28-03-2024
Sebastián Weigandt e le conserve che ornano le pareti del suo ristorante e trovano ampio utilizzo nella sua cucina. Raccontano le tradizioni gastronomiche locali portate dall’immigrazione italiana e la sua stessa storia famigliare
La prima parte del nostro viaggio a Mendoza si legge qui
Sebastián Weigandt, chef di Azafrán, ci ha fatto ricordare il protagonista del film Memento di Christopher Nolan, che per gestire i propri problemi di memoria si era tatuato sul corpo le informazioni più importanti. Sebastián di problemi di memoria non ne ha, però, sulla pelle delle braccia, ha registrato tutti i momenti e le cose che per lui contano di più: le sue due figlie, Violeta e Aurora (in onore alla nonna Aurora Cutini «Grande cuoca», figlia di italiani emigrati in Argentina nel secolo scorso), la pianta dello zafferano - azafrán in spagnolo -, la parola “oído” (l’equivalente dell’italiano “si chef!”), i suoi polmoni coperti per la metà da spine e da un teschio, i prodotti della dispensa di Mendoza -uva, mandorle, melograni, pomodori…- e poi l’ultimo, fresco fresco: un macaron della Michelin, tatuato sull’avambraccio.
Sebastián Weigandt con la sua stella Michelin... subito finita tra le cose che più contano per lui: tatuata sulle due braccia, assieme alle due figlie, ai prodotti di Mendoza, al fiore dello zafferano (azafràn in spagnolo)
Cosa è successo? Cosa ha trasformato il paesaggio della ristorazione mendozina da landa desolata a generatore di stelle Michelin (tra l’altro: in una manciata di anni; tra l’altro: ricevendo più monostelle della stessa Buenos Aires)? Quando, come e perché è avvenuto questo cambio di marcia?
La sala di Azafrán a fine servizio. Il ristorante ha 36 coperti ed è aperto solo la sera
Sulle braccia di Sebastián c’è tutta la storia che serve per raccontare questo chef mendocino, racconto che sbobineremo pian piano in questo articolo. Mentre la traiettoria del suo ristorante ricalca in modo esemplare quella della ristorazione di Mendoza. Nasce nel 1999 come winebar in cui si servivano prodotti gourmet, poi a seguito della crisi del 2001, si trasforma in un ristorante per famiglie e turisti che propone comfort food. Alla fine del 2019 quello che è oggi il socio di Weigandt, Matias Fraga, lo chiama per una consulenza. Sebastián si innamora del posto e decide di dedicarcisi in pieno: «Da tempo cercavo un posto in sui essere me stesso al 100%, Matias mi ha dato carta bianca». Fine 2019. Poi inizia il film che tutti conosciamo: la pandemia, le chiusure, la crisi nera del settore. Lo stesso Sebastián subisce uno stop forzato: il contagio sommato a problemi di asma lo portano al ricovero, alla ventilazione meccanica, giorni durante i quali prende ancora più forza l’idea e l’urgenza di giocarsela tutta, di non perdere tempo.
Macaron di carruba, mandorla, formaggio di capra e charqui (una forma di conservare la carne tipica della regione andina salandola e seccandola al sole) di capretto. 100% prodotto di Mendoza
Il tomaticán mendocino di Weigandt è una reinterpretazione di una ricetta tipica della regione di Cuyo risalente all’età coloniale. A base di cipolla, pomodoro, uovo, pane, cipollotto. E' un piatto tradizionale nato dall'incontro tra la cultura gastronomica delle popolazioni indigene huarpe e mapuche, con quella spagnola. Sebastián la interpreta servendola all’interno del guscio di un uovo. Nel suo tomaticán il tuorlo è stagionato e l’albume diventa una meringa speziata. Una bella reinterpretazione creativa di una ricetta della tradizione popolare
Il settore vinicolo, a Mendoza, è cambiato prima di quello gastronomico ed è stato il traino nella crescita della regione come destino turistico e propulsore di un netto miglioramento della sua proposta gastronomica. La gastronomia si è trovata a dover sviluppare una proposta all’altezza di vini di classe mondiale, sempre più precisi e identitari. «Dobbiamo essere riconoscenti al vino» ci ha detto Sebastián durante la nostra chiacchierata. Di fatti il cambio, secondo lo chef, è iniziato nel 2018, l’anno in cui, guarda a caso, un vino argentino riceve per la prima volta i 100 punti Parker, l’equivalente di una stella nel settore enologico. Metamorfosi poi accelerata dall’emergenza sanitaria: sebbene possa apparire controintuitivo, lo stop forzato e la crisi nera del settore sono risultati in un cambio molto positivo: «Sono iniziati a nascere nuovi ristoranti, la proposta gastronomica delle cantine è diventata molto più sofisticata. La pandemia ci ha lasciati con più creatività: bisognava adattarsi, rispondere all’emergenza. E se c’è una cosa che sappiamo fare noi argentini è rispondere alle crisi e adattarci molto rapidamente».
