26-02-2021

Silvia Imparato, nostra signora di Montevetrano

Il "Sassicaia del Sud" è giunto alla trentesima vendemmia. Origini e prospettive del vino, raccontati dalla sua fondatrice

Silvia Imparato nella bottaia dell'azienda Mon

Silvia Imparato nella bottaia dell'azienda Montevetrano, a San Cipriano Picentino (Salerno)

Silvia Imparato è una donna del Sud colta ed elegante. Ex fotoreporter di successo, dopo una lunga parentesi romana ha deciso di tornare nella terra delle sue origini, San Cipriano Picentino, in provincia di Salerno. Prima della guerra, i nonni avevano acquistato un casa in campagna, nelle vicinanze del castello di Montevetrano. Ci racconta Silvia: «Il mio destino era qui nella terra dei Borboni. Non lo sapevo ma l’ho compreso presto. Quando tornai nei Colli di Salerno mi ritrovai a gestire 26 ettari di terreno - di cui 5,5 vitati – con le mie sorelle e, in seguito, con mia figlia Gaia. Il cantiniere, figlio dei nostri mezzadri, era l’unico uomo in tutta la tenuta».

L’avvicinamento al vino è stato improvviso e imprevisto. «Frequentavo l’Enoteca Roffi Isabelli a Roma, vicino a piazza di Spagna, e, con gli amici Renzo e Riccardo Cotarella, Daniele Cernilli, Luca Maroni e Remy Krug scambiavamo idee bevendo grandi bottiglie. Parlavo dei miei vigneti ed esprimevo il desiderio di fare un grande vino al Sud, un sogno complicato ai quei tempi. Proprio i Cotarella mi aiutarono a piantare le giuste barbatelle di Cabernet e Merlot e mantenere quelle di Aglianico esistenti. Con il loro aiuto ho iniziato ad apprezzare i ritmi della terra affinando un rapporto fortissimo con la natura. Certo non ho mai abbandonato la fotografia bensì credo mi abbia aiutato a cogliere quelle sfumature che sono importanti nella vita«».

Da sinistra a destra, Gaia Imparato, Patrizia Marziale, Silvia Imparato, Monica Martino e Domenico La Rocca

Da sinistra a destra, Gaia Imparato, Patrizia Marziale, Silvia Imparato, Monica Martino e Domenico La Rocca

Il sogno di produrre Montevetrano si realizza. Una sfida vinta: la prima vendemmia, 1991, fu più una scommessa tra amici che una questione d’affari. Il primo millesimo serviva per comprendere le potenzialità di questo vino rosso. Il Montevetrano è un vino elegante e profondo, dalla struttura che ti sorprende per equilibrio millimetrico del blend che lo compone: Cabernet Sauvignon, Merlot e Aglianico. Il noto critico americano Robert Parker con le sue valutazioni in centesimi diede punteggi altissimi alle prime annate, definendolo “il Sassicaia del Sud”.

«Seguì un successo incredibile», ricorda Silvia, «siamo diventati un mito del Sud e ci ha spronato a valorizzare il nostro vino, a convincere il mondo intero che stavamo lavorando bene. Montevetrano è un vino identitario, un autentico cavallo di razza. Senza presunzione, è unico nel suo genere. Dalle nostre parte era insolito parlare di eccellenze per quel tempo. Sono molto grata a Riccardo Cotarella per aver associato la sua visione e passione per il suo lavoro alle mie».

Il Montevetrano è la sintesi perfetta di un vino da invecchiamento. Proprio quest’anno festeggia le 30 vendemmie. «Dopo aver terminato il 2020 pensiamo sia giunto il momento di cambiare. I programmi rispecchiano la nostra indole e ci infondono sicurezza ma questa pandemia ci ha coperti di incertezze. Ho fatto mio un detto delle nostre parti: Iamm verenn, ‘il giusto modo’. Da qualche anno mi affianca mia figlia Gaia. È responsabile di Core, una linea di vini più immediati molto apprezzati anche qui in Campania».

Core, la linea di vini più immediati curata dalla figlia Gaia

Core, la linea di vini più immediati curata dalla figlia Gaia

Le vigne del Montevetrano

Le vigne del Montevetrano

Causa pandemia, è cambiato radicalmente tutto il sistema di vendita, la distribuzione dei Paesi sta cercando di equilibrare la presenza del prodotto tra Italia ed Estero: «Non ho cambiato l’idea di essere presente in molti paesi del mondo privilegiando quelli che, proprio ora, danno maggiori segnali di ripresa come il Giappone. Se grandi fiere del vino come Prowein sono state annullate, resta in piedi a giugno Vinitaly. Dobbiamo credere che gli incontri scaligeri non saranno scanditi da degustazioni impeccabili ma serviranno a riportare una convivialità, un incontro reale, seppur limitato, in sicurezza. Come tutti i miei colleghi abbiamo ottimizzato le degustazioni digitali che sono stati utilissime per restare connessi con tutti i nostri clienti».

Pur restando a casa, ha lavorato sodo: «Sono riuscita ad ammirare le mie vigne in tutte le sue evoluzioni vegetative. Iamm verenn». Cosa farà appena termineranno le restrizioni? «Andrò nei ristoranti dei miei clienti per condividere e conservare insieme i segreti di questo periodo. Brindare e bere. Pensare a nuovi progetti».


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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