13-11-2018
Uno degli appuntamenti più prestigiosi di questa decima edizione è stata una verticale di Domaine de la Romanée Conti
Il giro del mondo del vino in (poco più di) 80 ore. Il Villa D'Este Wine Symposium, ospitato nella meravigliosa Villa comasca, ha festeggiato il proprio decimo anniversario con 250 partecipanti da 23 Paesi, sei seminari (anche molto gioiosamente accesi quando si affacciavano temi come la biodinamica o il cambiamento climatico) e tre degustazioni di prestigio.
Da giovedì 8 novembre a domenica 11 novembre, un tuffo nei vini più prestigiosi del pianeta. Con un’ospite particolare, che ha osato e anche stupito, senza timori e tremori: la Georgia.
Villa d'Este
Senza scordare i menù firmati dallo chef Michele Zambanini, sempre accompagnati da etichette che sono viaggi sensoriali in crescendo, come quelli di Colle Massari, da un garbato Vermentino 2017 Doc al Brunello di Montalcino 2013 che sa evocare le ciliegie e altra frutta di confettura arrivando poi al tabacco e a spezie mai invadenti.
I vini di Shabo
Sabato si è svolta anche una premiazione speciale. Prima di tutto ai cinque padrini, che hanno sostenuto immediatamente il creatore del Villa D'Este Wine Symposium, François Mauss.
Sono Egon Müller di Weingut Egon Müller, poi Aubert de Villaine di Domaine de la Romanée-Conti (cantina, quest’ultima, dove nascono alcuni dei vini più celebri e costosi al mondo, a inizio ottobre una bottiglia di Romanée Conti del 1945 è stata battuta a New York all'asta per 558.000 dollari). E ancora Anne Charlotte Vauthier di Château Ausone, Rossana Gaja di Gaja ed Emilio Alvarès di Vega Sicilia.
La premiazione. Da sinistra: Danilo Zucchetti, Direttore generale Villa d’Este, Emilio Alvarez, Anne-Charlotte Vauthier, Aubert De Villaine, Egon Mueller, Rossana Gaja, il premiante dalla Georgia, Giuseppe Fontana – presidente Villa d’Este, Hugh Johnson, François Mauss - organizzatore dell'evento
Già, la Georgia dicevamo. E l’Ucraina che nel 2003 ha visto nascere Shabo, dove si trovava la più vecchia cantina del Paese: dai primi passi al lancio di collezioni limitate di riserve.
Come il Telti Kuruk, Grande Réserve 2014, gettonato anche nei ristoranti parigini, assicura Giorgi Iukuridze. Una creazione che dice grazie anche alle particolari condizioni climatiche di questa zona: come al solito, insomma, un incontro tra natura e uomo che nel vino diventa un prototipo di armonia.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky