16-12-2019
Il piatto di Gaetano Trovato per Identità di Pasta, a Identità Golose Milano
"Da noi, tutto vien fatto alla luce del sole", e nella luce affondano le sue radici. L’Itaca di Gaetano Trovato è quella Sicilia da cui eredita una calda energia, un fare gioioso trapiantati, sin dalla sua infanzia, tra i profumati colli della campagna senese.
Oggi la Toscana gli appartiene e Colle Val D’Elsa è il cuore pulsante della sua evoluzione creativa, un incrocio tra italianità autentica, comprensibile, innovativa e i saperi della scuola francese, di viaggi che nutrono l’unicità della sua cucina portando il mondo a tavola.
Trovato con la giornalista Eleonora Cozzella, incaricata come d'abitudine di condurre la lezione dello chef ospite di Identità di Pasta
Ogni suo ingrediente racconta una storia, dal piccione di Laura Peri, alle mazzancolle dell’Argentario fino alla cinta senese del Renieri (presenti nei piatti che lo chef ha inserito nel menu proposto al pubblico di Identità Golose Milano) perché un cuoco non può fare a meno che ascoltare il territorio e interpretare con le sue mani quelle tipicità regionali: è il processo costruttivo di un’identità.
Il palco-cucina di Identità di pasta accoglie Gaetano e un piatto che parla della sua filosofia, la semplicità come punto di partenza per raggiungere un equilibrio del tutto naturale, quasi ‘inevitabile’ nel gusto, come raccontano gli Spiralotti (o fusilli) Il Cappelli Monograno Felicetti con vongole veraci, fagioli zolfini e caviale d’aringa.
Se quindi un pacchero ha bisogno di una bollitura più dolce, lo spiroide fusillo sopporta anche una fiamma più forte. Tuttavia, la scelta dello chef è tutt’altro che tecnica: gli spiralotti, infatti, sono il formato che la figlia tanto ama, quel taglio che in cottura esprime tutta la bontà del grano Senatore Cappelli, il più giovane dei grani antichi.
Chiunque abbia visitato il ristorante Arnolfo conserverà negli occhi quell’incredula visione di un quadro che si confonde con la natura, o forse è la natura che si confonde con un quadro? Ci sono archi, finestre, pennellate di verde e di cielo, nel quale lo sguardo si perde. Quell’emozione Gaetano Trovato la traduce in gusto.
La stessa salsa, questa accattivante beurre blanc, viene spumata con tocchetti di burro morbido: è una nuvola delicata e succulenta insieme, e leggera, ospita nei suoi alveoli il caviale d’aringa. Quel che suona come un ossimoro è matura consapevolezza del potenziale di un prodotto: più sapido e meno costoso, il caviale d’aringa ha un’intensità al naso molto più decisa rispetto al sapore tenue che, suggerisce lo chef, può essere irrobustito con olio alla nocciola e rievocare, così, i sentori di frutta secca spesso apprezzabili nel più classico caviale di storione. Il mare sapido, contemporaneo straborda nell’entroterra, nella dolcezza del fagiolo e nella sua cremosità.
Ultimo, ma non meno importante, l’abbinamento ideale. Cinzia Benzi suggerisce una Vernaccia di San Gimignano, un bianco penetrante, agrumato, con una buona persistenza, tendente alla mandorla amara così da contrastare la delicatezza dello zolfino.
Racconti, storie e immagini dal primo Hub Internazionale della Gastronomia, in via Romagnosi 3 a Milano
a cura di
Classe 1991. Irpina. Si laurea in Lingue e poi in Studi Internazionali, ma segue il cuore e nella New Forest (Regno Unito) nasce il suo amore per l'hospitality. Quello per il cibo era acceso da sempre. Dopo aver curato l'accoglienza di Identità Golose Milano, oggi è narratrice di sapori per Identità Golose. Isa viaggia, assaggia. Tiene vive le sue sensazioni attraverso le parole.