09-07-2024
La grande squadra del Rita Cocktail Bar a Milano. Foto Gaia Menchicchi
C’era una volta l’happy hour.
La pratica del “fare” aperitivo ebbe la sua genesi negli anni ‘90. Buffet strabordanti di cibo di medio-bassa qualità, un grande andirivieni fra tavolino e bancone con gli avventori armati di piattini formato “tanga” da riempire con palettate di insalata di riso, flaccide patatine fritte, triangolini di pizza e cubotti di torta millefoglie. E i drink? Complementi liquidi di un rito pagano consumato all’ora dei vespri, diventato usanza in ogni angolo della penisola.
Una moda durata quasi un ventennio e andata via via estinguendosi per lasciare spazio, negli ultimi 10 anni, a una decisa inversione di tendenza. Nei cocktail, infatti, la qualità è cresciuta e, in maniera inversamente proporzionale, è diminuita la quantità di stuzzichini in abbinamento. Molto meglio concentrarsi sulla bevuta, sulla ricerca degli ingredienti, sulle preparazioni, sul servizio e sulla presentazione. Fino a trainare una crescita qualitativa degli spirits, e fare da volano a una selezione scrupolosa dei prodotti da parte dei barmen.
Oggi siamo all’alba di una nuova era. Se n’è piacevolmente dibattuto, seduti a uno dei tavoli in veranda del Rita, il cocktail bar milanese di Edoardo Nono e Chiara Buzzi, in occasione della presentazione della drink list inedita Why Are You Here.
Edoardo Nono, assieme a Chiara Buzzi, patron del Rita Cocktail bar
In abbinamento, i piatti preparati sotto la supervisione dello chef Eugenio Roncoroni, da tempo impegnato al Rita’s Tiki Room, ora regista anche nella cucina del locale di via Angelo Fumagalli.
Il Rita in via Angelo Fumagalli a Milano
Con noi, a chiacchierare di ricette, liquori e distillati, preparazioni e affinità varie, oltre ai due owner, anche Andrea Arcaini, bar manager del gruppo, ideatore della lista cocktail e insieme a Edoardo Nono, portabandiera di una filosofia del bere bene.
La drink list del Rita, infatti, è molto più di un elenco. È un progetto fatto di riflessioni e considerazioni, di valutazioni e, quindi, di scelte. Come quella di tornare a puntare sui classici della mixology, su sour e gusti citrici, secchi, che piacciono tanto agli habitué del locale. Sull’utilizzo dei distillati francesi che, invece, piacciono ad Arcaini. Su preparazioni fresche e originali dialoghi fra gli spirits… fra spirits e cucina. Non a caso, i piatti firmati da Roncoroni, indicati nella lista food come Main Courses, introducono il concetto di aperitivo come una cena, ben distinto dall’orrido apericena.
Mai più apericena, ma piatti goduriosi, creativi. Sono firmati dallo chef Eugenio Roncoroni
Risultato? Al Rita si beve benissimo e si mangia altrettanto bene: pensiamo alla Melanzana Sichuan Style, una scapece orientale con aceto di mele, agli Asparagi, lardo e caeser dressing, o al Rita’s Power Toast, dove il prosciutto è cotto al forno, la giardiniera fatta in casa e la maionese, volendo, profuma di ‘nduja. Insomma, il concetto di aperitivo può evolvere in una piccola cena e così, spendendo il giusto e gustando piatti dai sapori originali, si può far serata nel mondo accogliente del Rita, un international neighborhood bar, definizione che include tanto l’idea di quella dimensione milanese rassicurante, di quartiere, ma anche la capacità di proiettarsi verso le vette della mixology d’oltre confine.
Il Rita’s Power Toast: prosciutto cotto al forno, formaggio Gouda, giardiniera fatta in casa, capperi fritti e, a scelta, maio ‘nduja o maio lime
Zucchine alla scapece
E ora veniamo ai drink. In apertura abbiamo bevuto un Dragoon, drink piacevolemente dolce, rilettura del Bamboo cocktail che fa il suo esordio nella lista IBA nel 1986, qui preparato con vermouth tradizionale, sherry con infusione di té Oolong, tequila e sciroppo di caramello salato sciolto nel drink.
Tre drink dalla nuova carta cocktail del Rita: da sinistra, My Saturday Night, Fujiko e Margot
A seguire il Laser Point che, ai nastri di partenza pone in parti tutte uguali un’acquavite norvegese con note di cumino e caramello, il Mastic, liquore greco alla resina di lentisco, il tocco amaro del liquore alla genziana, sciroppo di zafferano e limone. Il Montego Bay - per noi il cocktail più interessante fra quelli assaggiati - è per caratteri forti, emblematico dello stile ormai ultra ventennale del Rita. Bourbon e rum giamaicano - quindi un distillato complesso, intenso e ricco di aromi - si uniscono allo sherry (leitmotiv della nuova lista), alla parte dolce conferita dallo sciroppo di miele, e a quella acida del lime. Infine, il tocco speziato del pimento.
C’è ancora tanta Francia nel Moonlight - ispirato allo storico Honeymoon - servito in abbinamento a un Controfiletto di Angus: Cognac e Benedictine (secondo la leggenda, un liquore preparato da una ricetta del 1505 da un frate veneziano) si mescolano con Rye Whisky (quello utilizzato è per il 60% da segale) e a un cordiale al gelsomino. Un cocktail robusto, capace di prendersi sulle spalle il piatto di carne.
Un classico del Rita, il Gin Zen
La lista Why are you here raccoglie 26 cocktail, fra i quali i signature e intoccabili Gin Zen e Sou Ellen, ed è presentata ai clienti con un progetto di comunicazione arguto e sarcastico. Realizzata in collaborazione con il creativo Raul Colombi, la carta drink è declinata in un volumetto rilegato (che i clienti sono invitati a portare a casa al termine della serata) nel quale si cerca di dare, pagina dopo pagina, una risposta al quesito “Perché siete qui?”. Le immagini piene di ironia e le possibili risposte alla fatidica domanda si pongono in contrasto e la loro sequenza snocciola un percorso che vuole scardinare i luoghi comuni dei locali alla moda e prendere in giro i leoni da tastiera che sparano recensioni negative, alcune delle quali, le più ridicole, sono appese all’interno del locale.
I cocktail, descritti in lista anche da un utile sistema che ne parametrizza forza, dolcezza, nota amara e acidità, sono stati immortalati in uno shooting fotografico ricco di imprecisioni, sbavature, intrusi, dalla fotografa Gaia Menchicchi. Dopotutto, anche questa è narrazione, anche questo piacere, divertimento. Anche questo è il Rita.
ll mondo dei cocktail e dei bartender raccontati da Identità Golose.
di
Giornalista professionista, classe 1966 con una laurea in Fisica e, oggi, docente in IULM e comunicatore. Cultore del bello e del buono, attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti, appassionato e commentatore televisivo di golf. Amo e racconto il cibo, quello schietto, vero e senza fronzoli. Scrivo di luoghi, persone, vino, rum e distillati e, quando capita, di politica
La veggyvore bike di PAS - a vegetarian trip, il nuovo progetto on the road di Eugenio Roncoroni
Lo chef Eugenio Roncoroni