Nonostante sia stata una 21° edizione molto bagnata, l'acqua che è scesa non è niente considerato il grande vino che è piovuto senza sosta in questa memorabile quattro giorni. L'affluenza di circa 6.100 visitatori con un più 10% rispetto all'anno precedente è un chiaro indizio che chi cerca l'eccellenza nel calice non si è fatto certo spaventare dai concentrati di nuvole o chilometri. L'atmosfera che si respirava al Merano Wine Festival era quella di una kermesse europea. Passi per la location e per il tedesco come lingua locale, quello che si percepiva era un vero coinvolgimento generale, figlio di grande passione e professionalità.
Partire dai francesi è d'obbligo, almeno per noi che non banchettiamo con i transalpini tutti i giorni, vuoi per un'eccessiva acidità storicamente presente tra i nostri paesi e vuoi per un legame viscerale con il nostrano prodotto della vite. Resettati i pregiudizi e i campanilismi, senza farci pregare, ci siamo tuffati nel percorso fiabesco che
Helmuth Köcher aveva apparecchiato per noi nel
Pavillon des Fleurs. Non dimentichiamo che quest'anno c'era la grande novità della
Mini Verticali, format perfetto per capire al meglio un vino e un vitigno dalla sua evoluzione nel tempo. Tra i tanti provati, ricordiamo con particolare piacere lo
Château Gazin, degustato nelle annate 2008, 2003 e 1999 (Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc). Il suo incedere di struttura ed equilibrio è stato evidente con il crescere dell'età.
Un altro assaggio particolarmente memorabile è stato quello dello
Château Gruaud Larose per la presenza di sentori di lampone e spiccata acidità nelle annate 2004 e 2006 che evolvevano in ricordi di rosa canina e in una maggiore complessità e rotondità in quella del 1999. Rimpianti bordolesi? Sicuramente non aver assaggiato lo
Château Batailley terminato già alle 11.30 di domenica. Nella stessa sala, ma passando in Italia ci ha colpito l'incontro con il professor
Luigi Moio e il suo "progetto vino" in Irpinia, così simile a quello dei cugini francesi per attenzione maniacale alla vigna. Assaggiando l'aglianico
Terre d'Eclano 2009 e poi il
Taurasi Vigna Quintodecimo 2007, il naso pulito e la grande rotondità non poteva che ricordarci lo stile di Bourdeaux.
Nella sala di
Sissi abbiamo salutato
Alberto Paltrinieri e il suo nuovo
Lambrusco Grosso metodo classico 18 mesi, così piacevole grazie alle visciole che scorrazzavano in bocca e così amorevolmente acido che di mesi sui lieviti, a nostro parere, ne poteva fare anche di più. In dolce compagnia, assieme a
Cinzia Benzi, non siamo andati a degustare un passito ma alcune chicche della regione che ospitava la manifestazione. Il rosso fortificato Merlino di
Pojer&Sandri (val di Cembra) è deflagrato nel nostro calice causa choc termico - vino troppo freddo che incontra ahimè calice appena uscito dalla lavastoviglie - rilasciando un'aria troppo alcolica e cherryzzata.

Colpo d'occhio sulla Kurhaus di Merano
Cinzia ci ha poi presentato a
Fulvio Rimini di
Tenuta San Leonardo. Con il ricordo ancora vivo dei castelli d'Oltralpe, assaggiare il
Terre di San Leonardo 2009 e il
San Leonardo 2007 è stato come proseguire sullo stesso sentiero, perfettamente battuto e mozzafiato. Sorprendete anche il
Villa Gresti 2007 con quel 10% di Carmenere che regala un'intrigante nota amara segno di stabilità e longevità. La preparatissima
Cinzia aveva intanto lasciato decantare il
Merlino nel suo bicchiere e un gran vino si è svelato.
Magic happens. Le nostre degustazioni di domenica si sono concluse con un punto fermo,
Remo Confalonieri e il passito di
Erbaluce Alladium di
Cieck, dimostrazione di come la tenacia compulsiva di mani vigorose e le rughe di una vita sappiano esprimere un senso di eternità che non è mai stucchevole, ma vivo e amaricante come il vino assaggiato.
La giornata del lunedì è proseguita all'insegna delle new entries, ma non ha abbandonato il segno dell'eccellenza. La presenza del
Club Excellence, club dei distributori e importatori nazionali di vini e distillati di eccellenza, ci ha visto al Merano Hotel per una degustazione dei loro prodotti e per apprendere dallo stesso presidente
Sagna che "il fronte comune sui prodotti di fascia alta è la risposta migliore per affrontare insieme le stesse problematiche e per riuscire ad offrire ai nostri clienti una maggiore fruibilità e qualità di prodotti". Per quest'anno ha prevalso l'impronta bordolese. Dobbiamo ammettere che seguire l'assist di
Helmuth Köcher si è rivelato estremamente appagante. Prosit.