31-12-2016
Ancora qualche indecisione su cosa proporre durante il vostro cenone di San Silvestro? Lo chef Claudio Sadler vi suggerisce cinque semplici regole da seguire, per rispettare la tradizione senza seguirla stancamente. Con questo articolo Elisa Nata inizia la propria collaborazione con Identità Golose
Il menu dell’ultimo ripresenta sempre i soliti noti che, diciamocela tutta, a un certo punto finiscono per diventare noiosi. Ma la sfida è proprio questa: rivisitare la tradizione, conservando ciò che è buono e buttando via ciò che ha fatto il suo tempo. Non dev’essere per forza un alimento; può essere la presentazione, l’abbinamento, i condimenti. Ecco gli spunti, in cinque regole, di un maestro della cucina tradizionale, ma allo stesso tempo della personalizzazione: Claudio Sadler (qui la recensione del suo omonimo ristorante sulla Guida Identità Golose 2017). 1.Le tradizioni vanno interpretate, mai stravolte - L’ultimo dell’anno ha le sue certezze e i suoi riti, anche a tavola. Pensare di proporre un menu completamente diverso, che non tiene in considerazione usanze e tradizioni, impoverisce il momento di festa. Il menu di San Silvestro è ricco di simbolismi, di miti e leggende, che è sacrosanto mantenere, perché rappresentano la sua eccezionalità. «Ci sono gli alimenti portafortuna, come le lenticchie e il melograno (beneauguranti per fortuna e ricchezza), piatti che simboleggiano l’abbondanza, come il cotechino o lo zampone e antipasti sempreverdi, come il salmone affumicato e il caviale. Nel mio menu mantengo i piatti cardine del cenone, in primis cotechino e lenticchie, non necessariamente devono essere proposti sempre nello stesso modo».
LENTICCHIE IN - Va bene rimanere legati ad alimenti beneauguranti che fanno parte della tradizione delle feste, dice Salder, «ma non necessariamente devono essere proposti sempre nello stesso modo»
ZAMPONE OUT - Troppo grasso, meglio il cotechino, spiega Claudio Sadler (foto Carmelita Caruana)
LA RICETTA RAVIOLI DI COTECHINO, LENTICCHIE, BERGAMOTTO E BRODETTO DI GRANA PADANO 27 MESI RISERVA Ingredienti per 10 persone
Per la pasta: 400 g farina 00 100 g semola 15 rossi di uova speciali 1 uova speciale
Per la gelatina al bergamotto: 250 ml succo di bergamotto 3 g agar agar
Per il brodo al Grana Padano: 1 l acqua 250 g Grana Padano 27 mesi Riserva 3 g sale
200 g lenticchie di Castelluccio
Procedimento Impastare la pasta nel modo usuale in planetaria e lasciare riposare per 30 minuti. Cuocere i cotechini in abbondante acqua salata per un'ora e mezza, privarli della pelle e tritarli al tritacarne; aggiungere all'impasto la ricotta e conservare in un sac à poche. Lessare per 20 minuti le lenticchie in acqua salata. Preparare un infuso di bergamotto fresco e una volta filtrato metterlo a bollire per 3 minuti con l'agar agar. Successivamente, stenderlo e farlo raffreddare. Mixare bene al mini pimer affinché si formi una purea e conservare in una pompetta. Far bollire l'acqua in una pentola. Raggiunto il bollore, togliere dal fuoco ed aggiungere il Grana Padano. Lasciare raffreddare e filtrare; tenere il brodo da parte. Stendere la pasta e formare i ravioli. Lessarli in acqua salata per 3 minuti.
Finitura In un piatto fondo disporre i ravioli, adagiare sopra ad ognuno di essi il gel di bergamotto, distribuire le lenticchie intorno e versare il brodo di Grana Padano. Servire.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
figlia dei mitici anni '80, una passione per la scrittura nata in ufficio stampa e una per l'enogastronomia che c'è sempre stata. Esploratrice instancabile di ristoranti, piatti, abbinamenti e sapori, scrive di cibo come giornalista free-lance per il suo sito multiautore ilpelonelluovo.it e per alcune testate online, tra le quali iodonna.it