01-08-2022

Voglia d'estate: il gin con i profumi dell'Isola d'Elba

Helba, ideato dal giovane Federico Figini, è un omaggio ai momenti felici trascorsi sull'isola durante le vacanze. On the rocks o miscelato, racchiude sentori marini a quelli della macchia mediterranea

Un'isola stupenda e misteriosa che, da quest'estate, arriva anche nel bicchiere. Nel nuovo London Dry Gin Helba l'acqua che sgorga dal cuore dell’Elba incontra i profumi della macchia mediterranea, si fonde con i sapori dell’entroterra e si tuffa nella freschezza del mare per dare vita ad un prodotto particolarmente intenso e aromatico.

L'idea è venuta a un giovane - il trentenne Federico Figini -  milanesissimo” ma elbano d’azione. «Helba è la mia dichiarazione d’amore al luogo dove fuggo ogni volta che ne ho l'occasione, da più di 20 anni - dice l'imprenditore -. E' un omaggio ai ricordi più belli delle mie estati in compagnia: vorrei trasmettere le stesse sensazioni di gioia e di spensieratezza a tutti coloro che assaggiano il mio gin».

Federico Figini - Foto: Carlo Gerli

Federico Figini - Foto: Carlo Gerli

Si tratta di un London Dry Gin fresco e aromatico, realizzato solo con ingredienti che crescono spontaneamente sull’Isola: dalle 7 botaniche utilizzate - come il mirto, le castagne, la menta selvatica, il ginepro, le alghe di mare, i semi di coriandolo, la radice di liquirizia - fino all’acqua che sgorga dalla Fonte Napoleone – che ci offre una delle 5 migliori acque italiane – direttamente dal cuore dell’Isola sulle pendici della vetta più alta dell’Elba, il monte Capanne.

Elementi grazie ai quali Helba si trasforma in una vera e propria esperienza sensoriale, sia olfattiva che degustativa. Al naso prevalgono sentori di macchia mediterranea: mirto e menta selvatica appena accennata si fondono con una leggera nota salmastra data dalle alghe. In bocca il sapore è fresco e aromatico, con un ginepro mai invasivo ma presente per conferire note balsamiche. Il finale è morbido grazie alle castagne secche e alla naturale dolcezza delle bacche di ginepro.

Helba è distillato da Anonima Distillazioni, realtà di Gubbio e punto di riferimento nel settore in cui ogni lavorazione è svolta all’insegna dell’artigianalità, ed è disponibile sia nella versione da 20 cl che da 70 cl. Si può consumare liscio ghiacciato per assaporare in purezza tutto il suo bouquet, oppure può essere utilizzato nella miscelazione, in cocktail che ne esaltino la freschezza e il carattere mediterraneo.

Qualche esempio? Tra i signature cocktail pensati da Paolo Stoppa e Matteo Mercaldo, barman dell'Hotel Villa Ottone, cinque stelle che domina Portoferraio, ci sono l'Helba Tonic, che mixa gin, acqua tonica, scorza di limone e un ciuffo di finocchietto selvatico, l'Helba Negroni, che unisce il gin a Bitter Campari, liquore al finocchietto Selvatico e dash orange bitters, il P.M Martini che unisce Helba, Vermouth Dry lasciato in infusione con 15 grammi di capperi sott’aceto accuratamente risciacquati.

Come abbiamo detto, ogni dettaglio, dal nome alle essenze fino alla bottiglia è una celebrazione dell’isola. Helba era il nome medievale di questo luogo, una scelta romantica che ne richiama l’affascinante storia, mentre l’azzurro della bottiglia riporta alla mente le sfumature del suo mare visto dall’alto di una scogliera. L’artwork della bottiglia, realizzata a mano dal noto illustratore milanese Il Tela, rappresenta un cuore di pirite, iconico minerale del sottosuolo elbano. «Per non lasciare nulla al caso e prolungare l'esperienza, abbiamo pensato la bottiglia come un oggetto di design capace di aggiungere un tocco di colore di estate alla casa, da collezionare e riutilizzare anche come centrotavola o vaso. Anche questa è una forma di rispetto e di sostenibilità. Bisogna teenre con sè i ricordi e gli oggetti che ce li riportano alla memoria».


Shake & shock

ll mondo dei cocktail e dei bartender raccontati da Identità Golose.

a cura di

Annalisa Leopolda Cavaleri

giornalista professionista e critico enogastronomico, è docente di Antropologia del Cibo e food marketing all'Università di Milano e all'Università Cattolica. Studia da anni il valore simbolico del cibo nelle religioni e collabora con alcune delle più importanti testate del settore

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