23-03-2018
Daniel Canzian al lavoro, la foto è di Tanio Liotta
La nostra cena da Daniel negli scatti di Tanio Liotta. S'inizia con Cannolo di polenta con baccalà e spezie mediterranee. Buonissimo
Pizza soffiata all'amatriciana, ossia con cipolla, pecorino e guanciale. Lo chef valorizza la parte croccante della pizza, per parafrasare un famoso piatto di Bottura, e poi la arricchisce con un condimento stile comfort food. L'impasto è semplice: acqua, olio, farina, sale e lievito; Canzian ottiene tanti mini-dischi che poi informa a 230°, finché non si gonfiano. Poi li condisce come vuole e a seconda della stagione
Panzerotto campano (parmigiana e polvere di pomodoro)
5 e 5: il tipico street food livornese in versione appetizer, con pasta di limone arrosto, focaccia croccante e panella
Cappuccino di pane di campagna. Il pane è quello prodotto maison da Matteo Moro, sous chef
La versione Canzian della panada veneta. Si tratta di un'antica preparazione a base di brodo di pollo, pane, guanciale, «molto buona ma un po' grezza», dice lo chef, che la rinnova "mischiandola" con quella del pan brulè, che prevede il latte. Quindi uova strapazzate e pagliuzza di cipolla dorate. L'esito è semplicemente fantastico, con un sorprendente punto d'acidità apportato dal pane
Brodetto "vivace" dell'Adriatico ai frutti di mare. Questi ultimi (garusoli, fasolari, cozze, vongole, cappelunghe) sono preparati recuperando l'idea tradizionale di ricetta "alla cappuccina"; quindi pepe, vino bianco, brodo di pesce, poi limone sciroppato a freddo, scalognetti, acqua di pomodoro, più alga kombu per una nota affumicata. Altro piatto riuscitissimo
Spaghetti integrali freddi, mandorle, erba cipollina e uova di salmerino. Sempre alto livello, qui il richiamo è alla mediterranea salsa tahina, diffusa dalla Grecia al Vicino Oriente, fino al Nord Africa, solo che Canzian sostituisce le mandorle al sesamo bianco, poi yogurt greco, aglio e limone)
Piccione in casseruola, pesto di arancia, porro al vapore
Babà al rhum, ricotta di pecora dolce e salata, gelato di pistacchio salato, melograna e pistacchio
L'altro giorno abbiamo assaggiato quello che, per chi scrive, è stato senza dubbio il Daniel Canzian migliore di sempre. È sempre stato bravo, l'ultimo grande allievo di Gualtiero Marchesi: l'impressione era però che dovesse ancora raggiungere la propria piena maturità stilistica, e che andasse messo meglio a fuoco il suo rapporto con Milano e il locale che vi ha aperto ormai da più di quattro anni - era l'ottobre 2013. Probabilmente uno dei luoghi del gusto più belli sotto la Madonnina - di "bellezza" in senso ambrosiano: non appariscenti, discreti, ma di classe.
Ha apportato cambiamenti anche alla struttura. E abbiamo scoperto dopo la nostra cena come tutto questo sviluppo, che ci era apparso evidente, risponda a un progetto preciso, Canzian lo chiama verso la purezza, e si prefigge lo scopo di acquisire una forma più chiara ed esplicita e di procedere verso una più marcata e riconoscibile filosofia in cucina, anche attraverso un coerente restyling dello spazio, affidato a una squadra di professioniste scenografe (lo studio di set & interior design di Francesca Pedrotti e Alice De Bortoli), e un team di sala competente. Obiettivo raggiunto, diciamo noi.
Il senso stesso del suo ristorante ora risulta finalmente nitido: locale borghese certo, con allure classica della quale dicevamo sopra, senza essere mai retrò, dove protagonista è la regionalità tricolore ma mediata dalla mano di uno chef sapiente e tecnico, che riesce a darle nuova vita e quindi rinnovato fascino, in un percorso coerente e in definitiva del tutto personale.
Canzian coi suoi collaboratori Matteo Moro (al centro) e Carmelo Gambino. Ci dice di loro: «Saranno dei grandi chef»
Canzian c'è riuscito in modo straordinario. Benvenuto a Milano.
«Do valore a ciò che offre il nostro territorio. Non serviranno tecniche che vengono da lontano, come le fermentazioni, in contrasto con la freschezza e la leggerezza che contraddistingue il nostro microclima, è per me più coerente ripristinare quelle italiane, come gli sciroppati o i sottaceti. Credo nel potere della tradizione della cucina italiana, da tutelare e nobilitare, e nella materia prima, sempre italiana, fresca e di stagione» (Daniel Canzian)
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale