26-02-2019
I contrafforti dell'Himalaya, nel nord dello Yunnan, sono la casa delle vigne di Ao Yun, ambizioso progetto del Gruppo LVMH, per produrre un vino rosso all'altezza dei più grandi vini del mondo
Il Gruppo LVMH ha celebrato l’inizio del nuovo anno secondo il calendario cinese (anno del maiale, dal 5 febbraio 2019 al 24 febbraio 2020) presentando presso il ristorante Nobu di Milano una verticale delle annate 2013, 2014 e, in anteprima, 2015 di Ao Yun: assemblaggio di cabernet sauvignon e cabernet franc, provenienti da trecentoquattordici parcelle di vigneti distribuiti su poco meno di ventotto ettari, messi a dimora nei quattro villaggi cinesi di Xidang, Sinong, Shouri e Adong situati tra i 2200 e i 2600 metri di altitudine sopra il livello del mare.
Siamo nel Nord-Ovest della provincia dello Yunnan, prefettura di Diqing, contea di Deqin; alle pendici dei monti Meili Xue Shan e nell’area, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco dal 2003, dove i tre fiumi Yangtze, Mekong e Salwen scorrono quasi paralleli.
La raccolta avviene solo a mano
Un terroir quindi unico nel suo genere, dove vendemmie e vinificazioni sono eseguite esclusivamente a mano secondo i principi della produzione biologica, e tale da offrire le migliori condizioni per permettere a due vitigni quali cabernet sauvignon e cabernet franc di esprimersi al meglio.
Grazie anche all’esperienza e alle capacità di oltre cento famiglie di agricoltori tibetani che da secoli custodiscono e tramandano le antiche tecniche di coltivazione di questi territori e che attualmente collaborano con Maxence Dulou, enologo e direttore della tenuta Ao Yun, presente all’evento milanese assieme ad Andrea Pasqua, Senior Brand Manager Ruinart, Estates & Wines del Gruppo LVMH.
Maxence Dulou
Rientrato sul suolo patrio nel 2005, assume il ruolo di responsabile sia della viticoltura che della vinificazione di Château Quinault che nel 2008 venne acquisito da Château Cheval Blanc, anch’esso proprietà LVMH. Diventato ingegnere agronomo al fine di estendere il suo bagaglio di competenze al di là della vinificazione e della gestione del vigneto e dell’azienda, nel 2013 ha accettato con entusiasmo la sfida di trasferirsi con la sua famiglia nella regione dello Yunnan e contribuire al progetto Ao Yun.
Nettamente superiore rispetto al precedente Ao Yun 2014: rosso granato quasi impenetrabile; consistente; naso intenso, complesso e di qualità fine; in bocca è equilibrato e conferma le sensazioni olfattive risultando di ottima struttura; piacevolissima e lunga la persistenza aromatica intensa.
Finale affidato all’Ao Yun 2015, l’annata più calda e la vendemmia più abbondante: pur risultando ancora giovane ha evidenziato ottime potenzialità che, dopo un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia, gli potrebbero permettere di eguagliare le vette espresse dal millesimo 2014.
Infine, doverosa nota di merito per Antonio D’Angelo, resident chef di Nobu Milano, il quale ha saputo proporre un menu stimolante che si è ben accompagnato ai vini Ao Yun e in cui hanno spiccato le Cicale and dry miso new style e i Ravioli di Wagyu e cipolla caramellata con sashimi di zucchine in fiore, salsa Nashi pear e burro tarfutato.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
Millesimo 1974, una laurea in Ingegneria civile e un’innata passione per cocktails, distillati e vini, che non si stanca mai di scoprire, conoscere e degustare. Instagram luca.torretta