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