09-03-2022
Davide Guidara, classe 1994, è chef de I Tenerumi del Therasia Resort, a Vulcano (Messina). Ha appena conseguito il il premio "Sperimentazione in cucina" della Guida Identità Golose 2022
Perché stilare un Manifesto di nuova cucina vegetale? Lo chiediamo direttamente al suo autore, Davide Guidara, cui abbiamo appena attribuito il premio "Sperimentazione in cucina" della Guida Identità Golose 2022.
Dunque, perché? Perché la cucina vegetale è sempre stata considerata figlio di un Dio minore, ci spiega lui, enfant prodige della tavola, una finestra spalancata sulla cucina italiana del futuro. (Da bimbo ai giochi preferiva i libri di cucina, riunì la prima raccolta di sue ricette in un quadernetto quando aveva 9 anni. Non si è più fermato. Classe 1994, è campano del Sannio, ma ha scelto la Sicilia come terra d'elezione. Lì affonda le mani nella verdura, studiando e sperimentando il mondo vegetale in una ricerca appassionata lungo le nuove strade di una tavola mediterranea contemporanea).
Dice: «La cucina vegetale viene raccontata come quella "del mangiare sano e leggero", quella "per dimagrire" o "per avere un impatto positivo sull'ambiente". Mai è considerata una cucina-cucina, con una propria identità precisa, con una propria eccellenza di gusto, con una propria autonomia. Quando di parla delle proteine vegetali, vengono costantemente ricondotte a una specie di succedaneo di quelle animali: l'hamburger veg è buono (quasi) come quello di carne, la polpetta di verdure sembra una polpetta vera, la bistecca di melanzana lavorata in un certo modo pare quasi un filetto...». È l'effetto uova di lompo rispetto al caviale: vorrei, non posso, allora mi accontento.
Ecco il Manifesto di nuova cucina vegetale.
È un processo in fieri, ma che sta già avanzando da anni. «Non ci stiamo inventando nulla di nuovo. È una ricerca che ha padri nobili, oltre a Bras posso anche citare Alain Passard, tanto per non risalire troppo nel tempo».
«È il punto d'inizio della ricerca, il presupposto: le verdure si possono esprimere in modo totalmente differente rispetto a quello solitamente immaginato. Usciamo dal solito schema delle "verdurine salutari": il vegetale lavorato in una determinata maniera esprime un sapore incredibile».
«Cucinare vegetale come intendo io, pone un problema: per ottenere risultati di gusto intensi, occorre applicare molte tecniche. Ovviamente anche a casa si possono preparare piatti fantastici con le verdure, un peperone alla griglia lavorato col miso, per dire. Ma se si vogliono raggiungere livelli elevatissimi, serve la mediazione di un bravo cuoco. Io prendo una melanzana, la passo col sale per spurgarla, poi vado a siringarla con un condimento, poi la passo alla yakitori, poi preparo uno shoyu (una fermentazione sui ceci), poi prendo la polpa, la disidrato, la concentro, la frullo...». Tanti passaggi, «è più complicato che cuocere un piccione». Nuova cucina vegetale non è un'insalata, ma un piatto complesso.
«Collaboro con due università, e nello specifico con la Facoltà di Scienze Gastronomiche di Messina e quella di Agraria di Catania. Faccio un esempio: sono riuscito a ottenere certi tipi di concentrazioni aromatiche solo utilizzando uno spray dryer, una specie di atomizzatore in uso all'Università di Messina che permette di concentrare a freddo i liquidi ottenendone una polvere. Un succo di carota lactofermentata diventa una polvere di super-carota, sapida, acida, fantastica». Bisogna spingere tecnicamente, collegandosi alle logiche della vanguardia spagnola.
L'abbiamo già spiegato ampiamente.
La nuova cucina vegetale ha identità e valore assoluti. «Non deve essere catalogata. È cucina, stop».
La nuova cucina vegetale non è finalizzata di per sé alla sostenibilità ambientale, o alla salubrità dei piatti. Questi sono risultati indiretti e funzionali. Ma l'obiettivo primario è un altro: «Io faccio il cuoco. La mia prima responsabilità è ampliare la conoscenza su cosa si possa fare con le verdure, per proporre piatti appetibili al carnivoro come al vegano».
Il Manifesto di nuova cucina vegetale non parla esplicitamente di piacere gastronomico, «ne è la conseguenza logica, poiché alziamo costantemente il livello di umami. Pura tecnica al servizio del gusto». Il lavoro di Davide Guidara approfondisce infine un concetto di nuova cucina vegetale connettendola fortemente alla tradizione mediterranea, che poi viene a sua volta incrociata con le tecniche contemporanee. Ma il campo è libero, ogni tradizione gastronomica può assumere i principi che abbiamo esposto, «io sono nato, cresciuto e opero in un certo contesto, quindi il mio approfondimento è conseguente. Ma un approccio nuovo e scientifico alle verdure è per tutti, anche per chi ha imprinting gastronomici e culturali diversi».
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Alla fine della doppia masterclass, la foto di gruppo: da sinistra, Francesco Brutto, Chiara Pavan, Davide Guidara e Carlo Passera, che ha condotto la lezione (Tutte le foto sono di Brambilla / Serrani)
Davide Guidara al pass della sua nuova cucina in una sorta di serra, con vista sul tramonto di Vulcano, a I Tenerumi del Therasia resort
John Regefalk (head of culinary innovation al Basque Culinary Center di San Sebastian, Paesi Baschi), Andrea Tortora (AT Patissier, Volta Mantovana) e Davide Guidara (I Tenerumi del Therasia Resort, Isola di Vulcano), protagonisti di una cena a Identità Golose Milano, domenica 29 gennaio 2023