«Quante foglie di insalata mangi a Natale?». Il periodo delle feste si affaccia puntuale come le battute caustiche degli amici. Eh sì, dura la vita della vegetariana secondo loro, anche insipida, noiosa e chi più ne ha più ne metta. Insomma, inconciliabile con i menù goduriosi che l’epoca natalizia porta a tavola. Un vegetariano a Natale o peggio ancora a Capodanno: sembra quasi il titolo di un film, secondo loro.
Scrollo via le loro frecciatine, mi sono già temprata in questi tre anni abbondanti, da quando cioè ho preso la decisione prima di rinunciare alla carne, poi anche al pesce: tuttavia un nemico ce l’ho, il tempo. Perché il mondo vegetale è così complesso e vario che se ne varchi la soglia, ti ci perdi e capisci che devi dedicare le giuste attenzioni. Prima, dicevo «il pomodoro», adesso me ne vergogno quasi, perché si spalanca un libro di infiniti nomi e varietà. Come posso, nella frenesia pur diversa del periodo natalizio, prepararmi qualcosa che faccia bonari sberleffi agli amici e trasformi i sospiri della famiglia, dalla disperazione all’invidio? Così, quando decidiamo di ordinare il pranzo natalizio da zona rossa, ci rivolgiamo al ristorante vicino casa, dove due pietanze mi reclamano: Gratin di porcini e patate, quindi lasagne vegetariane.

La gastronomia Pepe Bianco
Una festa è a posto, per la successiva mi industrierò. Guarda un po’, alla gastronomia
Pepe Bianco e balena una formula magica: menù vegetariano. Zona rossa, ma mi sei proprio amica. Vuoi vedere che l’hanno fatto apposta per me, per togliermi il tormento delle feste? Ebbene, un po’ sì. Solo che qualche giorno dopo mi informano che il menu in questione sta viaggiando spedito, ha persino messo la freccia e superato quello carnivoro in questi giorni.
Nelle orecchie ho già i R.E.M. con “Losing my religion” cantata da uno stuolo di neovegetariani. Che privazioni impone tale possibilità? Eccola strofa dopo strofa: flan di verdure con cremosa al taleggio, sento già un olè ora al posto della canzone di cui sopra. Plum cake agli asparagi. Parigini in pasta brisée. Sformato di verza e zucca con fonduta di fontina. La goleada culmina con il Tiramisù natalizio.

Federico Beretta ed Elisa Forlanelli
Chiaro che gli spettatori abbondino, per convinzione morale o per fame. Mi confronto con uno chef comasco,
Federico Beretta del
Feel Como, che mi conferma: il menu vegetariano ha sempre più audience. E mi racconta uno dei piatti più gettonati al ristorante:
Funghi d’autunno. Sì, perché il vegetariano è sottoposto a dure privazioni, allora ecco schierate quattro qualità di funghi (porcini, pioppini, finferli, cardoncelli), una terra al muschio, aceto di lampone, maionese all’aglio orsino…
Stop, mi dicono gli amici carnivori, troppo facile è perché non sei (ancora) vegana. Ma come fino all’altro ieri mi avete preso in giro perché ero vegetariana, i miei piatti nei ristoranti per voi erano a priori insulsi (salvo poi fotografarli di nascosto, quando lo chef si dedicava alla mia causa scatenandosi nella creatività) e adesso la mia posizione già vacilla?
Ho bisogno dell’aiuto da casa, anzi siccome a casa sono per via di quest’emergenza sanitaria, chiedo quello di YouTube. Mi collego a Naturalmente Crudo, con la “guerriera gentile”, come si definisce, Laura Fiandra. Vegana e crudista, ora insegna anche piatti da cuocere. E il suo menu natalizio è da leccarsi i baffi, a partire dalle lasagne superveg, che comprendono pane carasau, un ragù vegetale, besciamella, lievito alimentare secco.

Laura Fiandra e Tullio Solenghi
O ancora “il pesce felice”; che ovviamente può mostrare la propria gioia perché il pesce in questione sguazza ancora nel mare: qua scendono in campo in una combinazione speciale ceci, capperi, maionese vegan… «Sì, ma poi hai fame». No cari, comunque se volete adesso vi preparo una farinata, come quella che
Laura ha realizzato con suo marito
Tullio Solenghi, vegetariano. Siete sazi? Un’altra festa – veg- ci chiama, ai fornelli.