20-09-2022

TheFork Awards 2022: i candidati del Nord-Est italiano, Emilia Romagna compresa

Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna: 13 nuovi ristoranti e nuove gestioni. Votazioni aperte fino al 3 ottobre

La Stüa de Michil dell'Hotel La Perla a Corva

La Stüa de Michil dell'Hotel La Perla a Corvara (Bolzano) è tra i ristoranti candidati alla quarta edizione dei TheFork Awards 2022: il vincitore sarà annunciato il prossimo 25 ottobre. Per esprimere la tua preferenza, visita il sito theforkrestaurantsawards.com

C'è tempo fino al 3 ottobre per poter votare il vostro indirizzo del cuore candidato alla quarta edizione dei TheFork Awards 2022 (ve ne abbiamo parlato qui TheFork Awards, edizione 2022: vi presentiamo i 46 ristoranti nominati dai 55 top chef italiani).

55 top chef della cucina italiana, individuati da Identità Golose, hanno nominato 46 insegne tra quelle realtà nate, o che hanno cambiato gestione, tra ottobre 2021 e agosto 2022. Il voto potrà essere espresso dal pubblico sul sito  www.theforkrestaurantsawards.it.

L'iniziativa, che ha lo scopo di valorizzare e sostenere le più convincenti nuove aperture o nuove gestioni del panorama gastronomico italiano, culminerà in un evento speciale di gala, il red carpet dei TheFork Awards, che si terrà a Milano il prossimo 25 ottobre 2022 presso gli spazi futuristici degli IBM Studios di Gae Aulenti, a Milano, quando saranno annunciate le insegne più votate. A tal proposito, TheFork Awards 2022 riserva una possibilità esclusiva al pubblico votante: vincere due posti per la straordinaria cena firmata da uno degli chef più amati d'Italia (ma per adesso non vi sveliamo nulla). E allora corsa alle votazioni.

Qui di seguito, la lista dei ristoranti in gara del Nord-Est d'Italia (consulta qui la lista dei ristoranti candidati del Nord-Ovest), Emilia Romagna compresa: vi presentiamo le nuove aperture e nuove gestioni di Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e, come anticipato, Emilia Romagna.

 

VENETO

Dama, Venezia nominato da Chiara Pavan e Antonia Klugmann
Motivazione di Chiara Pavan:«Nello storico hotel Ca’ Bonfadini, il vicentino Lorenzo Cogo applica con successo la sua cucina istintiva ai piatti della migliore tradizione lagunare».

Motivazione di Antonia Klugmann:«Sono contenta che Lorenzo Cogo abbia intrapreso una nuova avventura al Dama di Venezia. Sarà interessante scoprire la sua personale e creativa interpretazione dei prodotti tipici locali».

Aperto da febbraio 2022, il Ristorante Dama si trova all’interno dell’hotel Ca’ Bonfadini, nel caratteristico sestiere di Cannaregio a Venezia. Nel ristorante si respirano contemporaneamente tradizione e innovazione. Al DAMA si trova una cucina di ricerca, di impronta veneziana ma con un profumo internazionale, proprio come Venezia stessa: un percorso di sapori, caratterizzati dall’utilizzo delle spezie, care alla storia di Venezia e all’utilizzo esclusivo di pesce e vegetali, tipici della cucina veneziana.

 

Pierre Trattoria Sartoriale, Treviso nominato da Giancarlo Perbellini
Motivazione:«Luca Tartaglia è un interprete preciso, moderno e pulito della cucina».

Luca Tartaglia, lo chef e Nicolò De Pol sono le vere anime della Trattoria Sartoriale. Partendo da uno storico e rinomato ristorante di pesce lo trasformano e lo vestono di una nuova immagine: ispirazione agli anni '20, dettagli in stile Liberty, cucina che affaccia alla sala per accogliere e scambiare due parole con gli ospiti e nuovi colori caldi che creano a primo impatto un’aria di casa, accogliente e “moderna”. Un locale alla mano, per tutti quelli che vogliono passare momenti piacevoli e rilassanti, sentendosi in qualche modo a casa di amici. Perché sartoriale? Perché i piatti del menu vengono cuciti su misura, punto dopo punto, ingrediente dopo ingrediente, facendoli combaciare e rendendoli armoniosi tra di loro per le esigenze di ogni ospite.

 

TRENTINO ALTO ADIGE

ConTanima del ParkHotel Laurin, Bolzano nominato da Antonio Ziantoni

Motivazione:«Matteo ha tutte le carte in regola per fare un bel lavoro».

