16-02-2015
Riso e frattaglie d'anatra, uno dei momenti più intensi del brunch studiato da Paolo Lopriore, chef-patron di Kitchen, il suo ristorante nel parco del Grand Hotel di Como che ha appena riarpeto dopo la pausa invernale
Paolo Lopriore ha riaperto sabato scorso, giorno di San Valentino. Ho atteso che i trottolini amorosi si calmassero e ieri, domenica 15, eccomi sul lungo Lario, dove per poco è ancora Como e non ancora Cernobbio. Facile trovare il Kitchen, basta cercare il Gran Hotel di Como e in una palazzina bianca nel giardino, ben separata dall’albergo, una metà è presa da Paolo (e l’altra dal Kincho, un grill sud-americano ancora serrato come lo stesso hotel).
Aperto pranzo e cena, da martedì a sabato, è chiuso per turno la domenica sera e l’intero lunedì, telefono +39.031.516465, e-mail info@k-como.com. Domenica quindi è aperto solo a pranzo e per un brunch – e non la carta - che ha letteralmente emozionato l’intero mio tavolo.
Sbocconcelli, guardi fuori, prendi le misure del posto ed ecco che ti viene consegnato un cartoncino con sopra riportato quanto ti verrà portato e quanto dovrai scegliere di persona. Tre momenti distinti. Il primo si chiama Alzata, ed è un inno al lato dolce del tuo pasto. Quindi quello salato, che a differenza del precedente si sviluppa in orizzontale ed è giustamente chiamato Al tavolo. Infine la scelta del piatto forte, salato. Tre proposte: Omelette, lardo e bitto; Petto d’anatra nel suo intingolo (nel cui bricchetto mi sono proposto in una magistrale scarpetta); Salmerino di lago, salsa olandese e spinaci novelli. Prima dell’eventuale caffè, un gelato fiordilatte al balsamico tradizionale.
E poi, via l’alzata ed ecco altre bontà a iniziare da un Riso bollito e frattaglie d’anatra saltate che mi ha riportato indietro di almeno quarant’anni, a nonna Giulia, milanese di nascita e comasca di adozione, che amava il riso in brodo con dentro fegatini e prezzemolo. E poi salumi, zuppa pavese, radicchio tardivo al mosto cotto, ancora pane tostato e burro salato, succo di frutta fino al piatto forte. Prezzo fisso 39 euro, nei bicchieri lo Sgarzon, un Teroldego 2011 di Foradori, scelto in una cart(in)a del vino essenziale, una dozzina di etichette in tutto.
I ristoranti di tutto il mondo raccontati nel Giornale da Paolo Marchi dal febbraio 1994 all’inverno 2011. E dalla primavera per i lettori del sito identitagolose.it
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi