L’inizio della storia di Corte Fusia si può riassumere in un titolo di un album dei Cranberries del 1993, “Everybody else is doing it, so why can’t we?”
E’ una storia rock quella dei due titolari, Daniele e Gigi, rispettivamente enologo e agronomo, che si conoscono quando erano ancora nella culla. Una sera, dopo che entrambi avevano viaggiato per il mondo e accumulato esperienze, si rincontrano in Franciacorta e decidono di produrre una bollicina come piace a loro, che parlasse veramente di questo terroir. Iniziano quindi a sistemare un vecchio casolare e sempre per caso arrivano i primi degli otto ettari in affitto dell’azienda. Tutto accade sul Monte Orfano, che prende il nome dalla sua posizione isolata e che è la zona più calda dell’intera denominazione. Non esattamente la zona per fare uno spumante, si può pensare.
Vengono prodotte le prime bottiglie, tutto di
Franciacorta DOCG e piano piano, sia per lo stile sapido e secco che contraddistingue i vini che per il modo scanzonato che hanno i due ragazzi di comunicare i loro prodotti, le bottiglie diventano 35000, divise su 4 tipologie:
il Brut e il Saten che rappresentano la maggior parte della produzione e poi le due chicche,
il rosè e il millesimato 60 mesi.
Daniele e Gigi sono orgogliosi di produrre
Franciacorta DOCG, che definiscono uno spumante con un naturale equilibrio perché lo sono tutti gli elementi che lo compongono, grazie al clima moderato, non estremo, della zona di produzione. Le frazioni di pressa sono assemblate dopo una degustazione alla cieca, esaltando la bevibilità e anche la sboccatura deve avvenire quando i vini sono pronti e mai per esigenze di mercato.
Si può parlare di tipicità e di coerenza territoriale quando vi è un metodo che fa da intermediazione? Se ci basiamo sugli assaggi dei vini la risposta è decisamente affermativa perché i Franciacorta di Corte Fusia sono come la ballerina di Banksy, delicata nel suo intercedere sulla corda. E se quando sono giovani i vini sono nervosi, quasi irrequieti nello stare all’interno della bottiglia, sono i lunghi affinamenti quelli che stupiscono maggiormente. Dei roller coaster al palato, cangianti nel gusto, con una bollicina impercettibile. Sulle lunghe sboccature poi riflettono maturità e complessità dove si ritrovano cipria, iris e calicantus. Onde che si infrangono sugli scogli, marini e terrosi, ricchi di contrasto.
Da tenere d’occhio nei prossimi mesi l’uscita di un progetto sui cru che l’azienda sta portando avanti e che vedrà a breve l’uscita del primo vino, “Orfano” da un impianto del ’90 con
Chardonnay e Pinot Bianco, una piccola rivoluzione nella grande Franciacorta che farà sicuramente parlare di sé. Probabilmente il vino più centrato dell’azienda, segno di una grande maturità di questo duo che ci riserverà ancora grandi spumanti nei prossimi anni