Tanta pioggia d’estate, grandine diffusa (anche se un po’ a macchia di leopardo), problemi di trattamenti e di salute delle vigne. Di certo il 2014 verrà ricordato come una delle annate più difficili nelle Langhe e nel Roero, dove i viticoltori hanno dovuto decisamente rimboccarsi le maniche per “salvare il salvabile” e cercare di realizzare comunque vini discreti, anche buoni in alcuni casi, ma con poca prospettiva.
I Barbaresco Docg e i Roero Docg presentati al Nebbiolo Prima, l’anteprima vini organizzata all’interno dell’evento Grandi Langhe, erano accomunati proprio da questa annata 2014, che è stata “salvata” da un settembre secco e soleggiato, che ha permesso al Nebbiolo di recuperare almeno in parte il “tempo perso” con le enormi piogge di luglio e agosto.

Le degustazioni al Palazzo Mostre e congressi di Alba si sono svolte alla cieca
Rispetto alle annate precedenti, nel Barbaresco non ci sono vini da “urlo”, almeno per quanto degustato nelle tre giornate di
Nebbiolo Prima, ma qualcosa di buono è uscito: sono vini più leggeri, meno potenti, ma che in alcuni casi hanno saputo compensare con l’eleganza e la finezza. Si tratta di buone interpretazioni dell’annata da parte dei produttori. Alcuni esempi:
Rabajà di
Cascina Luisin e ancora
Rabajà di
Giuseppe Cortese a Barbaresco,
Tufoblu di
Col dei Venti e il
Sassi San Cristoforo a Neive,
Vallegrande di
Grasso Fratelli e ancora
Vallegrande di
Cà del Baio a Treiso. Ma la media generale è comunque buona, nonostante l’annata.
In degustazione c’erano anche le Riserve 2012: annata sicuramente di livello superiore (e non poco) rispetto al 2014. I vini, in media, hanno tutti un’ottima struttura, e un profilo olfattivo piuttosto complesso, con sicure possibilità di invecchiamento. Una ventina i campioni presentati in degustazione, tra questi “peschiamo” Francone e il Casot di Nada Giuseppe.

In degustazione anche il Roero Docg 2014 e le Riserve 2013
Discorso differente, purtroppo, per quanto riguarda la zona del
Roero, dove qualche critica dobbiamo farla. Pochi vini sono riusciti a emergere, con una qualità buona. Per il resto abbiamo trovato molti vini con tannini troppo verdi, immaturi, che difficilmente potranno evolvere in positivo, abbinati anche ad acidità sostenute, con uno sbilanciamento evidente sulle note dure. Eccessivamente dure. Alcuni, invece, hanno utilizzato legni nuovi, portando nel bicchiere vini che avevano un netto sentore di tostatura che copriva le caratteristiche del
Nebbiolo.

Il castello di Guarene, una delle location di Grandi Langhe 2017
La sensazione, in alcuni casi, è quella che qualcuno abbia cercato di fare un grande vino,
simil-Barolo o
Barbaresco, in un’annata non positiva. Ci auguriamo di cuore di essere smentiti con l’annata 2015, anche perché assaggiando le
Riserve 2013 (anche queste in degustazione), si comprende come ci sia del grande potenziale nel
Roero, che soffre sempre di un po’ di timore reverenziale nei confronti di
Barolo e
Barbaresco, e che invece dovrebbe solo andare alla ricerca della propria identità territoriale.
Tra i 2014, comunque, segnaliamo il Roero di Pace e il Roero Vigna Sant’Anna dell’Antica Cascina dei Conti di Roero di Olivero Daniela. Tra le Riserve 2013, invece, sono piaciuti di più il Panera Alta di Bric Castelvej, il Sorano di Filippo Gallino e il Bric Aût di Generaj.