A pochi chilometri da Parma, in quel lato della pianura che guarda già verso Cremona, la cosiddetta food valley ospita un’eccellenza che, negli anni, ha assunto un ruolo fondamentale: stiamo parlando di ALMA, la scuola internazionale di cucina italiana. Fondata tra il 1999 e il 2000, ha visto Gualtiero Marchesi come primo rettore, fedele al motto: “L’esempio è la più alta forma d’insegnamento”. Oggi il ruolo di ALMA è sempre quello di custodire i dettami della cucina italiana, volgendo però lo sguardo sempre più all’internazionale. Vogliamo raccontare la storia di una delle Cene d’Autore, avvenuta lo scorso aprile, che ha visto come protagonisti Georges Blanc e Matteo Rossatto, da Vonnas, in Francia. Prima di tutto, che cosa sono le Cene d’Autore? Alla fine di ogni Corso Superiore di Cucina, vengono invitati in ALMA dei grandi maestri per guidare gli studenti nella preparazione di un menù completo per alcuni ospiti (mediamente 30 o 40 persone), simulando così un vero e proprio servizio. Il ristorante didattico Mater, interno alla scuola, è il luogo in cui avviene il tutto, coinvolgendo altresì i discenti del Corso Superiore di Sala, Bar e Sommellerie.

Foto di gruppo, nel parco della Reggia di Colorno (PR), per gli allievi di ALMA con Georges Blanc e Matteo Rossatto prima di iniziare i preparativi per la Cena d'Autore che li vedrà protagonisti (foto Andrea De Simon)

CHI È GEORGES BLANC - Nato a Bourg-en-Bresse, classe 1943, si forma nella scuola alberghiera di Thonon-les-Bains e dopo aver viaggiato in ogni angolo del mondo come cuoco di bordo sulle navi, ritorna a casa per occuparsi degli affari di una famiglia che, in attività dal 1872, ha tanto da insegnare ad un giovane come lui. Già sua nonna Elisa Gervais era stata premiata come "migliore cuoca del mondo" per poi ricevere negli anni 30, le due stelle Michelin. Fu però la madre Paulette nel 1968 a consegnare le "chiavi" del ristorante al figlio, promettente e talentuoso chef di 25 anni. Georges Blanc sintetizza un repertorio di ricette, ereditato da tre generazioni di mamme cuoche, alternandolo a una ragionata creazione di nuovi piatti tra classicismo e stile contemporaneo. L'ascesa nell'Olimpo della ristorazione avviene nel 1981, quando fa il suo ingresso fra i grandi tristellati riconosciuti dalla mitica Guida Michelin e ricevendo al contempo il premio di "Ristorante dell'Anno" della Gault&Millau. Da quel momento, oltre al famoso ristorante, nascono il bistrot, il resort, un'azienda vitivinicola e tanto altro, che ancora oggi riflettono lo spirito e la tecnica di uno tra i più grandi cuochi e maestri della gastronomia internazionale (fonte: ALMA)
Anche
Matteo Rossatto,
chef de cuisine della
maison Blanc, è stato studente di
ALMA ed è proprio grazie a questo legame che ha iniziato, nel 2022, a partecipare regolarmente a queste ricorrenze. Approfondisce chef
Matteo: «Questa è la quarta volta che partecipo a una Cena d’Autore.
Monsieur Blanc mi aveva accompagnato la prima volta e ora è tornato, alla chiusura del mio percorso con lui. -
N.d.A.: Rossatto terminerà di collaborare con Blanc a fine maggio 2025 - Per me è un momento molto emozionante, sia perché lo chef non è così avvezzo a queste uscite, sia perché rivedo tutto quello che ho vissuto in questi anni, partendo proprio da
ALMA». La cucina unisce i popoli e questa ne è una testimonianza potente e autentica: da quando
Matteo è volato in Francia, sempre più cuochi hanno deciso di seguirlo, spesso provenendo proprio dai banchi di Colorno, portandolo ad avere una brigata di 30 italiani su 35 persone totali nel ristorante di Vonnas. Prosegue
Rossatto: «Rapportarsi con una brigata così grande è una bella palestra per la mente e, parlando di cucina, ho sempre cercato di applicare l’insegnamento che quel che si realizza deve essere prima di tutto buono, senza troppa pomposità estetica. Per questo, abbiamo pensato a un menù inedito, non proposto al ristorante: un compromesso giusto per non snaturare lo stile della
maison. Certe preparazioni o ingredienti sono troppo complicati da reperire o da replicare in una sessione con gli studenti. Quello che vogliamo lasciare sono gli ideali di
Georges Blanc». La didattica è anche questo: sapersi adattare, per lasciare un solco dove seminare idee future.