ConTanima è innovazione e riscoperta delle proprie radici. La cucina “viva” dello chef Matteo Taccini si basa su pochi elementi, freschi e stagionali, selezionati da piccole realtà presenti in Alto Adige, Toscana, Veneto e Austria: prodotti fermentati e valorizzazione di materie prime povere e locali rendono il menu unico grazie a giochi di sapori, consistenze inedite e metodi di cottura diretti con l’utilizzo frequente della brace. All’interno della suggestiva Glasshouse del Parkhotel Laurin si fondono arte, storia, design, mentre il contatto visivo diretto con il giardino ricco di alberi secolari consente un’immersione totale nella natura, parte integrante dell’esperienza multisensoriale offerta dal ristorante.

 

La Stüa de Michil dell’Hotel La Perla, Corvara (Bolzano) nominato da Antonio Biafora
Motivazione:«Simone Cantafio è calabrese come me, siamo anche praticamente coetani. Ha un grande curriculum: è stato uno degli ultimi allievi di Gualtiero Marchesi, ha lavorato a lungo con Michel Bras... Insomma far tappa da lui, ora che finalmente è tornato in Italia, è una garanzia. Inoltre il posto è bellissimo».

La Stüa de Michil è una piccola Wunderkammer in legno in cui gli oggetti si fissano come d’incanto in due antiche stuben sapientemente reinstallate. Ci sono molti elementi che rendono la Stüa de Michil alquanto gustosa. Si tratta di ingredienti semplici, che hanno a che fare con termini quali natura, stagioni, mondo vegetale, rispetto umano, sensibilità, armonia. Componenti zen e non potrebbe essere altrimenti dato i trascorsi di chef Cantafio nell’isola di Hokkaido in Giappone, a guidare il ristorante due stelle Michelin, Toya, della famiglia Bras. Ed è grazie a lui che oggi Oriente e Occidente si incontrano ai piedi delle Dolomiti.

 

Pirbamer, Auna di Sotto (Bolzano) nominato da Stephan Zippl
Motivazione:«Werner Unterhofer è un grande cuoco, con anima e passione. È protagonista di questo suo locale che ha cambiato anima, da pizzeria-ristorante di paese a indirizzo gourmet».

Ospitalità e passione da tre generazioni. L’architettura moderna si combina con tanta luce ed elementi della tradizione. Prodotti stagionali, piatti leggeri e gustosi nella cui preparazione viene prestata grande attenzione al gioco di consistenze, utilizzando in modo creativo le componenti dolci, acide, amare, croccanti e piccanti. Grande è l’amore per i dettagli.

 

Ristorante AO dell’Hotel Haller, Bressanone (Bolzano) nominato da Alessandro Gilmozzi
Motivazione:«Simon e Levin sono due ragazzi giovani e capaci, molto costanti. La loro è una sana cucina creativa basata su ingredienti selezionati con cura, onesti e sinceri, senza trucchi e senza inganni. Appoggio la loro passione e sono certo faranno sempre meglio«.

Un duo di cucina sudtirolese-belga sulla strada tra Copenaghen e Kranebitt: il Ristorante AO, convince con la sua naturale cucina sudtirolese-moderno e un pizzico di esprit nordico. Anche la posizione sopra la Valle Isarco e la città vescovile di Bressanone, circondata da vigneti, è impressionante. Una cucina che lascia molto spazio alla fantasia e alla poesia. È moderno, vicino alla natura. I piatti sono adattati alla stagione e alla regione e riflettono il raccolto dei contadini di montagna.

 

FRIULI VENEZIA GIULIA

L’Osteria al Castello di Buttrio, Buttrio (Udine) nominato da Riccardo Gaspari
Motivazione:«Due ragazzi molto giovani, molto motivati che hanno preso in mano un progetto interessante e sono certo che lo faranno splendere».

Sorseggiare un calice di vino sulla terrazza e respirare i profumi della natura, assaggiare un piatto gustando sapore e consistenza o scoprire le conserve custodite sugli scaffali: all’Osteria al Castello di Buttrio il desiderio è regalare un’esperienza unica. Circondati da vigneti e colline, immersi nell’atmosfera del castello per vivere un incontro. Il territorio friulano è cornice del locale come del menu: vini, salumi, formaggi e vari prodotti provengono da particolari zone della regione. Una cucina, che parte dall’essenza della materia prima per continuare con una sperimentazione curiosa. Il risultato? Una proposta essenziale e raffinata, espressione di un giovane chef, che fa della ricerca il motore del suo lavoro.

 

EMILIA ROMAGNA

Ad Maiora, Modena nominato da Isa Mazzocchi
Motivazione:«Il proprietario Gioele si muove e colleziona esperienze in ogni dove. Poi, con coraggio e con le sue tasche, apre assieme alla compagna Ad Maiora per proporre una cucina fine dining che strizza l’occhio al mondo, in un ambiente di grande raffinatezza. Tanta fiducia a questi giovani promettenti».

Ad Maiora è un piccolo ristorante fine dining situato in centro storico a Modena il cui obbiettivo è offrire un'esperienza da ricordare con un servizio accogliente e una cucina innovativa che non conosce regole.

