15-06-2021
I millesimi di Dom Pérignon sono tradizionalmente il frutto di un equilibrio perfetto tra natura e creazione. Tuttavia, occorre considerare il momento storico in cui si decide di degustare un grande champagne. Il miracolo dell’assemblaggio in Maison passa attraverso tre momenti precisi: la selezione di appezzamenti, uve e vini; l’assemblaggio preliminare di uve, succhi e vini in base alla caratteristiche simili e complementari e l’assemblaggio finale. Una maestria che si ritrova costantemente nei calici. Per Dom Pérignon l’autolisi sui lieviti rappresenta l’essenza di quella prospettiva qualitativa che spiega la sigla P2 Plenitude. Ossia perfezione, completezza, pienezza.
Secondo la maison la vita del Dom Pérignon ha tre Plenitude: la prima dopo 7 anni dalla vendemmia, la seconda dopo circa 15 anni e la terza verso i 30 anni. Il Dom Pérignon 2012 è un assemblaggio privo di compromessi, con note acide e amare. Un millesimo molto profondo, figlio di un annata speciale, per Pinot Nero e Chardonnay. Arduo il confronto con millesimo 2003. Il caldo opprimente di quell’estate si tatuò nella memoria dei vignaioli di tutto il mondo. Quell’anno il clima assediò con temperature africane anche la Champagne. A Hautvillers è ricordata come la vendemmia delle sfide: inverno freddo seguito da un’ingannevole primavera piuttosto mite. Il 7 aprile arrivò una gelata che in soli 4 giorni ha devastato i vigneti, soprattutto lo Chardonnay della Côte des Blancs.
foto Pascal Montary
foto James Bort
Lo chef de cave Vincent Chaperon. Foto Harold de Puymorin
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione