06-07-2021
Alberto Gipponi, classe 1980, al timone di Dina a Gussago (Brescia). Foto dinaristorante.com
Certo che a volte il nostro lavoro è veramente improbo. Scrivere di cucina, di cuochi, di ristoranti ed esperienze gastronomiche può’ sembrare semplice. Parlare di supplì, soufflé, parmigiane e amatriciane ha l’aspetto bonario e semplice del gusto meraviglioso di questi piatti.Tutti sanno cosa sono. Tutti sanno come sono. Tutti sanno, o pensano di sapere, che gusto hanno… o dovrebbero avere. Ma la cucina creativa, la moderna, la molecolare ha creato nuovi linguaggi, nuove tecniche, nuovi traguardi verbali e di scrittura. Ci sono cuochi che sembra lo facciano apposta a renderti il lavoro difficile, specie se cerchi di essere chiaro, preciso, rigoroso nel tuo descrivere, nella tua narrazione, senza però essere pedante e didascalico. Poi, un giorno, incontri Alberto Gipponi, detto Gippo, a Gussago, Brescia, e il suo ristorante Dina, e da quel momento la narrazione diventa sua, unica ed irripetibile. Gippo utilizza un linguaggio assolutamente unico, diverso, distaccante e divergente da ogni cosa ascoltata prima. Raro, rarissimo per i cuochi, spesso silenziosi e schivi, tranne che nelle platee televisive. E il suo linguaggio, che in un primo momento ti frastorna e pensi ti voglia ammaliare e conquistare, quasi prenderti in giro, mescolando arte, citazioni, visioni e concetti dissonanti, in realtà si traduce poi in realtà: piatti lineari, netti, decisi, alternanze di dolce, salato, amaro, netti o miscelati, in sinergia o voluto contrasto. E il suo nuovo menu, che segue per noi una passata esperienza, in una serata che ci aveva convinto a metà, e che avevamo raccontato in queste pagine con l’articolo Ma cosa avrebbe detto Nonna Dina?, ma che anche in quella occasione ci aveva stupito e ammaliato come pochi sanno fare, lo conferma. Perché? Perché Gippo è diverso, totalmente differente. Talmente diverso che, per farvi meglio capire, preferiamo utilizzare per descrivere i piatti che abbiamo mangiato le stesse parole dello chef.
Aria (aria di abete rosso “come fosse aria di montagna”)
Pomodoro e santoreggia
Casoncello crudo ma cotto
Omaggio a Davide Oldani
Pollo tra George Blanc e Mugaritz: coscia liquida e petto disidratato
Fegato di fassona, noci, salsa bordolese, estratto di mela verde, riduzione di mela e curcuma, cipolla fritta
Pasta e fagioli
Fusillone, colatura di calamaro, limone, menta, rafano e miele
Gravner nella coppa georgiana
Piccione, prezzemolo, rapa rossa
Spaghettino al sambuco, miele, indivia riccia e pepe
Latte e fieno: gelato al latte, cialda di cagliata, pelle del latte e lattoinnesto piastrato
Crostatina cruda ma cotta
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
Triestino, partito dall'agenzia di pubblicità Armando Testa, ha ricoperto ruoli di vertice nei settori della comunicazione di aziende come Michelin, Honda, Telecom Italia. Oggi è consulente di comunicazione e marketing aziendale e politico, per clienti quali Autogrill, Thevision.com. Tiene lezioni all'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e a quella di Genova. È docente presso Niko Romito Formazione, Intrecci Scuola di Sala e In-Cibum. Presidente dell'Associazione "Le cose cambiano", che lotta contro il bullismo omofobico
Antonio Pappalardo, chef pizzaiolo nonché patron delle pizzerie Inedito a Brescia a La Cascina dei Sapori a Rezzato (Brescia). Foto aromi.group
Sul palco dell'Auditorium, a sinistra il giornalista Luca Ferrua che ha introdotto lo chef Davide Oldani (a destra) del ristorante D'O, due stelle Michelin e una stella verde a San Pietro all'Olmo - Cornaredo, Milano. Tutte le foto sono a cura di Brambilla-Serrani