Quest’anno la Penisola Sorrentina è presa d’assalto dai turisti. Sono tutti meno inclini a scegliere il Nord Africa o la Catalogna e più propensi a godere della bellezza di questa porzione della provincia napoletana, un perfetto contraltare agli sfaceli edilizi di certo entroterra.
Vico Equense, Meta, Sorrento, Massa Lubrense: man mano che ti spingi a ovest, il traffico s’attenua e il paesaggio s’illumina. La parte terminale della Penisola la bacia a lungo il sole che, a seconda del calendario astrale, può sparire dietro a Capri, oppure tra Ischia o Procida, come accade ora. Sopra al porticciolo di Marina della Lobra l’unico rumore che riga il tramonto è un diffuso cicaleccio o il lamento di un gabbiano in solitaria.
E’ il teatro di Villa Fiorella, un ex fatiscente complesso dell’Ottocento rinvigorito 6 anni fa da un discreto e solido impianto di cemento armato, rispettoso dei rigidi vincoli paesaggistici. Ha seguito i lavori il direttore 35enne Alberto, studi alla prestigiosa Ecole hotelerie di Losanna e rampollo della famiglia Colonna, già proprietaria dell’hotel Gran Paradiso di Sorrento.

Dagli ulivi della proprietà ricavano poche bottiglie di Antonino, olio extravergine di qualità

I 20 coperti del ristorante La Terrazza al tramonto. Sullo sfondo, Capri, Ischia e Procida

La piscina a sfioro accanto al bistrot Scirocco
Villa Fiorella è ora un graziosissimo boutique/art hotel circondato dagli ulivi e dall’orto, con una ventina camere, il bistrot
Scirocco dotato di una piccola piscina a sfioro e il ristorante
La Terrazza, un piano sotto allo
Sky Lounge da cui si gode della scenografica vista di cui si diceva.
Dal 28 marzo scorso, al timone della cucina dell’insegna più ambiziosa c’è il 32enne
Marco Del Sorbo, un ragazzo sorridente che si è fatto le ossa in importanti indirizzi della Penisola/Costiera Amalfitana: il
San Pietro di Positano all’ombra del belga/campano
Alois Vanlangenaeker, l’
Angiolieri di Vico nell’epoca di
Vincenzo Guarino (ora emigrato in
Toscana), al fianco di
Alberto Annarumma a
Villa Cimbrone.
Alla prima vera, importante esperienza da chef, Del Sorbo sa bene che, per prevalere sulla ricca offerta gastronomica dell’area (nello stesso comune troviamo i gloriosi Taverna del Capitano, Quattro Passi, Don Alfonso ma anche il rampante La Torre o il sempreverde Relais Blu) occorre dotarsi di uno stile proprio, sforzarsi di cucinare diverso. È per questo che il ragazzo non ci pensa proprio a recitare il mantra diffuso di queste parti, quello per cui la Penisola ha materie prime già così nobili di loro che il compito di un cuoco è assecondarle, non piegarle al suo volere.

Del Sorbo col direttore dell’hotel Alberto Colonna

Fettuccine aglio e olio, battuto di seppie al limone e zuppetta al bloody mary

Ricciola, culatello disidratato, crema di zucchine e zucchine alla scapece
Il punto è che osservando questo spartito la musica di queste parti non cambierà mai. Non che sia fondamentale perché probabilmente i turisti arriverebbero lo stesso e mica tutti hanno per forza velleità “gourmet” o “fine dining”. Ma, insomma, ai lettori di Identità Golose farà piacere trovare pronti via una
capasanta tagliata a carpaccio e unita a gel di limone, caviale di fragole e datterini; lo spartito della classica
Battuta di manzo e uovo ravvivato dall’olio-cottura di quest’ultimo, un piccolo giardino di cotture croccanti e una piacevole maionese d’acciughe.
E’ sui primi piatti però che il ragazzo, nato a Gragnano mica per nulla, dà il suo meglio: non solo conosce a menadito tutti i formati di pasta, ma di ciascuno sa qual è il pastificio che lo interpreta meglio: il fusillo di
Gentile, la Fettuccella di
Faella, lo Spaghettone di
Gerardo Di Nola. Un enciclopedico sapere sul grano duro che abbiamo apprezzato nell’applicazione del
Fusillo tirato a mano in acqua di melanzane al fumo e gambero rosso crudo con la sua bisque: materia prima sovrana, tecnica che la scombina il giusto e costruzione del piatto convincente.
Ma soprattutto il giorno dopo, nel bistrot a bordo piscina, abbiamo gustato un meraviglioso
Spaghetto alla Nerano, un primo piatto che dio solo sa il motivo per cui non è mai uscito dal recinto della sua culla, la Penisola Sorrentina, per conquistare il mondo, alla maniera di una carbonara o una cacio&pepe, non certo superiori in bontà a questa pasta che tesse in una ghiottissima cremosità zucchine, pecorino e basilico.

Le Eggs Benedict della colazione hanno la scarola al posto degli spinaci

Spaghetti alla Nerano, magnifici
Una bella cena, con poche ingenuità che l’esperienza smusserà, completata dal mestiere del sommelier
Tiziano Imperato e dal maître
Francesco Spano, entrambi con buone maniere e lesti a mostrare una carta dei vini da 300 referenze, tra cui una firmata dall’
Abbazia di Crapolla, produttori del primo Pinot Nero di tutta la Penisola Sorrentina (!).
La Terrazza
Arthotel Villa Fiorella
via Maggio, 5
Massa Lubrense (Napoli)
+39.081.8789832
Menu degustazione: 65 euro (tradizionale) e 90 euro
Prezzi medi: antipasti 22, primi 19, secondi 23, dessert 12 euro
Sempre aperto a cena, a pranzo solo sabato e domenica