 

Brododigò, Ferrara nominato da Karime Lopez
Motivazione:«Il menu propone le ricette dei piatti di pesce della tradizione locale rivisitati in chiave contemporanea, con tecniche innovative e materia prima freschissima, ed esalta i sapori genuini del territorio. La chef Martina Mosco è davvero brava!»

Brododigó è una trattoria di pesce in centro a Ferrara che vuole valorizzare i prodotti ittici dell’Adriatico, acquistati tra i mercati di Chioggia, Venezia, Goro e Porto Garibaldi. Il nome del locale, contrazione di “brodo di gó”, vale a dire la locuzione dialettale del ghiozzo nero di laguna, sta alla base della filosofia del locale: pesci poveri, cucinati in maniera tradizionale con ricette spesso dimenticate, come è appunto il risotto al brodo di gó

 

IO Luigi Taglienti, Piacenza nominato da Alfio Ghezzi
Motivazione:«È il ristorante che segna il ritorno di un professionista della scena gastronomica italiana, che stimo molto. Luigi Taglienti è al centro di un progetto in cui la cucina è chiave di volta insieme a importanti contenuti artistici e culturali».

Luigi Taglienti apre le porte del suo nuovo ristorante nel cuore di Piacenza e vi accompagna con i suoi ragazzi nel viaggio alla scoperta della cucina italiana. L’impronta gastronomica è la sintesi leggibile dell’evoluzione sullo studio del patrimonio di un territorio osservato da un punto di vista differente.

 

Locanda del Falco, Gazzola (Piacenza) nominato da Richard Abou Zaki e Pierpaolo Ferracuti
La loro motivazione:«Pietro Carlo Pezzati è un ragazzo che ha maturato importanti esperienze ed è stato in grado di costruire una filosofia autentica nella sua cucina che sublima il vegetale. Ha dato una nuova anima alla Locanda del Falco dove i suoi viaggi si fondono a una sala leggera e accogliente».

Con 45 anni di attività curata dalla stessa famiglia, la Locanda del Falco è a buona ragione riconosciuta nel territorio piacentino come insegna storica a cui ormai diverse generazioni di clienti guardano con fiducia e rispetto. Storica sì, ma anche costantemente proiettata verso il futuro: un’azienda che da famigliare si è fatta impresa, che nel tempo si è fatta giovane e che sempre più assume il rischio di innervare con giovani energie una visione della tradizione locale che rischia pian piano di farsi asfittica. In cucina, giunti dal “mondo di fuori”, giovani cittadini del mondo, adottando tecniche anche antiche, ridanno valore e rinnovano il rapporto gustativo con quanto si produce a livello locale. Percorsi complessi che offrono semplicità sorprendenti.

 

Locanda Sensi, Rivergaro (Piacenza) nominato da Davide Oldani
Motivazione:«In un vecchio casolare del Piacentino, Simone e Cinzia Barani si affidano a Mauro Brina, un giovane bergamasco di mestiere. Punti di forza: brace, territorio, sapori forti».

Locanda Sensi nasce da un sogno: creare un luogo dove la persona si senta a proprio agio, immersa nella piacevolezza del gusto, avvolta dai profumi, circondata da materiali naturali, ammaliata dalla bellezza delle nostre colline della Val Trebbia. Cinzia e Simone insieme allo chef Mauro hanno messo in atto una filosofia di cucina che mira all’utilizzo delle migliori materie prime. Un ideale che si fonda sull’alternatività e allo stesso tempo sulle tradizioni del territorio circostante. Una cucina italiana, sagace, con venature di classicità che osserva la pienezza dei sapori.

 

Osteria del Viandante, Rubiera (Reggio Emilia) nominato da Luca Marchini
Motivazione:«Il locale è accogliente e curato in ogni dettaglio; in cucina Jacopo Malpeli, chef garbato e creativo che non solo interpreta la tradizione parmigiana con uno stile personale ed elegante, ma rivela il suo spirito inventivo e sperimentale nell'elaborazione di piatti dove il vegetale è protagonista».

Tra le mura dello storico Forte di Rubiera, riparte nel 2021 l’Osteria del Viandante, dopo un totale restauro con una nuova gestione. La cucina emiliana è il cuore pulsante: una cucina tra ricerca e tradizione. Lo chef Jacopo Malpeli, di Sant’Ilario d’Enza (RE), ha espresso l’amore per il suo territorio attraverso tutta la sua carriera, tra Parma, Piacenza, Modena e Bologna, rielaborando la tradizione locale e attualizzandola in termini di leggerezza ed estetica. La cantina è di grande ricchezza e intensità: la sua profondità si estende con una molteplicità di etichette diverse e importanti, partendo dal territorio emiliano e romagnolo, per poi attraversare l’Italia, la Francia e il mondo.


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