31-03-2020
La nouvelle vague in vestaglia e mestolo ha contagiato lo chef solitario in tempo d’emergenza. Se l’impiegato fa smart working da casa, il cuoco si fa social e fa tutorial. Più esattamente un brain storming culinario, parente dello stalking.
L’idea decolla con il buon proposito di fare da tutore all’utente confinato che trae conforto dall’ imparare lo stufato. Parte bene, prosegue male, finisce peggio.
La declinazione di un gesto professionale in un atto domestico non è conseguenza. Dall’elegante al goffo il passo è breve. Così nella cucina di casa si consuma il dramma di una carbonara col mocio sullo sfondo. Il cuoco è nudo e mostra quello che ha. Ma gli attributi non sono uguali per tutti. Il difetto in dotazione balza all’occhio. Passino quindi le cucine non firmate ma che almeno siano ordinate, passi certa competenza ma non si sfiori l’indecenza, si trascuri l’apparenza ma non s’inventi la sostanza.
Dalla toque in bella mostra alle De Fonseca senza calze è stato un attimo.
Cui prodest? I cuochi, da che c’è mondo e cucina, hanno sempre mangiato in piedi, a fine servizio, quello che resta. Adesso sotto la cappa di casa per mettersi in mostra trovano una scusa.
Ed infatti l’asino è cascato sul purè. «Ho notato – scrive Anna Rita, una casalinga su Instagram – che i piatti che i grandi chef pubblicano quando cucinano da casa non è che si discostino molto dai nostri». Ma se parliamo di dotazione dobbiamo pur dare a molti l’onore dell’esibizione. In tanti lo fanno, lo fanno bene, lo sanno fare.
Bottura, ancora lui, esempio di freschezza, dimestichezza ed eleganza in un Kitchen Quarantine bilingue che diverte e coinvolge. Quasi un format. Con lui tanti altri, bravissimi, alcuni coi loro bimbi a rendere ancora più confidenziale il gesto di insegnare e il bello del cucinare.
Giova capire che per apparire non basta spadellare davanti al cellulare. I social insomma hanno dato il mestolo a una maniata di improvvisati. Certo una sana voglia di insegnare, di questi tempi ha il senso di contribuire. Ma anche se non siamo tutti artisti valga che restiamo tutti professionisti.
Il cibo è aggregante, confortante e per mano dei cuochi diventa avvincente. Ma attratto sui social come Ulisse dalle sirene, il cuoco poco avvezzo finisce a rotolare nel paesaggio di Circe.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
Classe 1965, siciliano di Messina, già giornalista professionista, ha lasciato la "cucina" nei giornali (scriveva di mafia e cronaca giudiziaria) passando alla cucina vera e propria, sempre con il pallino della comunicazione. Ha frequentato l'Alma e poi si è formato con Pietro Leemann e Paco Torreblanca. Dopo un'esperienza negli Usa, è ora chef del Marina del Nettuno Yachting Club Messina
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