20-12-2023
Valerio Braschi ai fornelli del suo Vibe milanese, indirizzo nato nel settembre scorso. Il romagnolo, vincitore di Masterchef 6, è alla sua esperienza da chef, dopo quella del ristorante 1978 a Roma
Anche nel mondo della cucina di alto livello a volte l'eccezione conferma la regola: non sempre è necessario aver trascorso lunghi periodi alla corte di rinomati chef per trovare la propria strada tra i fornelli. Talvolta è sufficiente anche solo avere la determinazione e la costanza di una locomotiva lanciata a tutto vapore e si può trovare la giusta collocazione nel mondo della gastronomia. Questa potrebbe essere la sintesi brevissima del curriculum vitae di Valerio Braschi, che non ha trovato semplicemente il suo posto, ma una poltrona in carrozza di prima classe.
L’apertura del Vibe, il suo ristorante, a settembre 2023 è stata una delle più attese novità a Milano; i vacanzieri di ritorno dal mare hanno avuto una bella sorpresa, qualcosa di diverso nel vastissimo panorama gastronomico menegino.
Non di certo vergine di fornelli, Braschi ha trascorso gli ultimi quattro anni a Roma, presso il Ristorante 1978 (ne abbiamo scritto qui: “Quello bravo di Masterchef”: nostro endorsement per Valerio Braschi, che lascia Roma e sbarca a Milano), ma il capoluogo lombardo rappresentava una sfida degna di essere accettata: portare tutto il suo entusiasmo al servizio degli ambrosiani e misurarsi con una delle città con la più alta concentrazione di ristoranti gourmet in Italia.
Valerio Braschi con il suo sous chef e pastry chef Francesco Di Lallo, che ha già lavorato con lui al 1978 di Roma
Appassionato di Giappone, lui là c’è stato davvero, non googlando qualche tempio o qualche ricetta di tempura dal blog della signora Kimikoto; aereo, valigia e via ad esplorare il paese del Sol Levante e l’Asia, per poi ritornare con due tesori: la memoria del gusto e l’ossessione per i brodi.
Nella cucina orientale questi ultimi hanno una sacralità tale da essere un terreno difficile su cui misurarsi anche per i più arditi. Come accade per il sushi, per diventare un maestro dei brodi occorre un tirocinio lunghissimo, tutto puntato sulla ricerca dell’eccellenza e della perfezione. E proprio a questo punto arriva il colpo di teatro di Braschi. Pur non essendo esecuzioni didascaliche e perfette, i suoi brodi hanno comunque quell’ingrediente segreto che te li fa arrivare dritti al cuore; mentre li bevi ti si disegna sul viso un sorriso simile a quello dei bambini felici. Il talento è fuori discussione; il Vibe potrebbe essere tranquillamente paragonato a una miniera ancora grezza e colma di pietre preziose che aspettano di essere portate in superficie.
Cappelletti di “lasagna della Bruna”
Curry di banana, cocco, ceci e creme fraiche allo zenzero
Glacier 51 e Rubia Gallega
Il pre dessert, piatto che Braschi non ha mai tolto dal menù da quando era a Roma, ha un nome che è tutto un programma: Errore perfetto. In poche parole, è un piccolo shot di gelato sciolto al fiordilatte con pepe Sancho, bergamotto e uova di trota. La leggera anestesia data dal pepe (una sensazione trigeminale mica male) lo rende un assaggio molto fisico, che da semplice shot evolve in un boccone di cui si avrà memoria: un bel rimpallo di agrumi con la chiusura salata (e quasi affumicata) delle uova di trova. Gelato sciolto ma anche no, anzi sì, anzi ancora: Errore perfetto ha l’equilibrio di un piatto provato mille volte, quando invece è frutto di un solo, fortunatissimo, tentativo, preciso come una freccetta nel centro del bersaglio.
Come quella di Jack Sparrow, la bussola di Braschi non segna mai una direzione precisa, se non quella della pazza creatività che non conosce confini, ma in qualche modo disegna una strada che, ne siamo certi, porterà il Vibe ben oltre il Giappone. Valerio: creatività, sensibilità e cuore, tanto cuore.
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