29-03-2024

Tra nostalgia e innovazione: l’ospitalità come rivoluzione

Dire che cuochi e camerieri oggi non hanno voglia di lavorare non rende giustizia alla passione di tanti. La vera domanda è: stiamo fornendo ai ragazzi le competenze giuste per alimentarla?

Mattia Cicognani, direttore di sala

Mattia Cicognani, direttore di sala

Nell'intervista rilasciata di recente al Gambero Rosso da Gianfranco Vissani, emergono chiaramente i sentimenti di nostalgia e preoccupazione dell'acclamato chef italiano sullo stato attuale della ristorazione. La sua affermazione decisa, «Oggi la ristorazione è finita», riflette il disincanto di un maestro che ha segnato un'era nella gastronomia italiana.

Tuttavia, la critica sembra testimoniare più un'assenza di adattamento che l'assenza di qualità. È cruciale considerare che l'innovazione non dovrebbe essere vista come un tradimento, ma come una via per ampliare l'esperienza gastronomica. Il cuore del dibattito si focalizza sull'impegno dei giovani chef e sull'evoluzione dei loro orari di lavoro. Vissani suggerisce che i giovani di oggi esprimono meno dedizione e sono attratti dalla fama televisiva. È un'osservazione che potrebbe sembrare una generalizzazione e che rischia di trascurare la passione e la dedizione di molti giovani talentuosi che abbracciano il mestiere dell’accoglienza di sala e cucina con entusiasmo, ignorando l'energia di una generazione di camerieri e cuochi pronti a rivoluzionare l'esperienza dell'ospite. 

Cucinare non è semplicemente un'occupazione, ma un impegno profondo a prendersi cura degli altri. E anche il mondo della sala, analogamente alla cucina, si configura come un'esperienza ricca di creatività, immersa in sapori, profumi e storie. Il cameriere diventa l'eroe di una narrazione, trasformando ogni pasto in un'emozione tangibile. L'ospitalità è la sua arma, l'intrigo che avvolge i commensali nella magia di un'esperienza che va oltre il servizio.

Ancora troppo spesso, oggi, giovani camerieri vengono etichettati come privi di entusiasmo, ma al contrario, portano con loro una scintilla contagiosa. Affamati di apprendimento, sfidano pregiudizi. La domanda è: stiamo fornendo loro competenze e ispirazione per alimentare la passione per l'ospitalità? Il cameriere, direttore d'orchestra delle emozioni, gestisce l'imprevedibilità con eleganza. Chi sarà al tavolo? Un commensale affamato, un appassionato del gusto, o forse un'anima in cerca di essere affascinata? Accogliere significa abbracciare l'inaspettato.

La formazione diventa così la chiave per trasformare giovani camerieri in maestri dell'arte di accogliere. "Il compito è trasmettere, insegnare, segnare dentro", come diceva Gualtiero Marchesi. Spiegare il perché delle cose, oltre a impartire conoscenze e stile. Sensibilità ed empatia sono gli strumenti per una performance che va oltre la tecnica; il cameriere è il narratore dell’esperienza, un inno di rivoluzione, un desiderio ardente di essere unici e di rendere unica l’esperienza dell’ospite, e il riflesso di cortesia e sguardi calorosi, un invito a scoprire la magia che si cela dietro. 

Il cameriere è l'eroe silenzioso dietro ogni tavolo. Coltivare il suo entusiasmo significa sfidare etichette, insegnandogli a trasmettere eleganza, curiosità e passione. Un'esplosione di emozioni tra profumi e storie, un fuoco ardente nel cuore di chi si avventura in questo incantevole mondo. L'ospitalità è una rivoluzione, il giovane cameriere il nuovo eroe pronto a portarla avanti.


In sala

Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri

a cura di

Mattia Cicognani

Faentino, classe 1990, è direttore di sala presso lo storico Palace Hotel di Milano Marittima e quality manager per il Gruppo Batani Select Hotels. Insegna inoltre le tecniche dell’accoglienza nella Scuola Alberghiera di Ristorazione di Serramazzoni, a Modena, dove tiene corsi di specializzazione in Gestione di Ristorazione.

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