Certe volte con i grandi vini rossi della Toscana, può bastare anche una "semplice" focaccia. Daniel Canzian lo sa bene e per questo l'altro giorno, all'interno del suo Daniel, ha voluto sposare i grandi vini di Avignonesi prima con una grande, soffice e gustosa focaccia, e poi con i suoi piatti d'autore.
Cronaca di un felice matrimonio, quello tra il Daniel e Avignonesi. Sono stati proprio i vini della nota cantina toscana i protagonisti di una degustazione che, nel caso ce ne fossero, ha tolto qualsiasi dubbio sulla validità dei prodotti vitivinicoli. Avignonesi è un'azienda con circa 180 ettari vitati, divisi in due zona: quella di Montepulciano, dedicata alle varie espressioni del Sangiovese, e quella di Cortona, dove invece la fanno da padrona Merlot e Cabernet Sauvignon.
Dal 2009, l'azienda è stata acquistata da Virginie Saverys, belga di origine, che ha investito da subito su quello che potrebbe essere facilmente considerato un cambio di marcia dell'azienda, puntando subito sul biologico e sulla massima qualità dei prodotti, continuando a credere anche in quei prodotti che avevano creato il nome di Avignonesi, come il Vin Santo di Montepulciano Occhio di Pernice (una vera perla enologica italiana) e il 50&50, nato in collaborazione con Capannelle di Gaiole in Chianti.

A sinistra, Simone Fé di Avignonesi. A destra lo chef Daniel Canzian
Durante l'appuntamento milanese, al
Daniel, grande attenzione è stata data alla produzione di Montepulciano, come spiegato anche da
Simone Fé di
Avignonesi: «Nel Rosso di Montepulciano, nel Vino Nobile di Montepulciano e nel Grandi Annate, che è sempre un Nobile, abbiamo cercato di mostrare le tre espressioni del Sangiovese, che in questo caso è Prugnolo Gentile e che è diverso da quello di Montalcino, giusto per fare un paragone. In questi anni, anche se il disciplinare consente di utilizzare anche solo il 70% di Sangiovese, noi abbiamo deciso di puntare a vini in purezza, cioè 100% Sangiovese, proprio per puntare tutto sul territorio e su quest'uva».
E in effetti l'immediatezza e la freschezza del Rosso di Montalcino 2015 trova un legame con il Nobile 2013 che risulta più complesso e avvolgente, mentre il Grandi Annate 2012, proprio perché si tratta di una selezione che viene realizzata in "grandi annate", è il più austero e intrigante, con un bouquet ampio e note speziate, dove però qualche anno in bottiglia è ancora necessario per poterlo gustare al meglio.
Una delle migliori espressioni della zona di Cortona è invece il
Desiderio, che prende il nome da un imponente toro, che pesava 1.673 chili e che viveva nella tenuta a fine Novecento: si trattava del toro da monta più grosso della zona.
Al contrario del nome, il Desiderio 2013 è un vino tutt'altro che pesante: Merlot all'85%, Cabernet Sauvignon al 15, è di grande impatto olfattivo, riuscendo a essere molto elegante e dalla bevibilità stupefacente.
Due vini che parlano da soli sono il
50&50 e Il Vin Santo
Occhio di Pernice: il primo (annata 2012), nato quasi per caso molti anni fa, è la dimostrazione di come Merlot e Sangiovese possano trovare un ottimo punto di incontro. Il secondo, annata 2001, è il frutto della pazienza di chi sa che per fare grandi vini, il tempo è fondamentale.