31-12-2018

Italiani che hanno successo a Cape Town: due belle storie

I vini Ayama dei friulani Attilio Dal Piaz e Michela Sfiligoi e Pesce Azzurro, l'osteria di mare del livornese Andrea Volpe

Michela Sfiligoi e Attilio Dal Piaz, fondatori de

Michela Sfiligoi e Attilio Dal Piaz, fondatori dei vini Ayama, nel Western Cape di Città del Capo (Sudafrica)

Per finire l’anno con una, anzi due feel good stories, è giunto il momento di parlare di tre nostri connazionali che operano da anni in Sudafrica, uno nel campo della ristorazione e gli altri due nel settore vinicolo.

Andiamo in ordine cronologico. Nel 2004 Attilio Dal Piaz, agronomo friulano di grande esperienza e Michela Sfiligoi, pure friulana e proprietaria di un’azienda vinicola, si innamorano del Sudafrica e decidono di comprare una farm a Paarl, uno dei maggiori poli rurali e vinicoli del Western Cape. Da quel momento rivoluzionano la produzione originaria della farm che produceva uve per terzi e prugne da esportazione e si mettono a produrre vini di qualità con la propria etichetta, Ayama, che in lingua Xhosa significa “qualcuno su cui contare”.

La tenuta di Ayama Wines, Paardenberg Road, Windmuel 7630, +27218698313

La tenuta di Ayama Wines, Paardenberg Road, Windmuel 7630, +27218698313

I vini prodotti con successo fin dall’inizio sono Chenin Blanc (pluripremiato), Pinotage, Viognier e Petit Syrah, che vengono per la maggior parte esportati in Asia, Nord Europa e Canada (la produzione è di 350mila bottiglie all’anno). Ma la vera svolta all’italiana è arrivata quando nel 2007 Attilio e Michela hanno deciso di importare delle talee di Vermentino di Gallura e provare a coltivarle nei terreni caldi e sabbiosi del Sudafrica.

Dopo lunghe trafile burocratiche per l’importazione di uve non autoctone e tanto lavoro, finalmente nel 2016 c’è stato il primo raccolto di Vermentino che, grazie al clima sudafricano e a un bravo enologo, Henry Kotze, è risultato un vino di eccezionale qualità. Grande soddisfazione per questi due imprenditori che mettono nella farm e nei loro prodotti tantissima passione che insieme all’esperienza e al duro lavoro li portano ad avere ottimi risultati. Oltre al vino, l’azienda produce anche un ottimo olio d’oliva. Attilio e Michela sono anche molto impegnati con la comunità locale e hanno fondato un asilo nido per i figli dei loro operai, esempio di gestione estremamente illuminata del loro business.

Adriano Volpe, titolare di Pesce Azzurro

Adriano Volpe, titolare di Pesce Azzurro

Andrea Volpe, chef livornese DOC, dopo un primo approccio al paese nel 2007 è approdato definitivamente in Sudafrica nel 2012. Ha inizialmente lavorato in vari ristoranti italiani a Cape Town e da quattro anni ha aperto una sua osteria di pesce, Pesce Azzurro, a Woodstock, quartiere alternativo e in grande sviluppo. Gli inizi sono stati burrascosi: Andrea non è esattamente diplomatico e si è scontrato non poche volte con i clienti sudafricani mentre gli italiani gli facevano la ola.

Non s’è mai visto mettere parmigiano su una pasta alle cozze, perciò no, non ve lo porto. Non esiste mettere salsa tartara sul fritto misto. E via così, con grande divertimento della comunità italiana. Ora, dopo un bel po’ di anni, Andrea può contare su una clientela di aficionados di tutte le nazionalità. La sua cucina si basa su materie prime freschissime ed è semplice ma molto elegante e saporita.

Pesce Azzurro, Roodebloem Road 113, Città del Capo, telefono +27214472009

Pesce Azzurro, Roodebloem Road 113, Città del Capo, telefono +27214472009

Tra i suoi piatti forti troviamo i crudi di pesce, ceviche e carpacci, primi di pesce con sughi da urlo, tipo gli spaghettoni felicetti al nero di seppia, il migliore fritto misto di tutta Cape Town e tanto altro a seconda di quello che il mercato offre. Il piacere di andare a mangiare da Pesce Azzurro è non dover guardare il menu, ma andare direttamente dallo chef e farsi consigliare. Un vero angolo di Mediterraneo sull’oceano.


Giovanna a Capo-tavola

Il mondo della gola a Cape Town e dintorni raccontati da Giovanna Sartor

a cura di

Giovanna Sartor

Veneziana di nascita e milanese d'adozione, da gennaio 2010 si è trasferita a Città del Capo. Innamorata del Sudafrica, il suo sogno è produrvi prima o poi prosciutto San Daniele

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