19-11-2019
Condomini romani, un piatto singolare del Moma, via di S. Basilio 42, Roma (foto dei piatti di Alberto Blasetti, ritratto e locale di Stefano Mileto)
Un anno fa si trattava probabilmente della stella meno attesa, anticipata (e confermata pochi giorni fa) di sempre, tanto per gli avventori e per la stampa gastronomica romana quanto per gli stessi protagonisti. Perché, diciamoci la verità, nessuno si sarebbe mai aspettato che il locale grazioso ma tutto sommato un po’ anonimo – soprattutto per chi, come noi, si fosse limitato ad entrare nella zona bistrot al piano terra, magari per un drink dopo-cinema o per una pausa pranzo veloce – potesse meritare l’ambito riconoscimento della Michelin. E invece gli ispettori della Rossa hanno evidentemente salito le scale che portano alla sala del ristorante vero e proprio e hanno apprezzato le proposte della cucina “easy e di qualità” – come l’hanno definita – firmata da Andrea Pasqualucci. Così, lo abbiamo fatto anche noi. E abbiamo scoperto che, nonostante la sede centralissima – siamo nel rione Ludovisi, tra via Veneto e piazza Barberini – e l’apparenza un po’ modaiola enfatizzata dallo stile minimal degli interni giocati sulla bicromia tra legno e toni chiari e l’uso di materiali come pelle, vetro e acciaio, dietro al Moma c’è un progetto concreto, profondamente legato alla sostanza e all’autenticità delle materie prime, condiviso in modo insolitamente sentito da tutti coloro che sono coinvolti nel progetto: dai patron, i fratelli Gastone e Franco Pierini, allo chef fino a Federico Cucchiarelli e Federico Silvi che coordinano la sala e la cantina. Prima di procedere, però, è opportuno raccontare un po’ meglio chi sia ognuno di loro.
Cappelletti seppie e piselli
Gricia romana
Risotto camomilla e anguilla
Filosofia condivisa in pieno da Andrea Pasqualucci: romano, classe 1989, dopo gli studi alberghieri ha fatto diverse esperienze da cui ha attinto tecniche e idee: prima al Med di Ostia con Armando De Giorgi, suo mentore, che gli ha dato l’imprinting; poi da Aroma, con Giuseppe Di Iorio, dove ha imparato il lavoro in brigata e le basi della cucina francese, e con Oliver Glowig all’Hotel Aldrovandi, dove mette a fuoco l’importanza degli ingredienti, italiani in primis; infine da Moreno Cedroni alla Madonnina del Pescatore, per approfondire la conoscenza della materia prima ittica. Il tutto, senza perdere la curiosità per le nuove scoperte e l’atteggiamento sereno di chi è soddisfatto del proprio lavoro e, per quanto lusingato dai riconoscimenti, non lascia che diventino l’unico scopo di vita.
Dal 2017 è alla guida della cucina del Moma, dove ha chiamato due amici conosciuti durante l’esperienza da Aroma: Cucchiarelli e Silvi, rispettivamente cuoco e sommelier, che si erano imbarcati nell’interessante ma ardua avventura di Cambiamenti, ristorante poco pretenzioso ma di grande sostanza in un quartiere popolare come il Tuscolano. Terminata quella parentesi, i due sono entrati a far parte della squadra del Moma: Sisti si occupa della cantina, mettendo insieme un bel mix di grandi bottiglie e piccole chicche di vignaioli artigiani che raccontano i vari territori d’Italia, spesso proposte anche al bicchiere. Cucchiarelli è ufficialmente il sous-chef ma, quando ci si è resi conto della sua passione genuina per il cibo e della sua capacità di trasmetterla raccontando piatti e ingredienti in maniera sincera, coinvolgente e mai spocchiosa, è passato alla sala. A completare il team la pastry chef Teresa Climati, classe 1993, passata anche lei da Di Iorio prima di lavorare a Madrid con Paco Roncero e poi da Heinz Beck a Roma.
Chef Andrea Pasqualucci, 30 anni
La sala del ristorante
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
giornalista, napoletana di nascita e romana d'adozione, cerca di unire le sue tre passioni: mangiare, viaggiare e scrivere