Il desiderio di chi appartiene al mondo enologico è quello di riuscire a creare prima o poi un proprio vino. Un sogno nel cassetto che Federico Graziani ha realizzato e ufficializzato qualche giorno fa nell’atelier di Pier Giuseppe Moroni a Milano, nel corso della presentazione di Profumo di Vulcano, un Etna Rosso da uve Nerello cappuccio e Nerello mascalese, il cui colore ricorda il Pinot Nero, con tannini che si associano all’eleganza del Nebbiolo e speziature affumicate dei grandi Syrah.
Graziani è un noto professionista del vino: miglior Sommelier d’Italia nel 1998, collaboratore di sala di Gualtiero Marchesi, Cracco Cracco e Aimo Moroni, è anche autore di libri, laureato in Viticoltura ed Enologia nonchè editore della rivista “Pietre Colorate” di Marco Pozzali. Federico adora l’Etna che definisce «terra unica perché è montagna e mare, fuoco e ghiaccio, nei mesi più caldi 45 gradi di giorno e 16 di notte, un’escursione termica incredibile oltre a una piovosità paragonabile a quella della Borgogna».

L'etichetta del vino: uve Nerello cappuccio e Nerello mascalese
Chi visita l’Etna resta affascinato da quel senso d’incertezza della sua gente: quasi in silenzio, con la precisa consapevolezza di quanto la vita e il suolo su cui siedono siano condizionati dalle bizze del vulcano. Nel 2008
Federico acquistò il podere nella frazione di Passopisciaro, Castiglione di Sicilia, direttamente dal macellaio del piccolo paese, il quale aveva già ottenuto i finanziamenti per l’espianto. La vigna, in parte centenaria, fu salvata dal suo triste destino per merito anche del famoso enologo etneo
Salvo Foti, che restituì alle vigne forza e vitalità.
Dopo l’acquisto Graziani, che si considera un «custode» più che un proprietario, ha compreso subito l’insegnamento del luogo: «si compra la vigna ma non il frutto». Nel 2009 le intense piogge proprio a ridosso della vendemmia fecero perdere l’intera produzione posticipando così l’uscita del vino sino a pochi giorni fa. Il nome dello stesso è stato suggerito dal gastronomo Andy Hayler mentre l’etichetta è un fiore dipinto proprio da Pier Giuseppe Moroni su Polaroid con smalto e catrame che richiamano in modo inequivocabile i caratteri del vulcano.
Essenziali per
Graziani sono stati gli insegnamenti di
Aimo Moroni nel riconoscere le materie prime d’eccellenza e le migliori zone di produzione e la valorizzazione etica nel cibo e nel vino
Profumo di Vulcano è maturato in barrique e tonneau non nuovi e affinato ulteriormente in bottiglia. Le sue vigne storiche hanno prodotto un migliaio di preziose bottiglie. Un progetto dinamico, che vede coinvolta la fotografa
Yoshie Nishikawa, capace di catturare immagini straordinarie: con lei
Federico lancerà un concorso fotografico per la prossima vendemmia. Studenti giapponesi e professionisti italiani, alla ricerca di grandi scatti su questo piccolo territorio di rara bellezza.