Nella Riviera del Corallo, con le sue spiagge rocciose di granito vulcanico che scendono dolcemente nell'acqua cristallina, non si parla solo di sole, barche, lusso e divertimento: la Sardegna del nord ha molto di più da raccontare e da offrire, ha una storia agricola lunga secoli, il primo autentico racconto dell'isola, sussurrato attorno a un fuoco.
Il 28 e 29 aprile si è tenuto su queste basi il primo congresso dedicato alla promozione delle eccellenze di questo straordinario territorio agricolo: dai vini ai formaggi, dai salumi al gin, tutto rigorosamente made in Sardinia per Una Marina De Vì.
Si sono così raccolti 30 produttori, con oltre 110 etichette, portando vini che respirano il mare, in rappresentanza delle principali aree di produzione dell'isola: l'obiettivo è che una manifestazione come questa possa raggiungere il continente, diventando voce della promozione del territorio sardo e dei suoi prodotti di alta qualità, dei suoi produttori più evoluti, raccontando una terra tanto unica quanto peculiare.

In questi anni la qualità della produzione vitivinicola sarda è cresciuta costantemente, così durante le degustazioni abbiamo scoperto cinque gemme nascoste del territorio, un vino dolce e persino un metodo classico dall'anima sarda.
Marianna Mura, donna del vino, enologa e proprietaria dell'
Azienda Mura. Una donna di carattere dall'aggraziata compostezza, sotto cui si nasconde uno spirito indomito, che regala la stessa dolcezza che trasmette nel suo sorriso al suo
Vermentino di Gallura 2015 Sienda: al naso è floreale con sentori di pesca, ma come la sua creatrice al gusto è sapido, elegante, con una bella spinta iniziale e una chiusura di mandorla dolce.
Altra bella scoperta il
Petrizza 2016 di
Masone Mannu di Monti, in provincia di Oristano, ci ha ammaliato con note floreali e di frutta esotica, avvolgendo il palato con una bella nota minerale con una chiusura di mandorla amara, fresco e persistente, ottimo per supportare un buon pecorino poco stagionato.
Un altro vino che ci ha convinto si chiama
Pensamentu, perché dai vigneti delle due
sorelle Fiori non si può che cadere in contemplazione del profilo dell'Asinara, perdendosi nei propri pensieri al tramonto. Un unico figlio, un cannonau tipo della Romangia, zona vocata per la coltivazione del moscato DOP, per
un'azienda tutta al femminile, alle cui redini ci sono
Delia in Sardegna e
Laura da Londra.
Qui l'accoglienza trionfa e la nuova generazione rosa apre l'azienda a delle cene di social eating per un massimo di 10 persone con i prodotti del territorio e dei percorsi per promuovere la vicina Sennori: si impara a fare il tipico pane sardo in una panetteria del paese, il tondo, la pasta dura o il carasau rigorosamente con lievito madre, si cuoce e poi si porta in vigna per un aperitivo sui generis.
Altre attività in programma sono lo yoga in pineta, o l'arte del ricamo, corredata da una cena finale con pasta fresca (spesso fatta dagli stessi partecipanti) proprio a casa delle sorelle.
Laura Fiori invece si è accorta che a Londra i vini sardi sono sconosciuti oltre che introvabili: ecco che, omaggiando la sua isola, prima nel ranking come aspettativa di vita, ha creato dei momenti di condivisione e degustazione di vino sardo e prodotti tipici: il prossimo evento "A kent'annos", l'augurio di arrivare a cent'anni che si fa quando si compiono gli anni, sarà il 9 giugno in collaborazione con il
London Food Month e il giornale
Evening Standard al 139 di Clapham Road nel locale
Dolcezza, chiaramente italiano.
La cantina più glamour del territorio è
Surrau, conosciuta anche come cantina di Portocervo, tra le aziende più curate e di design della Sardegna. Ci è piaciuto il
Sciala, Vermentino di Gallura superiore 2016 dalle note di frutta esotica e banana, ricco in bocca un gusto minerale e persistente, la sua freschezza spinge subito a berne un altro bicchiere.
Rivelazione dell'azienda è anche lo spumante
Surrau Metodo Classico Rosè millesimato 2013, creato con le uve del cannonau, una bellissima invenzione: al naso troviamo lo stesso varietale del vitigno da cui scaturisce, in bocca si presenta come elegante con una nota finale di mandorla che appaga totalmente il palato.
Tutto il selvaggio della Sardegna, un ricordo della macchia mediterranea che si scorge dalle spiagge e che pervade le rocce vulcaniche antistanti: qui nasce il
Nur di
Sardus Pater, Carignano del Sulcis: tanto pungente al naso quanto elegante e minerale in bocca, con un finale sapido che viaggia a lungo.
Per il dolce non potevamo che optare per il
Passentzia, un passito IGT Isola dei Nuraghi della
Famiglia Orro, un vino che accompagna e sostiene con piacevolezza formaggi poco piccanti e stagionati, tipici della zona, come possono essere un
Cappor (formaggio misto di capra, vacca e pecora realizzato con il caglio del maialino da latte) o il
Grananglona, che a suo modo ricorda il Grana Padano. Sono creazioni di
Bastianino Piredda, noto nell'isola come il mago dell'affinamento dei formaggi.