Focaccia impastata col grasso del pollo di Bresse (non si butta via nulla nemmeno in Francia!) e Foie Gras epices, da spalmare come se fosse burro. Tutti i piatti della serata sono stati accompagnati dagli champagne della maison Lallier, importata in Italia da Campari group, con tre etichette selezionate per l'occasione (Réflexion R.021 Brut, Brut Nature e Millésimé Grand Cru Brut 2014) (foto ALMA)
Il cursus honorum prettamente italiano del giovane
Rossatto, che ha lavorato con
Carlo Cracco,
Diego Rossi,
Michele Deleo e
Giancarlo Perbellini, oltre che con una parentesi oltralpe con
Alain Ducasse, è riuscito a contaminare con tocchi del Belpaese alcune preparazioni molto tipiche, scardinando l’idea che la creatività debba sottostare a certe bandiere dogmatiche. Il Mediterrano esce nella stupenda
Panna cotta di fegatini alla puttanesca, così come nella
Trota alla coque con zabaione allo zafferano, peperone e popcorn di Parmigiano, da sbriciolare a piacere sulla portata, con interattività e condivisione. Quest’ultima parola riguarda anche il
Foie gras epices, cioè impanato da erbe aromatiche e spezie, che sostituisce il classico burro ed è da spalmare su una
Focaccia impastata col grasso del pollo di Bresse, da suddividere tra i commensali, così come le
Rane à la Persillade (cioè cotte in burro, aglio e prezzemolo), giunte in grandi cocotte di ghisa e porzionate tavolo per tavolo (da mangiare rigorosamente con le mani).

Panna cotta di fegatini: realizzata con le interiora, fonde Italia e Francia, poiché è servita alla puttanesca. Vengono usati i fegati biondi del pollo di Bresse (quelli più gialli e dolci) e una terrina foie gras realizzata in proprio. Piatto stupendo (foto ALMA)
Matteo Rossatto si è anche dovuto confrontare con altri due grandi ambiti dell’alta cucina francese: le salse e i dessert. Sulle prime, una volta imparate le basi, deve sempre esserci un tocco personale, anche come stimolo a percorrere strade troppo facili: «Una salsa deve esaltare il protagonista del piatto, non mortificarlo. Certi fondi bruni sono troppo pesanti e coprenti, oltre che ad avere creatività nulla. Per questo, nell’Agnello servito ad Alma ho voluto proporre una salsa al
Vin Jaune senza carne, ma a base scalogno».

Costolette di agnello alla senape: viene accompagnato da un dattero farcito di limone confit, finocchio e coriandolo e da una pomme souffle, cioè un airbag di patate in doppia cottura, fritte alla francese (una fetta di patata sola, cotta in olio a due temperature diverse, che la fanno soffiare). Questo piccolo bignè di patata è importante per la formazione dei ragazzi, che hanno visto qualcosa di altamente tecnico. Si chiude il tutto con la Salsa al Vin Jaune (non presente in foto): 100% scalogno, che viene caramellato, bagnato con Vin Jaune e finito con Porto e Madeira, per dare quel colore ambrato. Si cuoce in forno, per essere poi addensata con un roux (farina e burro). Infine, è impreziosita con spugnole saltate al burro e scalogno, per riprendere il concetto che una salsa non deve essere solo liquida: in Francia dicono che la salsa deve essere “ricca”, condita (foto ALMA)
Per il versante dolce, non manca un aneddoto altrettanto curioso: «Siamo partiti dalle
Crêpes Vonnassiennes, una ricetta storica della famiglia
Blanc: la nonna le faceva sempre a chef
Georges, ma le addolciva con lo zucchero sopra, poiché esse nascono salate e vengono servite normalmente col pollo. Cremose, per merito delle patate schiacciate, secondo me, rendono più come dolci. Un giorno ho provato a intingerne una in zucchero e
Grand Marnier ed ecco la magia. Abbiamo quindi perfezionato il piatto, inserendo una marmellata di arance amare per staccare un po’ il gusto, con un gelato al miele di castagno. Visto il successo, probabilmente inseriremo il dessert anche al ristorante».

Crêpes Suzette façon Georges Blanc (foto ALMA)
L’insegnamento più grande, però, è immateriale: oggi
Matteo Rossatto raccoglie quanto ha seminato, mettendosi sempre in gioco e in mostra, ma in modo operoso, assorbendo tutto quello che la Francia e
Monsieur Blanc gli hanno offerto. Da cuoco maturo e sempre umile, spende una battuta pure sulla recente perdita della terza stella Michelin da parte della
Maison Blanc: «Se una persona ha dedicato tutta la propria vita alla cucina e al suo ristorante, non ci sono stelle o classifiche che tengano: quel che resta è più forte». Lo si vede negli occhi di
Georges Blanc, 82enne in gambissima che ha saputo contagiare questo talento piemontese che si prepara a una nuova avventura a fianco di
Martino Ruggieri, tra Puglia e Parigi.
Bonne chance, Matteo!

Chef Blanc (al centro) ritratto con Matteo Berti (Direttore Didattico ALMA, a sinistra) e Matteo Rossatto (a destra, foto Andrea De Simon)

Dal backstage, lumache in preparazione nella cucina di ALMA (foto archivio ALMA)

Zuppetta di lumache (foto ALMA)

Filetto di trota, zabaione allo zafferano, crema di peperone e popcorn di Parmigiano: la volontà è quella di dare un effetto sorpresa, servendo un pesce con una consistenza inusuale, quindi al cucchiaio. Non sempre un ingrediente rispecchia l'idea classica dello stesso... (foto ALMA)