15-06-2021
Il Capofaro a Salina, splendido resort della famiglia Tasca d'Almerita. Foto Matteo Carassale
Ci sono luoghi dove semplicità e complessità diventano una cosa sola. Dove l’atmosfera intorno cancella il resto del mondo e i concetti di ipotesi e certezza perdono ogni senso compiuto. Con il profumo della vigna che avvolge le spalle e la bellezza irriverente del mare che riempie gli occhi, al centro del Mediterraneo, Capofaro da 17 anni è dimensione dell’anima.
Posato sul vertice nordorientale di Salina, la più verde tra le Eolie, il resort della famiglia Tasca d’Almerita, associato Relais & Châteaux dal 2017, dopo una stagione di pausa a causa del Covid ha riacceso la lanterna lo scorso 14 maggio con due novità principali: un nuovo general manager e un nuovo chef.
Giulio Bruni, sommelier da Capofaro, tra le vigne. Foto Matteo Carassale
La nuova direttrice Antonella Puglisi
«Sarà una cucina basata sulla contaminazione tra la materia prima dell’isola e le tecniche internazionali – annuncia il nuovo chef – Gli ospiti del mio ristorante troveranno nei piatti una connessione ancora maggiore con il territorio e una valorizzazione estrema dei prodotti isolani».
Classe 1986, Camiolo è originario di Modica, dove ha conseguito il diploma dell’istituto alberghiero; fino all’età di 24 anni si è dedicato esclusivamente alla pasticceria: «Ho frequentato il corso di pasticceria all’Alma di Colorno, nel 2012 sono stato cinque mesi nel laboratorio di Iginio Massari, poi due anni da pastry-chef al ristorante La Rei de Il Boscareto Resort e, infine, ho collaborato all’apertura londinese del Quattro Passi dello chef Antonio Mellino».
Gabriele Camiolo
Quali saranno i punti cardine della proposta gastronomica 2021 di Capofaro? «L’intento è quello di proporre una cucina dai sapori diretti, dove, ad esempio, il gusto dei vegetali si senta nella sua massima espressione; i fondi, le estrazioni, tutto deve fare risaltare la materia prima. Occorre poi sforzarsi di produrre meno scarti possibile: nella nostra pasta con le sarde utilizziamo la sarda per intero, dalle lische e teste essiccate ricaviamo un sale con cui insaporiamo la mollica tostata, che mettiamo sulla pasta. In pasticceria facciamo tutto da zero, abbiamo delle attrezzature che ci permettono di produrre tutto in casa: possiamo garantire così ai nostri ospiti che, se in carta scriviamo “dolci di mandorla siciliana”, si tratta effettivamente di prodotti fatti con materia prima della regione».
E aggiunge: «I piatti vegetali sono completamente vegani, le verdure sono tutte del nostro orto e pratichiamo un foraging spietato; ho eliminato le cotture a bassa temperatura, utilizzo solo il fuoco e sto sperimentando dei paté prodotti con fegato e lattume dei pesci».
Carota cotta con spezie ed erbe del territorio in crosta di pane al sale
Alberto Tasca d’Almerita
«Essendo produttori vinicoli, cercavamo varietà, suoli e condizioni climatiche che dessero origine a vini diversi tra loro, con in più una personalità che potesse spiegare, attraverso la degustazione, la varietà e la diversità dei vari punti di Sicilia. E Capofaro è stato il primo luogo dove si verificavano tutte le condizioni, anche perché c’era una situazione particolare: la presenza di un borgo con una vigna e un vecchio villaggio turistico all’epoca non molto rispettato».
Cose belle che accadono a chi le sa raccontare: «Il primo progetto originale era quello di acquisire la vigna senza la parte immobiliare, poi abbiamo riflettuto e concluso che il modo migliore per comunicare il vino fosse quello di ospitare gli appassionati invitandoli a vivere il nostro lavoro accanto a noi. A Capofaro l’intento era questo, poi è diventato un progetto turistico di hospitality vero e proprio». Il motivo è presto detto: «La forza della bellezza dei posti dove andavamo, fortunatamente, ci ha impedito un approccio di tipo colonialista, e ci ha obbligato a rispettare l’identità dei territori. Abbiamo iniziato a lavorare più in sottrazione rispettando paesaggio, architettura, cultura e biodiversità. Le architetture di Capofaro sono tipiche delle Eolie, le stanze sono quelle delle abitazioni delle Eolie, quindi con cemento a terra: più semplice e autentico possibile, anche dal punto di vista tattile e visivo».
Stanze al Capofaro. Foto Matteo Carassale
Foto Alberto Moncada
Il passato e il presente dei luoghi incantati creano presupposti per il futuro solo quando che li vive è mosso da impegno, amore e competenza necessari a formare un’anima. Capofaro è avamposto di bellezza sospeso tra cielo e mare. Dove l’anima trova il suo respiro più grande.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
classe 1974, sommelier, assaggiatore di caffè e verace uomo del Sud, è alla costante ricerca di sole e cieli azzurri. Nato a Vico Equense e cresciuto a Castellammare di Stabia, ama la cucina quando è innovativa e ha solide basi. Epicureo di cuore e palato, vive e scrive a Palermo, ma mangia e beve ovunque. Collabora con Identità Golose dal 2016
Lo chef ospite Camiolo col team di Identità Golose Milano capitanato da Edoardo Traverso
Tra le specialità che si potranno assaggiare durante le due cene, la Linguina con pistacchio di Raffadali, bottarga di tonno rosso di Favignana e zenzero. Per non perdere questa occasione unica, clicca qui
Risotto aglio, olio, prezzemolo e ricci: il piatto del 2021 di Ludovico De Vivo