22-03-2023
Il Blauen Blanc de Noirs 2015 di Moser Trento presentato nel corso di uno splendido pranzo al ristorante Berton a Milano
Crediti fotografici @Franz Perini
Dalla notte affiora una luce, mostra le tracce del cammino già fieramente percorso e di quello che si disegna davanti a sé. Parola di vigneto e di musica. È il cuore della storia di Blauen di Moser Trento, che deve l'ispirazione del suo nome a un valzer di Strauss, affascinante come la cornice milanese in cui viene raccontata, quella del ristorante Berton. Prodotto dai migliori vigneti Pinot Nero di Maso Warth, sulle colline di Trento, il Blauen Blanc de Noirs 2015 è un Trentodoc Extra Brut affinato per 72 mesi sui lieviti in bottiglia. La nuova stella, di nome e di fatto, della cantina.
Nata nel 1979 dall’esperienza di Diego e Francesco, vignaioli cresciuti nella tradizione contadina della Valle di Cembra, l’azienda è oggi guidata dalla seconda generazione Moser, composta da Carlo, direttore, e Matteo, enologo. Ma all'appuntamento milanese si presenta anche Francesco, oltre al figlio Ignazio, che narra le radici agricole prima della sua immensa carriera nel ciclismo: «Tutti, io e i miei fratelli che hanno corso prima di me, abbiamo avuto a che fare con le vigne e ci siamo fatti le ossa a lavorare nei campi. In casa abbiamo ancora un torchio, che è murato, e veniva usato giorno e notte. Io ho cominciato a correre, ma ho sempre tenuto un occhio sulla campagna e ho comprato altra terra». Fino all'acquisto del Maso dove attualmente è l'azienda, «il più bello del Trentino» rivendica il campione con orgoglio.
Scorrono i ricordi - come quello del fratello Aldo, nato lo stesso giorno della presentazione ufficiale di Blauen – e Carlo conduce alla scoperta dell’identità della cantina anche grazie a quest’ultima creatura: «Come ha detto papà, siamo una famiglia che viene dalla vigna. Lui ha avuto una carriera importante nel ciclismo e questo ci ha aiutati ad acquistare i vigneti e a realizzare il nostro progetto enologico. Oggi veniamo apprezzati per il nostro prodotto». Il nome e la sua carica simbolica: «Ne abbiamo cercato uno evocativo che richiamasse istintivamente agli acini di “Blauburgunder” (termine tedesco per Pinot Nero). Il contrasto tra i toni blu scuri violacei dell’uva e il giallo paglierino con riflessi bronzei del vino, ci ha dato l’ispirazione per la costruzione della nostra etichetta, che simboleggia la luce nel buio, la stella nella notte, il Blanc De Noirs».
Da sinistra la famiglia Moser con Ignazio, Francesco, Matteo e Carlo
Conferma Matteo Moser, enologo e agronomo della cantina appunto: «Questo vino racconta la nostra passione vignaiola. Le uve Pinot Nero provengono da un unico vigneto, il Dòs dei Cedri, da vigne degli anni ‘80 allevate a pergola trentina. È un terreno particolarmente vocato, a 350 metri sul livello del mare, costituito da pietra Dolomia». In dote, il terreno porta grande freschezza e sapidità. «In cantina vinifichiamo il Pinot Nero in acciaio prima di farlo riposare in bottiglia per un lungo periodo di affinamento, così valorizziamo le caratteristiche del territorio e manteniamo inalterate le proprietà organolettiche tipiche del vitigno».
Francesco Moser, ex ciclista, tra le sue vigne
Le uve Pinot Nero del Dòs dei Cedri, selezionate con cura e vendemmiate a mano, vengono spremute intere con pressatura soffice e selezione del mosto fiore. Quindi la vinificazione senza fermentazione malolattica in vasche d’acciaio Inox fino al momento del tiraggio, e ancora l’affinamento in bottiglia su lieviti selezionati per un periodo di 72 mesi. Il vino riposa un ulteriore anno in bottiglia prima di essere messo in commercio: è stato sboccato un anno fa. Il Blauen offre così un perlage fine, introdotto da un colore giallo paglierino intenso. Come accolgono note fruttate e fumé.
La famiglia Moser in cucina con lo chef Andrea Berton che ha curato il lunch di presentazione del Blauen Blanc de Noirs 2015
Impeccabile l'abbinamento con i piatti di chef Andrea Berton, in particolare con il Cappon magro di verdure e il Risotto mantecato alle erbe fini, crema di olive taggiasche e polvere di cappero.
Il Cappon Magro vegetale di Andrea Berton - foto di Marilena Lualdi
Freschezza e persistenza camminano insieme e, a proposito di armonia, conclude Matteo, c'è un altro concetto importante: «Cercare sempre di avere meno interferenze possibili dalla mano dell'uomo. C’è, ma dev’essere il vigneto poi a uscire».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky
Andrea Berton, classe 1970, di San Vito al Tagliamento, è stato uno dei Marchesi Boys. Festeggia quest'anno il decennale del suo ristorante Berton a Milano
Identità Golose annuncia la nuova rassegna I Maestri del Gusto, il progetto targato S.Pellegrino e Acqua Panna per celebrare l’eccellenza culinaria nata dall’incontro tra l’arte della pizza d'autore e la maestria dell’alta cucina. Per restare informati clicca qui