20-02-2019

Fiorenzo Detti, concentrato di sapienza che finisce in bottiglia. Di whisky

Il celebre esperto di distillati ci narra la sua nuova avventura, Detti e Spiriti. S'inizia con un torbato, poi spazio anche ai rum

Fiorenzo Detti, figura storica del berebene italia

Fiorenzo Detti, figura storica del berebene italiano, con una bottiglia del suo whisky Ledaig 2008 "Detti e Spiriti" Collection

Correva l'anno 2004 quando chi scrive - allora al primo livello del corso dell’Associazione Italiana Sommelier - ha conosciuto Fiorenzo Detti, classe 1952 e pavese di Bereguardo; lui era il relatore della lezione sui distillati. Sono trascorsi quindici anni, ma quando lo ascolti parlare di spiriti e ti fai raccontare la sua storia capisci quanto profonda sia la sua conoscenza e quanto immutata la sua passione per il mondo dei superalcolici. Iscritto all’Associazione Italiana Barmen e Sostenitori dal 1981; nel 1990 si diploma sommelier professionista Ais, organizzazione nella quale è arrivato a ricoprire prima la carica di delegato di Milano e poi quella di presidente della Lombardia; titolare fino al 2007 di quel notevole american bar che è stato il Peter Shaker Club di Pavia.

E proprio la dedizione personale, la competenza professionale maturate nel tempo e la passione per la Scozia («L’ho visitata per la prima volta all’età di vent’anni - esordisce Detti - e mi sono subito innamorato di questa regione nella quale, lasciandosi Glasgow ed Edimburgo alle spalle, ti trovavi immerso in una natura quasi incontaminata e di rara bellezza, nel silenzio e nella tranquillità assoluti») lo hanno condotto alla decisione di selezionare, imbottigliare ed etichettare con la sua firma un esclusivo single malt scotch whisky, il cui debutto in società è avvenuto in una bella serata pavese, tra divulgazione e degustazioni, presso il cocktail bar Radici del bravo Matteo Stafforini.

Un progetto ambizioso, ma ben ponderato, la cui genesi è lo stesso Fiorenzo Detti a spiegarci: «L’idea di imbottigliare questa prima botte di whisky viene da lontano. Avrei voluto realizzarla già negli anni in cui conducevo il Peter Shaker Club, quando gli impegni professionali erano minori e maggiore il tempo che potevo dedicare alla Scozia e alla collaborazione con importanti marchi del settore. Come ad esempio la United Distillers che al tempo era una divisione dell’attuale Diageo, leader mondiale del mercato degli alcolici, e con cui collaborai per cinque anni anche grazie a colui che reputo il mio maestro in questo ambito: Angelo Matteucci. Purtroppo in quel periodo non fu possibile coronare il sogno, ma ora sotto la mia supervisione e grazie all’importante contributo dei miei due figli Daniele e Diego ci siamo finalmente riusciti. Perché quando tutto è pronto e si ha davanti a sé la bottiglia per degustarla, sembra tutto estremamente semplice, ma vi assicuro che arrivare al risultato finale non è affatto agevole e necessita una mole lavoro non indifferente».

Fiorenzo Detti, la moglie Anna e i figli Diego e Daniele

Fiorenzo Detti, la moglie Anna e i figli Diego e Daniele

Un percorso quindi lungo e complesso nel quale, come ben sanno gli appassionati, pazienza e tempo sono variabili fondamentali assieme alle peculiarità del prodotto. «Dopo aver assaggiato numerosi campioni provenienti da varie botti di differenti distillerie, per questa nostra prima selezione - spiega Detti - la scelta è ricaduta su Tobermory che avevo già avuto occasione di visitare in passato e che, pur essendo meno nota rispetto ad altre, si è sempre distinta per la qualità dei suoi distillati».

La distilleria Tobermory, fondata nel 1798 da John Sinclair, è l'unica dell’Isola di Mull e una delle più antiche distillerie commerciali di Scozia. La sua produzione di basa su due single malt declinati in più invecchiamenti e con sfaccettature differenti, ma entrambi molto interessanti: il Tobermory, fruttato e non torbato; il Ledaig più robusto e affumicato.

E dall’isola dell’Oceano Atlantico, appartenente alle Ebridi Interne, proviene anche il primo single malt scotch whisky firmato Detti e Spiriti: «Abbiamo optato per un torbato, quindi un Ledaig, distillato nel 2008 e invecchiato dieci anni, periodo che i master distillers indicano come ideale per apprezzare al meglio le espressioni del malto. Un’unica ex-botte di bourbon da 250 litri in rovere americano dalla quale abbiamo ottenuto circa trecento bottiglie a pieno grado (60,8%vol. di titolo alcolometrico, ndr): caratteristiche che lo rendono sicuramente molto attraente soprattutto per un pubblico di amatori attenti e preparati».

Il Ledaig 2008 "Detti e Spiriti" Collection è un whisky ricercato; in grado di coniugare vigore e potenza alcolica assieme a complessità gusto-olfattiva e armonia; al naso si percepisce immediatamente una nota fumosa decisa, ma elegante, accompagnata da profumi di frutta e spezie - pepe, chiodi di garofano, liquerizia, anice - che lasciano poi spazio a sentori iodati e salmastri; coerente il palato: inteso, molto complesso e con una lunghissima persistenza.

Un sogno realizzato quindi, ma anche molto ben riuscito, che non resterà isolato. Lo conferma in conclusione ancora Fiorenzo Detti: «Pur mantenendo la modestia e l’umiltà che ha sempre contraddistinto la mia carriera, mi auguro di poter ampliare la proposta dei nostri prodotti personalizzati estendendola anche ad altre tipologie di spiriti. Per questo ci stiamo già preparando ad un secondo imbottigliamento sempre di whisky al quale, molto probabilmente, farà seguito un rum».


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Luca Torretta

Millesimo 1974, una laurea in Ingegneria civile e un’innata passione per cocktails, distillati e vini, che non si stanca mai di scoprire, conoscere e degustare. Instagram luca.torretta

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