Sui vigneti di Ghemme una striscia imponente e luminosa veglia dopo la pioggia. La indica Paolo Rovellotti: «Il Monte Rosa lassù, è il papà di tutti». Anche del vino.
Il viticoltore - 45 vendemmie alle spalle, una tradizione familiare ripresa e trasformata in grande avventura imprenditoriale – ha appena ricevuto il premio “Calice d’Oro dell’Alto Piemonte” alla camera di commercio di Novara. Mentre saluta le viti, con la tenerezza che si accentua di fronte alle barbatelle («Ciao, cucciole»), svela i progetti: come quello avviato con un russo che si è innamorato del suo vino assaggiato sul Lago Maggiore.
Non è la storia di un prodotto o di un imprenditore, però, quella che mostra l’agenzia turistica locale della provincia di Novara, bensì di un territorio che ha visto il Ghemme triplicare il mercato in 3 anni e mettere insieme produttori diversi con uno slancio comune: molti di loro sono tornati alla vigna di famiglia o l’hanno fatta crescere.
Il vino accompagna i sapori e un paesaggio affascinante, tra tesori come l’itinerario legato ad
Alessandro Antonelli: il padre della Mole è ghemmese e si celebra a
Villa Caccia (museo che canta le origini della civiltà contadina e del vino omaggiando pure i gusti di Cavour e Garibaldi), a Romagnano. Quest’ultimo è l’altro Comune dove si può produrre il Ghemme, da vent’anni Docg.
I vigneti che si inchinano di fronte al Monte Rosa, nascondono un altro segreto sotto la superficie: il super vulcano della Valsesia. Quando a Pietraforata, una cantina del “ricetto” (il castello) i viticoltori si riuniscono per la degustazione e scambiano le bottiglie, ecco affiorare le loro testimonianze. Dopo il benvenuto del sindaco Davide Temporelli, per i produttori del Consorzio Alto Piemonte parla Andrea Fontana: «Siamo passati in 3 anni da 35mila bottiglie a 100mila. Tra i requisiti della Docg l’85% minimo di Nebbiolo, per il resto Bonarda o Vespolina. Ma c’è anche chi usa Nebbiolo al 100%». Missione, non scimmiottare nessuno e crescere. Rovellotti non ha dubbi: «Abbiamo raggiunto il 10% di potenzialità e abbiamo davanti il 90%».
Il mercato è ormai il mondo, come per le altre specialità che hanno scandito il tour dell’Atl. La presidente Maria Rosa Fagnoni ha ancora vivo nella memoria i progetti coltivati a Expo: un raccolto che continua a dare frutti. I continenti si avvicinano, il Giappone ad esempio è il primo mercato estero per il gorgonzola della Latteria sociale di Cameri, spiega il direttore Gianpiero Mellone. Una cooperativa nata nel 1914, in cui tutto avviene ancora a mano: anche le forature realizzate dagli uomini fin dall’alba presenti per accogliere il latte dei soci.

Paolo Rovellotti, vignaiolo di lungo corso
Dietro, coraggio e pazienza. Gli stessi ingredienti alla
Riseria Rizzotti di Vespolate: il riso, una delle anime del Novarese, che mobilitò anche l’illuminato abate
Barbavara sei secoli fa, impegnato tra la chiesa di San Nazzaro e le bonifiche delle terre. O ancora al
Biscottificio Rossi, dove
Chiara – terza generazione - con lo chef
Pier Zuccalla ha lanciato il
Novarino al
Riso Buono Artemide grazie all’alleanza con un’altra imprenditrice,
Cristina Brizzolari.
Spirito di squadra che si trasmette nei ristoranti, dal Convivium di Novara all’Impero di Sizzano (altra storia al femminile con le sorelle Paola ed Emanuela Naggi). E che ha come recente vetrina il Borough Market a Londra il 10 maggio: qui il Novarese e l’Atl rappresentano il Piemonte, portando i loro sapori e i volti che li rendono possibili, ogni giorno.