segue dalla prima parte
Oltre via san Lorenzo, c’è la parte più antica della città con i vicoli ancora più stretti. Dove scoprire qualche angolo magico come la Drogheria Torrielli (via San Bernardo 32, +390102468359), che sembra uscire da Genova per noi di Paolo Conte: «nell’ombra dei loro armadi, tengono ulivi e vecchie lavande». Qui potete fare il giro del mondo semplicemente passando da un profumatissimo scaffale all’altro: ci sono spezie, tè, caffè pregiati, marmellate, erbe da ogni angolo della Terra. Basta solo armarsi di pazienza.
La stessa che non dovete abbandonare quando entrate da
Viganotti (vico dei Castagna 14, +39.010.2514061). Le praline secondo la storia ufficiale sono nate a Bruxelles, e i belgi fatto di tutto per farlo sapere. Ma noi genovesi non siamo d’accordo, semplicemente siamo discreti e in silenzio ci godiamo le nostre. Molto più buone e delicate di quelle che parlano francese. E tra i tanti, ottimi, laboratori che le fanno
Viganotti è il più suggestivo. I bon bon sono esposti sopra grandi foglie di castagno, e vengono scelti uno a uno perché sul vostro vassoio entrino solo quelli perfetti. Vale la pena aspettare perché il profumo, prima, e il sapore, poi, del cioccolato sono da orgia dei sensi.
A proposito: e in tutto questo andare di qua e di là dove si pranza? Quasi arrivati al mare, oltre via Canneto il lungo in vico Caprettari c’è la
Trattoria della Raibetta (pochi tavoli, prenotare è d’obbligo) tipico locale del centro storico, stretto e buio dove il colore lo dà la cucina con i suoi piatti sorprendenti. Per un sandwich, o per un cocktail rinforzato da piattini, c’è il
Caffè degli Specchi (salita Pollaiuoli 43, +39.010.2468193), se vi piace un locale storico, oppure, usciti dai caruggi il
Mentelocale Cafè (legato all’omonimo quotidiano di informazione su loisir e dintorni) che è al piano terra del poderoso Palazzo Ducale.
E mi rendo conto di non aver mai scritto una parola fondamentale per Genova: focaccia. È usata, la parola, anche in altre regioni italiane, ma fuori dalla Liguria è meno unta, meno soffice, meno focaccia, per capirci meglio. In tutto il giro che abbiamo fatto, ogni cento metri c’era una panetteria dove comprare
a fugassa. Ma per quella più buona bisogna fare un po’ di strada e andare in Albaro, quartiere residenziale affacciato sul mare a Levante. In via Cavallotti,
Voglia di Pane ve la fa trovare lievitata al naturale, senza strutto e indimenticabile. A due passi c’è Boccadasse, antico borgo marinaro, che, unico esempio al mondo, è incastonato nel cuore di una città. Qui viveva la gatta di
Gino Paoli e tuttora abita
Livia, l’eterna fidanzata di Salvo Montalbano. Ci sono diversi bar dove bere un bicchiere e tirare davanti alle onde sino all’ora di cena.
Se tornate in centro, prenotate un tavolo a
Le Cicale in Città, cucina di pesce in leggerezza e anche ottima carne. Lo chef Matteo Costa propone un menu che varia a seconda del mercato, ma vale la pena affidarsi a lui. Oppure, spostandosi a Sestri Ponente, da
Baldin, con le tante proposte creative, sempre intorno al pesce, dello chef stellato
Luca Collami. Se vi resta tempo ed energia partite per Ne (credo sia il comune italiano con il nome più breve) dove, alle spalle di Lavagna, la
Brinca propone la tradizione, con tanto di pesto al mortaio, e una cantina indimenticabile.