Tartina di segale e fagioli marinati con profumi dell'orto. Servita su un letto di coloratissimi frijoles tipici della regione andina
Paté di pollo, gel di agrumi, yogurt
Cosa si mangia oggi a Azafrán? La proposta attuale conta con tre menù: 3 portate (à la carte), 4 portate (à la carte) e il menù degustazione da 7 portate (per 14 assaggi) che fino a dicembre aveva un prezzo di 80 dollari, con wine pairing incluso, e a partire da quest’anno è proposto a 120 dollari (indichiamo i prezzi in dollari perché in Argentina il tasso d’inflazione ha superato il 140% annuale).
Porro, yogurt, aglio fermentato, praliné di sesamo bianco, aceto di Torrontés (uva creola argentina), fragole fermentate e disidratate, latte di nocciola
Può il grumolo di una lattuga cruda diventare un assaggio di un ristorante fine dining? Un boccone da portarsi alla bocca usando le mani, prendendolo per il cespo come si trattasse della coda di un gambero. Croccante, rinfrescante e saporitissimo grazie alla crema di funghi, al formaggio mantecoso e al chimichurri (salsa liquida che accompagna ogni asado che si rispetti, nella versione tradizionale a base di prezzemolo, origano, aglio, aceto, olio, sale e peperoncino) arricchito da noci, mandorle e da erbe della vegetazione nativa
Trota di Bariloche (Patagonia) marinata in una leche de tigre a base di acqua di fragole (infusione), coriandolo, nasturzio e olio di nasturzio
Uno dei quattro snack da un solo boccone: una specie di bresaola di picaña (taglio di carne che si trova nel quarto posteriore dell’animale), crema di timo e limone, germogli di cipolla
Anatra accompagnata da crema di chorizo colorado, coulis di frutti rossi, mirtilli neri e da una insalatina di limone, porro, sedano, e chimichurri a base di erbe della vegetazione nativa
Predessert: Granita di pomodoro in conserva, pralinè di sesamo, yogurt e olio di rucola. Un’acidità e una freschezza perfette per pulire la bocca e prepararla al dessert
Chutney di alcayota (zucca siamese) come base, carpaccio di pesche in conserva, croccante di quinoa, mousse di formaggio erborinato La Linqueñita (piccolo produttore artigianale locale), gel di mele cotogne. Una - deliziosa - celebrazione del prodotto mendozino e delle tradizioni gastronomiche locali dove le conserve hanno un ruolo importante grazie alle origini italiane dei suoi abitanti
E questo cognome parla di origini…? «È tedesco, ma sono molto più italiano che tedesco. Il cognome di mia mamma è Cesini e mia nonna Cutini». Alla luce di questo dettaglio genealogico (nessuna sorpresa: più della metà degli abitanti di Mendoza ha origini italiane) acquistano un senso maggiore le coloratissime conserve in barattoli di vetro che fanno bella mostra di sé dalle pareti del ristorante. Non solo una celebrazione delle tradizioni gastronomiche locali e delle sue stesse radici: anche una forma - in cui convergono estetica e sapore - per dare lunga vita al prodotto di Mendoza.
Alcuni dei vini assaggiati durante la cena
Le braccia di Sebastián raccontano la sua storia e quello che più conta per lui: i polmoni coperti di spine, a memoria del ricovero subito durante l’emergenza sanitaria; la pianta dello zafferano (azafràn in spagnolo), le sue due figlie Aurora e Violetta, i prodotti della regione di Mendoza: i protagonisti della sua cucina
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
nata a Milano da madre altoatesina e padre croato cresciuto a Trieste. Ha scritto (tra gli altri per Diario e Agrisole) e tradotto (tra le altre cose: La scienza in cucina di Pellegrino Artusi) per tre anni dall’Argentina dove è tornata da poco, dopo aver vissuto tra Cile, Guatemala e Sicilia. Da Buenos Aires collabora con Identità Golose e 7Canibales
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Ale Vigil è stato il primo argentino a ricevere 100 punti Parker nella storia del paese - furono in realtà 200. Con il suo progetto personale El Enemigo, e i vini che elabora per Catena Zapata ha contribuito a ridefinire l’immagine e la qualità dei vini argentini agli occhi del mondo
Dal Mondo è curiosità, fascino, un guida verso i migliori indirizzi intorno al globo, di cui vi raccontiamo non solo piatti, insegne, ingredienti, ma anche le vite di personaggi che stanno facendo la differenza nel nostro Pianeta, dalla ristorazione al meraviglioso mondo del vino.