16-06-2017

Francesco Spadafora: principe, vignaiolo e anche cuoco

In Sicilia, per conoscere da vicino la proprietà di una cantina che fa vini baciati dal sole e anche un ottimo extravergine

Francesco Spadafora nella tenuta dell'azienda

Francesco Spadafora nella tenuta dell'azienda agricola di famiglia, in contrada Virzì a Monreale (Palermo)

L’incontro a Monreale, in contrada Virzì, con il principe Francesco Spadafora, in occasione di Sicilia En Primeur 2017, è atipico: clima informale, ospitalità, solarità, sorrisi.

Il borgo in cui ora sorge la cantina, 500 metri sul livello del mare tra Alcamo e Camporeale, un tempo era il villaggio con le case dei mezzadri. Appartenente alla famiglia siciliana dal 1230, il casato ha dato i natali a personaggi importanti del Regno di Sicilia. Gli Spadafora producono vino da oltre un ventennio. L’attuale proprietario Francesco, padre di Enrica detta Kiki, conduce un’azienda agricola di oltre 180 ettari di proprietà, di cui 95 vitati e 20 ettari di oliveto, oltre a quelli coltivati a grano. Le uve sono Catarratto, Grillo, Inzolia e Chardonnay a bacca bianca e Syrah, Cabernet, Merlot e Nero d’Avola per i rossi.

Sono vini che inneggiano alla solarità Il Syrah Sole dei Padri 2005 esprime un concentrato di mediterraneità al naso, all’assaggio una struttura imponente. Rimane un ricordo di spezie, in primis chiodi di garofano Armonico ma al contempo marcato.

Il Syrah Siriki 2014 invece è un’esplosione al naso di frutta sottospirito, con sfumature di noce moscata che ritroviamo all’assaggio. Grande equilibrio con tannini setosi. Tra i bianchi sono interessanti il Grillo 2015 Terre Siciliane Igp e il bianco liquoroso, blend al 50% di Cataratto e Grillo, Amnesia.

Uomo appassionato di cucina, vero talento tra i fornelli, Francesco Spadafora ha sposato la filosofia bio da molti anni. «La mia tenuta», ci racconta, «ha un panorama senza confini. È un posto pregno di storia e tale rimarrà per sempre. La nostra missione è accudire e trasformare ciò che la natura ci offre. Ortaggi, agrumi, olive, uve. È tutto coltivato in regime biologico. Utilizziamo il cemento per la conservazione dei vini e, da qualche tempo tappi realizzati con fibre di barbabietola da zucchero oltre a vetri più leggeri».

Spaghetto di Kamut Felicetti con riduzione d'arancio, timo, zenzero e olio Kiki, piatto cucinato dal principe

Spaghetto di Kamut Felicetti con riduzione d'arancio, timo, zenzero e olio Kiki, piatto cucinato dal principe

Dove nasce la sua passione per la cucina?
E’ recente. L’ho sviluppato grazie a mia figlia: Enrica ama ricercare gli ingredienti con maniacalità. Dovendo cucinare per lei e le sue amiche, mi sentivo in dovere di variare le pietanze. Sperimentando qua e là, oggi mi ritrovo a cucinare, con il principio dell’essenzialità del gusto, piatti semplici della mia terra, tra il salato e il dolce.

Ci parli un po’ dell’olio che porta il soprannome di sua figlia, “Kiki”. Quanto ne producete?
Non riesco a rispondere con certezza perché trattasi in prevalenza di olive Biancolilla, una produzione di circa 4mila bottiglie da mezzo litro ogni anno. Tuttavia le annate sono sempre incostanti in termini quantitativi. Ci auguriamo di incrementarne la produzione perché crediamo sia un olio biologico con caratteristiche salutistiche eccellenti, certificate e riconosciute in tutto il mondo.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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